Quando le parole escono non tanto dal cuore, ma da considerazioni sul vivere, sul muoversi incessantemente, pur restando rinchiusi in un proprio ristretto e compresso mondo, nascono pensieri che si animano che vanno e tornano, si fermano per poi rincontrarsi e dare un senso al proprio stato del vivere ed esistere. Considerazioni che fermano un attimo e guardano al presente non solo come immagine fissa, ma che mutevolmente può darci certezze o aprirci verso un futuro……fuori dalla routine, o che ne è entrato a far parte.
Viridiana Scenna _ Routine
Jano bifronte dei nostri tempi: la routine, che altro non è se non la lenta acquisizione di abitudini, una sequenza di azioni ripetute, che entrano nella nostra vita. C’e chi ne trae sicurezza e trova nella quotidianità di gesti, pensieri e comportamenti, il porto sicuro a cui aggrapparsi, soprattutto in momenti di caos o di cambi voluti o meno nella nostra vita; e chi invece la rifugge come fosse una malattia, che non sopporta nessun rituale o abitudine e affronta ogni giorno come un’unicità tutta da vivere e scoprire, anche se dovesse lasciare l’amaro in bocca. La finalità di entrambi gli approcci mira alla ricerca della serenità interiore, che si basa su un equilibrio delicato e da rinnovare quasi quotidianamente e, in questo, la routine può essere vista come un’amica o nemica.
Quindi come rispondere alla domanda “come affrontare la vita?” non trova una sola e netta risposta.
Certo trovare dei gesti routinari nella vita di ognuno è abbastanza semplice, dal risveglio, al mettersi al lavoro fino alle risposte di routine alle domande di amici e colleghi (come ad esempio il classico “Come stai?” e alla classica, e fin troppo ovvia, risposta di routine “Bene, grazie” anche se così non è).
Da qui è facile immergersi anche nella routine di sistema sia della società (“faccio la solita routine”) che in quelle industriali e commerciali come i controlli di routine aziendali e le analisi di routine.
Oppure il significato che assume nell’informatica: indica un programma o una parte di programma, già in memoria, che basta richiamare perché il programma esegua quelle determinate azioni. Anche in questo caso la ripetitività delle azioni è il fattore comune dei diversi significati che diamo a questa parola.
Eppure, tornando ai sentimenti, ci sono dei rituali dei quali non riusciamo a farne a meno e ci infondono calore e, anche se per vari motivi, non sono più parte della nostra vita routinaria, ci resta il ricordo e questo fa affiorare il sorriso sulle nostre labbra. Azioni semplici ripetute che mentre le viviamo ci sembrano anche banali, ma con il tempo assumono un altro sapore e significato.
Ma resta sempre in qualcuno la voglia di uscire dagli schemi ed allora è possibile imbattersi in persone che continuano a cercare quel lato diverso della vita anche se è scomodo, anche se ciò vuol dire mettersi di traverso o in discussione. La ricerca dell’inconsueto, dell’incostante dà la sensazione di vivere la vita forse in modo assoluto e totalizzante. Siamo certi che il rifuggire la routine sia solo un approccio alla vita? O abbiamo bisogno di rivedere le nostre abitudini per cambiare il nostro essere per riuscire a superare fasi diverse della nostra vita? Amo definire la vita come un avvicendarsi di finestre temporali e non sempre affacciandoci quello che vediamo è bello, costruttivo o educativo eppure una cosa è certa, ci ha arricchito in termini di esperienza e la Routine altro non è che l’abilità che si è acquisita per mezzo dell’esperienza e non attraverso le regole e lo studio.
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