Storica sentenza con il caso Cappato: non è sempre punibile chi aiuta al suicidio

Ieri la Corte Costituzionale ha valutato il caso di Marco Cappato, attivista dell’associazione Luca Coscioni che fu accusato di aver aiutato nel suicidio DJ Fabo (Fabiano Antoniani,) in base all’articolo 580 del codice penale.

“Non è sempre punibile chi aiuta al suicidio” così hanno deciso i giudici dopo giorni di udienza. Cappato rischiava fino a dodici anni di carcere per aver accompagnato DJ Fabo in Svizzera per avere la dolce morte, cosa che Antoniani chiedeva da anni dopo l’incidente avuto e che lo aveva imprigionato in un corpo impossibilitato a fare tutto e senza neanche più la possibilità di vedere.


Così leggiamo su Twitter con una dichiarazione di libertà che non si riferisce solo al fatto della mancata incriminazione. Si tratta di una libertà di scelta per chi versa in determinate situazioni che vanno al di là di quello che si può chiamare vita. La sentenza recita: “E’ non punibile”, a “determinate condizioni”, chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

Specifichiamo che la sentenza ha a che fare con il suicidio assistito e non con l’eutanasia. In questo caso infatti il farmaco che serve a provocare la morte viene assunto in modo autonomo dal malato, mentre l’eutanasia viene praticata dal medico nella forma attiva, o nella forma passiva vengono interrotte le cure farmacologiche necessarie a restare in vita o l’uso dei macchinari.

In Italia ognuna di queste tre forme è vietata anche se dal 2018, l’eutanasia passiva è invece regolata dalla legge sul testamento biologico (nessun trattamento sanitario – comprese nutrizione e idratazione artificiale – possa essere iniziato o proseguito senza il consenso «libero e informato» della persona interessata, che può dunque rifiutarsi anche preventivamente anche se questo dovesse provocargli la morte).

La sentenza di Marco Cappato

Al momento si ha solo la comunicazione della Corte Costituzionale sul caso anche se la sentenza non è stata depositata. Nel comunicato stampa della Corte Costituzionale leggiamo che accompagnare DJ Fabo in Svizzera, in una clinica dove è possibile ricorrere al suicidio assistito, non è punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale. Questo perchè però si sono verificate specifiche condizioni come che il paziente debba essere «tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale», essere «affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili» e essere «pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli».

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