Giornata mondiale dei calzini spaiati: Giovanna Giacomini “valorizziamo l’unicità di ciascuno di noi”.

Da oltre dieci anni, ogni primo venerdì del mese di febbraio, si festeggia la Giornata dei calzini spaiati, un’iniziativa insolita, colorata e divertente promossa allo scopo di sensibilizzare grandi e piccini sul tema della diversità, dell’inclusività e del rispetto reciproco.

Ho scoperto questa giornata qualche anno fa e, con Scuole Felici®, ho aderito molto volentieri” dice la pedagogista Giovanna Giacomini che prosegue, “mi piace l’idea che a mettersi in gioco in prima persona siano state delle insegnanti, indossando loro stesse, dei calzini spaiati. Si tende spesso a pensare che questo tipo d’iniziative siano ad appannaggio dei bambini, vedere invece anche molti adulti – giocare – con il proprio outfit e prendere questa occasione come pretesto per discutere su un tema importante l’ho trovata una cosa fantastica.”

 

Un’idea semplice ma molto efficace che arriva a tutti, grandi e bambini, un modo facile per educare alla multiculturalità e alla diversità, ma anche per far capire l’importanza dell’unicità.

 

“Se ci pensiamo, il calzino spaiato è un calzino che sa stare bene anche da solo”, dice Giovanna Giacomini, “non ha necessariamente bisogno dell’altro, di un suo pari, per sentire di aver trovato la sua dimensione, è un calzino felice ed è proprio grazie a questa sua unicità che viene riconosciuto dagli altri. L’educazione dovrebbe fare questo: fare emergere la parte unica e individuale che ci caratterizza stimolando in ciascuno di noi la formazione della migliore versione di sé. Non occorre fare altro che mettere in luce qualcosa che già esiste, non dovrebbe essere necessario educare alla diversità, che è qualcosa che fa parte della natura. La natura stessa è diversità. Dobbiamo semplicemente ricordarcene e richiamare questo concetto all’attenzione di tutti. Ed è proprio questo che fa il nostro calzino spaiato, ci ricorda che tutti noi siamo unici.”

 

Da piccoli l’unicità e la diversità di ciascuno sono la normalità. Crescendo invece tendiamo a dimenticarcene e a uniformarci gli uni con gli altri in un appiattimento generalizzato che non rispetta più le differenze e non le vede più come qualcosa d’importante. I bambini, originariamente non hanno nessuna reazione particolare di fronte alla diversità e accolgono con naturalezza l’unicità di ciascuno, spesso riconoscendo la propria. 

 

“Il bambino pone delle semplici domande come ad esempio: perché io sono così e lui/lei invece no? Questa è la normale osservazione di un fenomeno, è solo crescendo, confrontandoci con la società e con le reazioni dell’adulto e del mondo che lo circonda che il bambino inizia ad avvertire questa diversità come qualcosa di atipico che esce dall’ordinario, ed è lì che si crea una sovrastruttura sulla diversità. Se parliamo di bambini piccoli, fascia 0-6 anni, la loro posizione di fronte al diverso è meravigliosa. Ovviamente molto dipende dal contesto sociale, culturale ed educativo nel quale crescono. Se adulti, istituzioni e società riuscissero a promuovere un’educazione equa, inclusiva e improntata alla pace, non sarebbe necessario interrogarsi su questi temi. Purtroppo ancora oggi sussiste la necessità di farlo perché la società in cui viviamo non è ancora veramente e profondamente inclusiva. Discriminazioni legate alla razza, alla cultura, alla religione o alla disabilità sono ancora all’ordine del giorno.”

 

Occorre cambiare rotta, ma come? Per prima cosa è necessario passare dall’analizzare e dal parlare d’inclusione, a metterla in pratica in senso stretto, fissare degli obiettivi d’inclusione alla portata di tutti che siano realmente e facilmente perseguibili. 

 

Per Giovanna Giacomini bisogna smettere di pensare macro e concentrarsi sul micro, sulla nostra quotidianità, coinvolgendo i bambini in piccole attività come ad esempio:

 

  • Avvicinare il mondo dell’infanzia a quello della terza età. Non tutti i bambini hanno la possibilità di “vivere” l’anziano. Portandolo in visita in una casa di riposo il bambino ha la possibilità di vedere una persona molto diversa da lui, perché più adulta, a volte su una sedia a rotelle e scoprire cosa sono la sofferenza, la malattia e la morte. La stessa cosa vale per la disabilità. Uno dei migliori modi per spiegare a un bambino la diversità è fargliela incontrare.

 

  • Leggere. Oggi esistono numerosi albi illustrati che trattano il tema dell’inclusione. La lettura è uno strumento potentissimo. Più leggo di esperienze diverse più in qualche modo le riesco a sentire mie.

 

  • Praticare discipline artistiche. A prima vista può sembrare che l’arte c’entri poco o nulla con l’inclusione, invece non c’è mondo più inclusivo di questo. L’arte permette a ognuno di noi di essere se stesso, fino in fondo. Attraverso l’arte possiamo esprimerci al massimo e potenziare le caratteristiche che ci rendono unici.

 

  • Partecipare alle iniziative messe in campo in questa giornata. 

 

In questa giornata dovremmo tutti riflettere su tre concetti chiave: 

Empatia, la capacità di mettermi nei tuoi panni e di sentire quello che l’altro sta vivendo; Unicità, il valore peculiare di ognuno, la vera autostima; 

Pace, senza la costruzione di una coscienza collettiva orientata alla pace è impossibile pensare alcuna vera inclusione.

 

BIO

Giovanna Giacomini

Formatrice e pedagogista, nel 2015 fonda GD EDUCA, società che si occupa di servizi educativi e di formazione. Utilizzando i propri servizi all’infanzia come officina creativa, dà vita all’esperienza di «Scuole Felici®» che si ispira al modello danese dell’educazione e alle culture orientali. A oggi 10 scuole dell’infanzia in Italia hanno scelto di seguire la filosofia “Scuole Felici”. Giovanna Giacomini è inoltre l’ideatrice del portale Educatori WOW che fornisce corsi online e materiali per genitori, educatori e docenti.

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