Il voto di fiducia in Camera e Senato premia (in parte) il Governo Conte

 

Mettiamola così, il Governo non cade, ma nemmeno rimane stabilmente in piedi.

L’esito del voto di fiducia in Camera e Senato ha visto il raggiungimento dell’obiettivo della maggioranza assoluta solamente nella prima sede, come peraltro era prevedibile dopo la dipartita di Italia Viva. Presto archviata la questione Camera, dove, senza grosse sorprese, forte del blocco pentastellato che conta 191 deputati, il Governo ha ottenuto 321 voti favorevoli, superando di 5 preferenze la soglia della maggioranza assoluta, posta a 316.

Passiamo quindi al momento di maggior interesse: il Senato. Qui, la partenza di Italia Viva dalla maggioranza aveva nei giorni scorsi scatenato la caccia ai nuovi consensi, che permettessero al Governo di rimanere in piedi. La ricerca sembrava aver raggiunto solamente un paio di forzisti e poco altro. Molta attenzione era rivolta anche ai senatori a vita, i quali, com’è poi successo, avrebbero potuto avere un ruolo decisivo per il raggiungimento della maggioranza.

Se ne sono viste di ogni tipo.

Un premier Conte visibilmente scaldato si lascia andare ad un testa a testa con il patron di Italia Viva Renzi accusandolo di aver portato il dialogo politico fuori dal Parlamento, di aver scelto la strada dell’aggressività e non quella del dialogo, tentando di forzare le proprie idee attraverso le pressioni mediatiche e le scelte brusche, com’è stata quella che ha condotto a questa situazione.

Dall’altro lato Renzi, come già fatto abbondantemente nei giorni scorsi, traduce la propria attenzione alle falle del Governo, non tanto a livello di apertura, quanto più a livello di qualità e competenza, suggerendo un giudizio del Governo piuttosto incompatibile con la volontà che questo prosegua. I punti attaccati son davvero tanti e Renzi non va leggero. L’impressione è quella che il problema di questo Governo, a sentire l’ex premier, sia una totale assenza di capacità, esperienza e serietà politica.

A ragion del vero, un episodio di poca serietà è quello che ha visto coinvolto il senatore Ciampolillo, che peraltro aveva di recente tentato di spostare la propria residenza su uno storico ulivo per evitarne l’abbattimento, nel tentativo di trasferire a questo la propria immunità parlamentare. Mi ero ripromesso di non parlarne, ma è molto divertente. Ciampolillo non vota né durante prima, né durante la seconda votazione, per poi intervenire nel momento in cui la Presidente del Senato Casellati sta per chiudere ufficialmente la votazione. L’episodio scatena un teatrino imbarazzante in cui i senatori si scagliano sotto il banco della Presidente a reclamare la validità del voto (poi concessa), mentre questa cerca di rimandarli al posto.

Al di là delle esibizioni poco consone ad un’aula parlamentare, degli interventi non v’è molto da dire, o comunque nulla di inaspettato: i membri del Movimento 5 Stelle si lanciano in celebrazioni di Conte al limite dell’epico, con il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato Cioffi che si scaglia in una metafora del Governo con il ciclo del glucosio che ha del leggendario (consiglio caldamente di recuperarla per chi non l’avesse vista) e il centrodestra compatto nel negare la fiducia a Conte, richiamando per un numero di volte, che non ho contato, ma credo sia stato superiore a 50, le difficoltà in cui versano italiani, a cui va la fiducia che viene negata a Conte, alludendo alla necessità di elezioni.

Ecco, è proprio tra il centrodestra che si consuma il grande tradimento. Mariarosaria Rossi, da quasi trent’anni fedelissima di Silvio Berlusconi, addirittura indagata per falsa testimonianza in merito alle cene di Arcore che hanno fatto oggetto dei procedimenti giudiziari a carico del Cavaliere, nei quali pronuncia la celebre frase: “è sbagliato rilassarsi un po’?”, vota per la fiducia a Giuseppe Conte. Gli sguardi increduli degli addetti ai lavori ben raccontano la stranezza della vicenda. Appena terminata la votazione, giunge l’annuncio dell’esclusione della senatrice da Forza Italia, assieme alla senatrice Polverini, il cui revirement era però stato annunciato nei giorni precedenti.

In Senato, il Governo ottiene 156 voti favorevoli, 140 contrari e 16 astenuti, tutti di Italia Viva. Questo non è un dettaglio, visto che la scelta di votare contro avrebbe causato la caduta del Governo. Per cui, si può dire che la crisi l’abbia prodotta Renzi, ma che sia stato lui stesso il motivo per cui Conte non è costretto a dimettersi. Perché? La verità pragmatica è che una crisi di governo avrebbe spaccato Italia Viva, ma non manca chi vuole vederci complesse strategie da parte dell’ex sindaco di Firenze. Per chi volesse cimentarsi nel trovare un messaggio segreto, lanciamo alcune provocazioni: sistema maggioritario, monocameralismo, possibili poltrone in un governo tecnico.

Tornando a noi, considerando che tra i 156 voti favorevoli vi sono, appunto, quelli delle senatrici Rossi e Polverini, dei senatori a vita che usualmente non partecipano alle commissioni e che, rendendo contrari gli astenuti, si raggiunge perfetta parità tra le sue fazioni, ecco chiaro il motivo per cui, da un punto di vista politico, il Governo non può dirsi affatto stabile. Si crea il rischio di un immobilismo politico che complicherebbe tremendamente uno dei periodi più complessi della storia recente italiana.

Ora, non è chiaro cosa succederà. Conte sembra voler rimanere in sella, ma nulla esclude un suo approdo al Quirinale in cui di sua spontanea volontà rassegni le dimissioni, aprendo la strada ad un potenziale governo tecnico. Il giubilo con cui la frangia pentastellata ha salutato l’esito del voto, oltre a sottolineare una non spiccata capacità di analisi politica, suggerisce anche un’intenzione manifesta del gruppo di rimanere inchiodati alla maggioranza e di tener stretti quei 156 voti. Quindi, è tutto nelle mani di Conte e, se vi saranno le dimissioni, la scelta sarà stata unicamente sua.

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