Governo, arrivano nuove strette alla mobilità durante la bufera tra Renzi e Conte

Il Governo non sta vivendo, in questi giorni, momenti semplici. La parola della settimana è: “rimpasto”, che peraltro viene condivisa anche dalle peripezie nelle quali incorre la Regione Lombardia, dove a sostituzione dell’assessore Gallera sembra esser destinato uno fra Giancarlo Giorgetti e Letizia Moratti. Se, tuttavia, speculazioni che vedono Fontana il vero obiettivo da sostituire a parte, il rimpasto lombardo appare limitato e tutto sommato esplicito, quello nazionale appare quantomai confuso e astratto.

Le minacciate dimissioni delle ministre di Italia Viva avrebbero come conseguenza tradizionale la necessità delle dimissioni dell’attuale premier Conte, che tuttavia non appare messo in discussione nemmeno dallo stesso Renzi. Dunque, la prospettiva sarebbe quella di un inedito rimpasto che non coinvolgerebbe il premier, ma solamente alcuni dei ministri: il tutto a conseguenza di un piano per gli investimenti del Recovery Fund che ancora non è pubblico, ma le cui criticità son condivise piuttosto unanimamente.

In tal clima, arrivano le nuove restrizioni, che in realtà costituiscono semplicemente un rinnovo rispetto alle misure che hanno scadenza il 7 gennaio.

Il nuovo testo, giunto con un comunicato stampa, contempla il divieto, su tutto il territorio nazionale, di spostarsi tra regioni o province autonome diverse, tranne che per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute. È comunque sempre consentito il rientro alla propria residenza. Per il weekend del 9-10 gennaio, invece, è prevista l’applicazione di una “zona arancione” su scala nazionale. Si possono trovare le indicazioni relative a quest’ultima qui.

Rimane inoltre ferma l’applicazione di tutte le altre norme esplicitate nel Decreto Natale sopracitato. Inoltre, per le Regioni che saranno localizzate all’interno della “zona rossa” per le ragioni epidemiologiche ormai note, rimane in applicazione la previsione per la quale una sola volta al giorno si potrà far visita a un proprio familiare o conoscente, purché all’interno della Regione.

Proprio riguardo alla “colorazione” delle Regioni, il nuovo testo anticipa che verranno rivisti i criteri utilizzati (al momento sono ben 21 parametri) per collocare le regioni nelle varie aree di pericolosità, ma non è stata offerta ulteriore informazione a riguardo. Erano state mosse critiche a detti parametri soprattutto con riferimento alle regioni più colpite, come il Veneto, adducendo ad argomentazione l’eccessivo affidamento su parametri come quello della disponibilità di medici e strutture sanitarie, che giustificherebbero l’applicazione di misure troppo blande rispetto ai numeri di nuovi contagi.

In attesa dunque di vedere quali saranno i nuovi parametri, il nuovo comunicato stampa scivola tra le misure restrittive tre righe sulla ripresa dell’attività scolastica in presenza. Il testo recita: “Il testo interviene inoltre sull’organizzazione dell’attività didattica nelle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, con la previsione della ripresa dell’attività in presenza, per il 50 per cento degli studenti, a partire dal prossimo 11 gennaio.”

Com’è facile vedere, non si ha una chiarificazione vera e propria. O meglio, il testo in sé è chiaro, ma non vi è alcun tipo di differenziazione tra medie e superiori, o tra regioni. È stato infatti reso noto i giorni scorsi che i vari governatori avevano concertato le date di ripresa in modo scaglionato e differenziato per luoghi, con Veneto, Marche e Friuli in riapertura al 31 gennaio, Sardegna al 15 e riaperture differenziate tra superiori in medie in Calabria e probabilmente anche in Campania. Insomma, ancora ben poche certezze è l’impressione che le tre righe qui sopra siano più un breve prolungamento dell’attesa prima di un provvedimento specifico.

Dall’altro lato il Governo sembra imbarcare acqua anche dal punto di vista delle vaccinazioni. La gara tra le varie regioni e il ludibrio commosso ai successi del Lazio, accostato all’ignominia pubblica riversata nei confronti della lentezza della regione Lombardia, hanno momentaneamente distolto l’attenzione ad un altro piano che ha ricevuto una bocciatura unanime, ovvero quello sulle vaccinazioni. Il virologo Pregliasco ha, ad esempio, rivelato l’inadeguatezza delle siringhe acquistate da Arcuri, al centro di un fuoco incrociato che perdura da ormai parecchio.

Il futuro, in coerenza con il presente, appare piuttosto incerto e complesso per il direttivo di Governo.

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