Italia a due facce sul fronte della tecnologia

L’Italia continua ad apparire in ritardo rispetto agli altri Paesi europei rispetto l’infrastrutturazione tecnologica e, più in generale, sugli sviluppi digitali nei vari aspetti della vita quotidiana del Paese, burocrazia compresa. Eppure, negli ultimi anni sono stati compiuti importanti passi in avanti sul fronte delle connessioni alla banda larga, via d’accesso a Internet veloce.

L’Italia recupera sugli accessi veloci. Il dato arrivo dall’ultimo rapporto dell’Agcom sullo stato delle tecnologie di connessione in Italia: in un solo anno, tra il 2015 e il 2016, il Paese ha finalmente viaggiato a ritmi vicini agli standard europei per quanto riguarda gli accessi a banda larga e ultra-larga, iniziando a colmare almeno parte di quel digital divide che scontiamo rispetto non solo ai “colossi” del Vecchio Continente, ma anche a Paesi emergenti come quelli dell’Est.

Crescono anche le connessioni mobile. Dal punto di vista numerico, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha stimato che a fine 2016 siano attivi in Italia oltre 15 milioni di accessi complessivi da banda larga, un totale in aumento di 600 mila unità rispetto a quello registrato nel mese di gennaio dello stesso anno. Il trend è proseguito stabile anche nei primi mesi di questo 2017 e indica un certo grado di maturità nelle scelte dei nostri connazionali, che allo stesso tempo hanno dimostrato di gradire molto gli accessi da mobile: in un solo anno, la connessione da smartphone e tablet ha interessato più di un milione di dispositivi, con incrementi di oltre 700 mila unità rispetto all’anno precedente.

L’Adsl predomina ancora. Il rapporto dell’Agcom sottolinea anche come, insieme alla banda larga, continui a difendersi con forza anche l’Adsl, che ormai ha una diffusione capillare anche per via della concorrenza della fibra ottica e dei prezzi sempre più bassi e competitivi. Rispetto alla nuovissima tecnologia, infatti, l’Adsl può contare su una velocità forse inferiore, ma su vantaggi diretti e pratici maggiori: per fare un esempio, con alcuni operatori privati come Eolo è possibile sottoscrivere un piano di offerta Adsl casa con velocità di 30 Mbps in download e costi ridotti rispetto agli altri concorrenti.

I vantaggi dell’Adsl. Insomma, se da un lato la fibra ottica rappresenta con ogni probabilità il futuro cui le infrastrutture tecnologiche italiane devono tendere per adeguarsi alle velocità di connessione del resto d’Europa, dall’altro lato l’Adsl resta per le famiglie una certezza, sempre più sfruttata per tagliare le spese al minimo senza però rinunciare ad una connessione che garantisce comunque una ottima velocità di navigazione.

Ancora in ritardo. Tuttavia, passi da compiere ce ne sono ancora, soprattutto in altri aspetti che interessano il digitale e, in generale, l’innovazione in Italia: la “sentenza” sulla lentezza del Paese arriva dall’ultimo report dell’indice Desi (Digital Economic and Society Index), lo studio con cui la Commissione Europea sintetizza le informazioni su Internet, digitale e nuove tecnologie nei 29 Stati membri dell’Ue. Ebbene, in questa classifica l’Italia occupa appena la 25esima posizione assoluta, riuscendo a superare soltanto Grecia, Bulgaria e Romania.

Ma per il Desi siamo sul fondo. Il gap dell’Italia riguarda non solo i fattori infrastrutturali, dove anzi come detto c’è stata una importante accelerazione, ma anche degli aspetti per così dire culturali: gli italiani infatti appaiono in qualche modo poco interessati a utilizzare la tecnologia, o poco informati sui vantaggi che ne derivano. Addirittura, secondo alcuni osservatori quasi un terzo dei nostri connazionali non ha mai usato Internet nel corso del 2016, un dato che non ha eguali in Europa.

Competenze digitali a rilento. C’è poi un altro parametro del Desi che inchioda l’Italia ai suoi ritardi: analizzando il capitale umano, infatti, gli abitanti del Belpaese risultano ultimi in Europa per competenze digitali, peggiorando i risultati degli anni passati e segnando performance di segno completamente opposto rispetto ad altri Paesi come la Spagna, che invece sta puntando molto sulla promozione di studi in materie scientifiche e tecniche.

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