Covid, lo studio dell’ISS: gli anticorpi permangono 8 mesi in chi ha preso il virus

Gli anticorpi del virus SarsCoV2 durano nei pazienti almeno otto mesi dopo la diagnosi di positività. Chi non riesce a svilupparli entro 15 giorni dal contagio corre il rischio di incorrere in forme gravi della malattia.

È questa la più importante conclusione dello studio condotto dall’ Ospedale San Raffaele di Milano in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità (Iss): le difese permangono nei pazienti per almeno otto mesi dopo la diagnosi di Covid-19, a prescindere dall’età e dalla gravità della patologia.  Ma c’è di più, nel caso in cui il paziente non riesca a produrre tali anticorpi nei primi 15 giorni della malattia potrebbe correre il rischio di sviluppare forme più gravi di Covid-19.

Lo studio

Lo studio è stato condotto, durante la prima ondata della pandemia, su 162 pazienti, risultati positivi al Covid-19, prevalentemente maschi e con un’età media di 63 anni. La maggior parte dei pazienti presentava una seconda patologia, tra cui il diabete e l’ipertensione sono risultate le più diffuse. I campioni di sangue sono stati raccolti dal momento della diagnosi, e quindi marzo 2020, fino a novembre 2021.

La principale novità di questa ricerca è stata di mettere in evidenza la specifica connessione tra lo sviluppo degli anticorpi Covid-19 nei primi giorni della malattia e la più alta sopravvivenza dei pazienti in questione. Circa l’80% dei soggetti partecipanti allo studio è riuscito a sviluppare tali difese in brevissimo tempo, mentre il restante 20% è risultato maggiormente esposto a forme più serie di Covid-19.

Come ha affermato Gabriella Scarlatti, direttrice dell’Unità di Evoluzione e Trasmissione Virale dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, “La protezione immunitaria conferita dall’infezione persiste a lungo”, e riguardo al rischio connesso al mancato sviluppo di anticorpi precisa: “Secondo i nostri risultati, i pazienti incapaci di produrre anticorpi neutralizzanti entro la prima settimana dall’infezione andrebbero identificati e trattati precocemente, in quanto ad alto rischio di sviluppare forme gravi di malattia”.

Inoltre, lo studio ha anche osservato come le classiche influenze stagionali non influiscono in alcun modo nella produzione degli anticorpi per il SARS-CoV-2, e pertanto non rappresentano un rischio per lo sviluppo di forme più gravi della malattia.

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