Intervista ai Jalisse: il nuovo album “Voglio emozionarmi ancora”, tra musica, emozioni e amore verso il prossimo

Li abbiamo intervistati già a febbraio scorso, quasi un anno fa esatto. Ci avevano svelato importanti progetti per la fine del 2020, e così è stato: lo scorso novembre è uscito il loro nuovo album “Voglio emozionarmi ancora”. E non è l’unico progetto che hanno in serbo per questo 2021 appena iniziato: loro sono Fabio Ricci e Alessandra Drusian, al secolo i Jalisse!

Parlateci in breve del vostro nuovo album “Voglio emozionarmi ancora”.

Fabio: Nel nuovo album ci sono dieci canzoni, dieci inediti, scritti tutti per la maggior parte durante il lockdown. Qualcosa lo avevamo già abbozzato molto tempo prima, come “Non aver paura di chiamarlo amore”, il brano che abbiamo scritto per festeggiare la nostra commedia musicale che è partita lo scorso anno, e l’album contiene queste dieci emozioni. Questi dieci nostri punti di vista in questo periodo così complicato. Il singolo in promozione è “Voglio emozionarmi ancora”, che è lo stesso che dà il titolo all’album, e fa riferimento a Sanremo, alle persone che ci sono state vicine, che ci hanno applaudito e che ci seguono dal 1997 ad oggi (all’interno del testo c’è un riferimento a Fiumi di parole) ma anche prima della vittoria di quel Festival. Ma è con quella vittoria che siamo entrati fortemente nelle case degli italiani e li ringraziamo anche per averci votato e per averci dato questa vittoria.

Tolti i due singoli più noti dell’album, “Voglio emozionarmi ancora” (la tracklist) e “Non aver paura di chiamarlo amore”, quale è il brano che più rappresenta per voi questo nuovo disco.

Alessandra: Essendo un disco fatto totalmente in casa, cioè cantato, arrangiato, suonato, mixato, anche se alla fine abbiamo cercato con un nostro collaboratore che è Marino De Angelis di avere un suono omogeneo per tutto quanto l’album a livello di masterizzazione. Essendo un album nato in un periodo particolare, non c’è un singolo che amiamo di più di un altro, anche perché ognuno di questi ha una sua storia, ha una sua emozione, ha un suo perché e quindi ognuno di questi dieci brani rappresenta entrambi in tutto e per tutto. Quindi, insomma, quando uno fa un lavoro credo che la completezza del lavoro diventi importante, e quindi ogni singolo ha la sua bellezza, ha la sua importanza e ha la sua particolarità. E quindi noi amiamo tutto l’album, perché comunque ce lo siamo sudato.

Anche Fabio è dello stesso avviso?

Fabio: Assolutamente sì, son dieci brani con dieci emozioni, c’è l’emozione della gioia e della voglia di ritornare a fare concerti in “Sveglia”, c’è l’emozione di due genitori che aspettano un figlio che è stato sottratto in “Immobili”, l’emozione della perdita dei nonni con “Speranza in un fiore”, c’è l’emozione del riscatto delle donne tradite e maltrattate. Quindi ogni pezzo ha una sua verità, una sua forza, come diceva Alessandra. E’ impossibile poter dire qual è il migliore. Il migliore è tutto l’album: il pezzo migliore dell’album è l’album stesso nella sua interezza.

Concordo personalmente con questa osservazione, ogni album ha una propria specialità a parte.

Fabio: Sicuramente ha una propria anima, un proprio percorso, ed è comunque scritto per dare emozioni e per ricercare quelle emozioni che in questo momento tra l’altro noi abbiamo raffreddato, perché comunque i rapporti umani, gli abbracci, le strette di mano… nella vita quotidiana non ci sono più. Io mi rendo conto che quando incontro le persone che conosco e che vorrei salutare ho quel momento “no, fermati, torna indietro”, un blocco delle emozioni. Io credo che la musica soprattutto in questo momento ci debba aiutare a far sì che le emozioni in questo momento siano bloccate, siano congelate ma non devono morire, devono rimanere dentro di noi e poi esplodere.

A proposito di musica che connette le persone, grande successo ha ottenuto nel corso di quest’anno il vostro appuntamento “Casa e Bottega Jalisse”. Parlateci di questo progetto e di come è nata l’idea.

