Immunità di gregge, l’Inghilterra non ci sta

La diffusione del Coronavirus, nonostante abbia raggiunto il suo picco soltanto in Italia tra gli Stati europei, ora è un problema che riguarda tutto il continente. A dispetto di ciò, vi sono ancora alcuni governi che ritengono che questa epidemia non sia un loro problema, mettendo così a rischio la vita del proprio popolo.

In questo solco si è sicuramente posta l’Inghilterra, il cui leader Boris Johnson ha recentemente rilasciato dichiarazioni a dir poco sconvolgenti.

Il Primo Ministro inglese ha infatti annunciato di non avere intenzione di prendere nessuna contromisura particolare, in quanto è dell’opinione che queste soluzioni possano rivelarsi, in un secondo momento, addirittura controproducenti. Appare chiaro come dietro queste preoccupazioni si celi ovviamente il timore di subire le ingenti perdite economiche che sta, suo malgrado, affrontando attualmente l’Italia.

Pertanto, alla domanda su cosa bisogna aspettarsi in merito all’emergenza sanitaria, Johnson ha risposto dicendo che bisogna intraprendere la via che porterà, dopo un po’ di tempo e dopo numerosi sacrifici umani, all’immunità di gregge. Il principio sotteso è molto semplice: lasciare che il Covid-19 dilaghi e contagi quante più persone possibili. I più deboli, ossia anziani e malati, non ce la faranno. Tutti gli altri invece, costituenti la grande maggioranza della popolazione, svilupperanno una difesa immunitaria tale da metterli a riparo da ulteriori contrazioni del virus.

Queste dichiarazioni, come è normale e logico che sia, hanno sollevato una forte indignazione generale. Le sempre più crescenti proteste provenienti dall’opinione pubblica, alle quali si aggiungono le perplessità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, seconda la quale, a causa delle limitate conoscenze che la comunità scientifica ha acquisito su questo virus, non è affatto prevedibile come il corpo degli esseri umani possa rispondere.

Difatti, vi sono già indiscrezioni secondo le quali vi sarebbero già alcuni casi di soggetti che, sconfitto il Coronavirus una volta, sono stati infettati nuovamente. Se ciò dovesse confermarsi su grandi numeri, allora l’unico modo per venirne fuori sarebbe quello di sperare che il virus scompaia, prima o poi, autonomamente. Appare inutile sottolineare quanto sia complicato allora condividere un tale approccio.

Aldilà dell’aspetto umano, o in questo caso, disumano delle parole del Primo Ministro, è anche bene ricordare che una tale scelta andrebbe di certo a scoraggiare notevolmente i flussi di turismo verso Londra e dintorni, il che avrebbe di conseguenza una ripercussione negativa sull’economia britannica.

Così sembra ragionevole pensare che, a dispetto di quanto affermato, Boris Johnson sarà costretto a fare retromarcia e affrontare questa emergenza con la stessa serietà della maggior parte delle nazioni europee.

In questa direzione si sono registrati già i primi passi indietro rispetto alla posizione originaria dell’Inghilterra, soprattutto nel mondo dello sport (essendo questo l’ambito che favorisce, più di tutti, l’assembramento di folle oceaniche): Premier League sospesa fino al 3 aprile e, per quanto concerne il tennis, il celeberrimo torneo di Wimbledon è stato rinviato.

In conclusione, non si è voluto dare particolare peso alle terrificanti parole di Johnson, seppur degne della più intransigente censura, in quanto si è fermamente convinti che, nel 2020 in uno Stato di diritto quale è il Regno Unito, non vi è alcuno spazio per una pratica così barbara e incivile.

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