Perché non è una buona scelta per noi italiani andare a vivere alle Hawaii

Mi è capitato sottocchio un articolo che illustrava, sinteticamente, i principali ed insormontabili – forse – problemi che avrei incontrato nel caso in cui, arraffata al volo un’occasione imprevista, mi avessero offerto di andare a vivere, tutto spesato s’intende, alle isole Hawaii.

Certo, difficile che l’occasione si presenti, ho subito pensato. Ma se si presentasse? Voglio essere informata sugli aspetti negativi che una tale scelta di vita comporterebbe. O forse, con maggior sincerità, posso dire che ho subito cercato una sorta di scusante interiore, buttandomi a capofitto a leggere l’articolo. Una sorta di “non è che non posso” … “non voglio”!

Alcune delle motivazioni esposte nell’articolo erano le seguenti, le riporto in sintesi, proprio nell’ordine in cui si trovavano elencate, aggiungendo in alcune l’equivalente vantaggio italiano.

  1. Primo motivo per non andare: gli insetti

Alle isole Hawaii pare che vivano e si aggirino nell’aria giganteschi scarafaggi volanti. Pare che atterrino sui capelli, sul cibo, e che non risparmino proprio nessuno. Così, mentre siete sulla vostra sdraio, con un aperitivo alla frutta in mano di fronte la tramonto sulla spiaggia di Waikiki (a due passi da Honolulu), altroché relax, gli insetti vi impediranno qualsiasi riposino o lettura tranquilla, cosi come vi impediranno, forse, perfino di parlare con il vicino di sdraio. Pare che il rumore delle onde che si infrangono sulla sabbia bianca venga del tutto coperto dal ronzio di orrendi lepidotteri che si spostano in immensi sciami.

Vantaggi della vita “nostrale”: le zanzare ci sono solo – o quasi – in estate. Alle Hawaii, essendo estate tutto l’anno, il fenomeno perdura. Da noi gli insetti si attaccano prevalentemente alle automobili in autostrada quando si attraversa la pianura padana: non essendo ci il mare in pianura padana né palme che frusciano al vento, verrebbe coperto soltanto, ed al più, il sottofondo delle macchine sulla statale.

Il pisolino sulla sdraio è garantito, la lontananza dalla riva (se pensiamo alla sesta settima fila dello stabilimento, in media) garantisce il perfetto isolamento acustico. In più e per inciso, alle Hawaii non esistono stabilimenti balneari; la sdraio la piazzi gratis troppo vicino al mare, con le nefaste conseguenze della vicinanza al mondo naturale pieno di insetti.

  1. Secondo motivo per non andare: tutto esaurito

Alle Hawaii arriva tutto dalla terra ferma, con problemi di approvvigionamento e sovrapprezzi. Da noi, invece, arriva praticamente tutto, anche gli infradito marca “Hawaianas” ad esempio. Solo per un attimo mi sfiora il pensiero di tutti i poveri milionari sull’isola senza alcun genere di conforto, privi di tutti i benefici del vecchio continente. Problemi loro, dovevano informarsi prima di scegliere di andare a vivere in un’isola, o al massimo venire a vivere in Sardegna o in Sicilia (siccità ed eruzioni a parte).

  1. Terzo motivo per non andare: il traffico

Il residente medio di Honolulu passa nel traffico circa 58 ore all’anno. Pare infatti che la capitale delle isole Hawaii, essendo una vera e propria metropoli (per quanto affacciata su acque azzurre e sabbie bianche, etc. etc.) disponga di strade asfaltate, università, ospedali ed anche … traffico.

A questo punto della lettura, cominciavo a pensare di essere fortunata dovendo spostarmi nel traffico, da buona romana, 254 ore all’anno in media. L’abitudine, si sa, migliora la percezione delle situazioni così come la capacità di adattamento dà il suo meglio nelle situazioni di difficoltà.