Fabio: Casa e Bottega Jalisse non è altro che un progetto consistente in dirette streaming che noi durante tutta la primavera abbiamo fatto tutte le sere. Dirette che hanno avuto ascolti molto alti: abbiamo fatto compagnia a delle persone e ci ha fatto molto piacere. Ci siamo fermati per la chiusura dell’album, e le abbiamo riprese a settembre insieme a “Locali tour d’autore” che è questo format radiofonico che stiamo portando su 51 radio FM web italiane e straniere. Dove non facciamo altro che raccontare noi stessi raccontando anche gli altri e quello che succede durante la settimana, perché Casa e Bottega Jalisse lo facciamo il giovedì sera alle 21 mentre Locali tour d’autore è un format che parte dal lunedì sino alla domenica per tutte le radio, quindi raccontiamo tutto quello che vediamo per tutta la settimana. In più in diretta siamo su R102 che è una radio svizzera ogni mercoledì mattina alle 11:00… insomma, non siamo fermi. Se si ha un successo credo che lo si debba ottenere a forza di piccole cose, di piccole gocce. Noi facciamo i nostri progetti perché riteniamo che siano utili e per attenzione alla società. Quindi crediamo che ognuno di noi ha un suo spazio per poter promuovere sempre le proprie cose, e noi portiamo avanti la nostra musica e le nostre idee in questo momento.

C’è un artista in particolare tra gli artisti che avete scoperto recentemente in Locali tour d’autore che vi ha colpito di più?

Alessandra: Oddio… domanda difficile. Sicuramente ci hanno colpito tutti quanti. Ma più che altro ci ha colpito il fatto che ognuno di loro aveva comunque qualcosa da raccontare e la voglia di raccontarsi durante le serate e di appassionarsi alle nostre finestre con molta semplicità, questa è la cosa bella. Non era un’intervista vera e propria dove noi chiedevamo, facevamo gli intervistatori-giornalisti. Era proprio un chiacchierare tra di noi, e questa è una cosa bella che hanno accettato tutti gli artisti di fare, ma anche non artisti, perché noi abbiamo aperto le finestre a tantissime persone che magari non erano solo dell’ambiente musicale ma anche della pasticceria, della cucina, addirittura sindaci. Cioè, non abbiamo avuto stop per quanto riguarda le persone. Ci è dispiaciuto per quelli che non siamo riusciti a intervistare perché avevamo problemi di connessione, di linea. Questo è sicuramente un problema che è nato durante il lockdown per tantissimi di noi. Però la cosa bella che tutti hanno compreso e gradito del progetto è la caratteristica della semplicità, del raccontarsi, del voler stare insieme per fare compagnia.

Progetti futuri?

Alessandra: Ci auguriamo di poter tornare a salire su un palco, già il fatto di poter salire su un palco è il pensiero del futuro. Purtroppo stiamo navigando a vista e quindi tutto quello che abbiamo abbandonato e lasciato a fine febbraio (tolte alcune esibizioni sporadiche) vorremmo riprenderlo alla grande, come il musical Nine to Five con le musiche e i testi di Dolly Parton, con la compagnia teatrale Dreaming Academy di Padova (dovevamo iniziarlo a marzo ma non è stato possibile), poi la nostra commedia teatrale Non aver paura di chiamarlo amore, e le serate nelle piazze che sono state momentaneamente bloccate purtroppo da questo mostro che ci sta soffocando.

In un’estate difficile per lo spettacolo come quella del 2020 anche per poche volte siete però riusciti a salire su un palco, e in un contesto del genere è emozionante tornare sul palco per qualsiasi cosa si faccia…

Fabio: Anche se sono stati dei momenti bellissimi, non possiamo considerarle serate vere e proprie quelle che abbiamo fatto, più che altro opportunità di incontrare persone, perché per concerto intendiamo un concerto serio… In realtà con la band siamo stati fermissimi, siamo stati rinchiusi e abbiamo lavorato sull’album. Poi ci sono state occasioni e ospitate come la serata in onore a Fabrizio Frizzi alla quale abbiamo partecipato per dare un contributo a un personaggio così importante, e per aiutare persone più in difficoltà di noi.

Cosa è per voi l’aiutare gli altri?

Fabio: Aiutare gli altri è già il fatto di poter scrivere canzoni, di dare una mano per sentimento a delle persone, poter far compagnia, avere la possibilità di entrare nelle case, come diciamo in “Non aver paura di chiamarlo amore” e “Voglio emozionarmi ancora”, cercare di aiutare le persone a non essere sole e quindi cercare di dare un aiuto perché aiutando si può essere aiutati. E’ sempre uno scambio la possibilità di poter dare per poter ottenere. Se noi riuscissimo a capire che rispettando gli altri rispettiamo anche noi stessi, allora tutto il mondo ne gioverebbe sicuramente.

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