Troppa morte in strada, troppe vite spezzate, vite interrotte

Le mie sere sono segnate da tante e troppe storie in cui la protagonista è la morte. Le mie sere con occhi spalancati sulle troppe storie spezzate in cui c’era tanto amore. E ogni volta mi trovo a frugare come uno sciacallo e cercare nel passato della gente. Cerco un briciolo di vita nelle vite di chi non c’è più.

Anche stasera ho due occhi vivi che mi guardano pieni di felicità e voglia di vivere. Occhi innamorati della vita, orgogliosi di esserci. Io guardo sapendo ciò che è successo, di lui in fondo non so nulla. Non so bene chi è, cosa ha fatto, non so nulla del suo carattere. Ho quegli occhi che guardano e mi sono rimasti dentro.

Quest’anno e lo scorso, ho passato troppe sere a girare tra le pagine di facebook, linkedin e i profili di protagonisti (loro malgrado) di storie di cui ho parlato. Ce ne sono state alcune che mi sono rimaste dentro e ci ho sofferto davvero. Per poter mettere insieme due righe e raccontare con un minimo di umanità quello che è successo, mi trovavo la sera a saccheggiare notizie e foto dai loro profili, amici e i commenti vari.

A volte sono state tragedie passionali, a volte sono state le malattie, il terremoto o sempre incidenti. Tutti questi avvenimenti hanno strappato i protagonisti di tante immagini dalla loro vita troppo presto. Nel  2016 e in quest’inizio d’anno ce ne sono state davvero tante, troppe di vite interrotte.

Tra i fatti di cronaca e incidenti stradali  ho collezionato tanti tristi ricordi. Per fortuna mi rilasso con gli articoli sulle auto e sui cellulari, asettici e tecnologici. (Bé le auto non proprio, visto che sono la mia passione), dove comunque c’è un senso e una conclusione.

Gli incidenti stradali sono un qualcosa con cui in questo tempo ci siamo abituati a convivere e morire. Sembra quasi che nel nostro secolo si può morire principalmente di infarto, cancro e incidenti stradali. Le malattie sono una cosa seria. Gli incidenti stradali non dovrebbero accadere, se non eccezionalmente e con risvolti differenti. Questa mattina a Roma sono morti prima quattro ragazzi che tornavano a casa da una serata di divertimenti e poi c’è stato poco dopo questo incidente, l’ennesimo con lo scooter, in Centro.

Non che la storia di quei quattro poveri ragazzi sia meno importante, ma oggi ho vissuto la storia di Gabriele, un po’ perché lo sento vicino in quanto padre anche io e ho vissuto emozioni e sensazioni, gioie e dolori che lui avrebbe potuto e dovuto  continuare a vivere.

La vita in fondo, per i comuni mortali, è avere un lavoro che piace, una persona d’amare con cui condividere passioni, progetti, divertimenti, gli affetti e crescere del riflesso di chi viene da noi e proseguirà dopo di noi.

Questa mattina alle 5.40 è morto un ragazzo che tornava a casa dopo aver lavorato tutta la notte, dalla compagna e la sua figlioletta di soli due giorni. Sofia è nata e lui non l’ha potuta neppure abbracciare. Vivere è sentire un piccolo cuoricino battere contro il proprio petto, sentire il respiro, sentire la notte quando si sveglia e giocarci le prime volte, fino a partecipare ogni giorno alle sue nuove scoperte fino a scorgerne un sorriso.  Gabriele non potrà crescere insieme a sua figlia e alla sua compagna. Un ragazzo che doveva ancora vivere il suo tempo. Avrebbe dovuto fare i suoi passi, conoscere le gioie e i dolori della vita. Litigare e poi far pace, essere preoccupato e poi sollevato, ridere e piangere, stare male e poi poter correre ancora sulla spiaggia magari dietro un pallone con un sole al tramonto che scalda l’aria e un venticello che porta sollievo alle bruciature della pelle.

Non lo conosco, né l’ho mai visto se non in quello sguardo pieno di voglia di fare. Argot era il posto dove aveva creato il suo mondo fatto di bevande, belle serate di allegria e musica. Un lavoro che dietro i sorrisi e la soddisfazione nascondeva tanti sacrifici e passione. Un gruppo, uno staff, che comunque andrà avanti anche in suo onore. Dovrà spegnersi il dolore ma si deve andare avanti.

Gabriele se ne è andato così. In uno stupido incidente stradale. Sembra assurdo possa succedere ad un ragazzo così pieno di vita. Sembra assurdo possa succedere ogni volta che si vedono i corpi riversi a terra, che un attimo prima erano così pieni di sogni. Lamiere contorte da urti tremendi. Sono stati bambini che hanno giocato dietro ad una palla, sono ragazzi che hanno viaggiato, amato vissuto, cantato e se ne vanno così, interrotti in tutto quello che sarebbero potuti essere. E’ successo e succederà ancora. Domani potrebbe succedere anche a me, sulla via che percorro ogni mattina. Una morte stupida, come tutte le morti, se non quelle che si accettano dei vecchi che hanno visto tutto e tanto e possono riposarsi. Fermi così a terra rendono tutto più agghiacciante e al contempo sembra non sia possibile finisca tutto in un attimo.

Gabriele (Argot) Simonacci è morto questa mattina con il suo scooter scontrandosi contro un’auto e tutto ciò che sarebbe stato giusto si potesse realizzare nei prossimi anni, non potrà succedere. Basta vedere quel sorriso pieno amore e allegria che mi sento ancora male, ma sono qui seduto al caldo di una sedia davanti ad un pc, per continuare il mio viaggio fino a quella che sarà la mia destinazione…

Stasera il suo profilo trasmette davvero tanto dolore.

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