Blue Whale: la macabra sfida che porta giovani al suicidio

Sono tanti i benefici che la diffusione di internet a livello globale ha saputo portare nella vita di milioni di persone, semplificando le comunicazioni tra persone a prescindere dalla nazionalità e semplificando anche il lavoro, creando nuove opportunità per aziende e imprenditori che hanno la volontà di sfruttare le tante opportunità della rete per espandere la propria rete di conoscenze.

Sono molti, tuttavia, gli esempi che dimostrano come il web, sfruttano in maniera negativa, possa portare a conseguenze drammatiche come dimostrano le tante “mode” pericolose nate proprio sulla rete che spingono soprattutto giovani a compiere azioni pericolose che hanno già più volte creato terribili casi di cronaca. Una delle mode più recente riguarda la sfida conosciuta come Blue Whale, nata in Russia e che consiste nel convincere giovani, spesso vulnerabili psicologicamente, a compiere una serie di compiti fino al drammatico epilogo che, generalmente, si traduce nel suicidio del soggetto.

Si tratta di un fenomeno decisamente preoccupante di cui si è occupato anche il programma “Le Iene”. Blue Whale è nato in Russia e il nome deriva proprio dalla drammatica fine che in determinate occasioni spinge le balene a spiaggiarsi. La cosiddetta “sfida” consiste nel coinvolgere giovani reclutati attraverso la rete, spingendoli a svolgere una serie di azioni nell’arco di 50 giorni, come ad esempio guardare film horror, andare a correre di notte o farsi del male. Al termine della sfida, il giovane viene quindi spinto a commettere suicidio, generalmente lanciandosi dal tetto di palazzi o grattacieli.

Questa terribile moda in Russia sarebbe già costata la vita ad oltre 150 adolescenti, ma a preoccupare maggiormente è il fatto che questo fenomeno si sia già diffuso in altri paesi del mondo, coinvolgendo anche adolescenti nel Regno Unito e in Francia. Ciò che rende ancora più terrificante la sfida Blue Whale è il fatto che il suo creatore, arrestato lo scorso anno, sarebbe un giovane di 22 anni studente di psicologia. Dopo essere stato arrestato, il ragazzo ha ammesso di non essere pentito, definendo “scarti biologici” i soggetti che erano finiti nelle sue mire. Nonostante l’ideatore del macabro gioco sia attualmente detenuto nel carcere di San Pietroburgo, il fenomeno “Blue Whale” non può essere ancora del tutto considerato scongiurato e sono molteplici i casi che si sono verificati in altre parti del mondo.

Ciò che dimostra la diffusione di questo pericoloso fenomeno, è l’importanza soprattutto per i più giovani, di utilizzare con cautela i social network, e la necessità per i genitori di controllare ciò che fanno i propri figli online, soprattutto quando si notano comportamenti insoliti.

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