È evidente che è proprio per distrarre le persone bloccate in lunghe code nel traffico che gli hawaiani sono stati costretti a disegnare nelle targhe delle vetture accanto ai numeri un arcobaleno (con scritto “Aloha State”). Misero palliativo del quale noi non abbiamo neppure sentito l’esigenza, tanto che abbiamo perfino abolito l’indicazione sulla targa della provincia di provenienza, eliminando così la possibilità di divertirsi, nel traffico, commentando provenienze e stili di guida in base alla provenienza del guidatore.

  1. Quarto motivo per non andare: le interruzioni di elettricità

Le interruzioni di corrente alle Hawaii pare siano frequenti, così come anche pare che la connessione a internet non sia stabile. Nell’articolo il problema veniva rilevato sconsigliando, a chi potesse o ne avesse la malaugurata occasione, di andare a vivere alle Hawaii e lavorare da remoto nel suo paese di origine. Riflettendo, questa difficoltà può però essere superata nel caso in cui si intenda lavorare direttamente lì senza bisogno di luce elettrica né internet. Questo potrebbe spiegare la grande quantità di maestri di surf e di persone in ciabatte hawaiane che passeggiano, Probabilmente anzi le ciabatte hawaiane sono state inventate proprio per permettere alle persone di uscire di casa direttamente in ciabatte quando manca la corrente.

Il problema della mancanza di corrente elettrica può essere addotto anche a giustificazione delle molte persone che, non solo nei week end, si cibano all’aria aperta sotto i palmeti d Waikiki e Honolulu, allestendo enormi barbecue familiari che durano tutto il giorno. Anche se quest’ultima malsana abitudine (l’affumicatura è cancerogena) può essere causata anche dalla mancanza della stagione invernale.

  1. Quinto motivo: allarmi tsunami, attacchi di squali e inondazioni sono reali

Molte paure possono essere irrazionali. Ma nelle Hawaii, il timore di attacchi di squali o disastri naturali sono una parte costante nella mente degli hawaiani stessi.

Nelle spiagge campeggiano divieti di oltrepassare apposite barriere artificiali poste poco a largo della costa. Il pericolo degli squali è sempre ben presente nella mente degli hawaiani che per questo sono costretti a snervanti giornate di sole e mare per mantenersi in allenamento e poter, in caso, sfuggire al pericolo che incombe. Per non parlare degli tsunami. Si narra che spesso nelle notti di perenne estate gli isolani si sveglino al pensiero di imminenti tsunami e che le famose collane di benvenuto composte da fiori di loto freschi siamo soltanto uno specchietto per le allodole, un modo per dimenticare questo costante pensiero di terrore.

Sull’onda dell’elencazione, ormai in sintonia con le negatività delle isole, mi permetto di aggiungere alla lista una motivazione.

  1. Settimo motivo: brutti ricordi bellici

Come vivere intere giornate a pochi passi da Pearl Harbour senza che ciò mini gravemente la salute mentale? Oltre alla desolante assenza di monumenti storici (niente San Pietro né Colosseo, per intendersi) l’unico monumento visitabile evoca una tragedia di immani proporzioni, che trova piena rappresentazione nel film con Ben Haffkek “Pearl Harbour” appunto. Guardando il cielo riempirsi di qualche nuvoletta mentre si passeggia sull’erba verde che inspiegabilmente cresce proprio fino a dove comincia la spiaggia, non è infrequente sentire arrivare qualche piccola goccia di pioggia. E quando la pioggia, leggera e tiepida, finisce di cadere, alzando lo sguardo è frequente scorgere un arcobaleno sopra le nostre teste, che svanirà poco dopo. Niente a che vedere con i millenni di storia.

L’esame dei pro e dei contro mi ha rassicurato sul fatto che sicuramente non posso considerare tra le mie sfortune la mancata possibilità di andare a vivere alle isole Hawaii, e mi ha definitivamente dissuasa anche solo dal pianificare neppure una vacanza lì.

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