L’Italia non è un paese per giovani

Risulta chiaro ormai dai dati che il fenomeno della fuga di cervelli rappresenta in Italia una significativa problematica sociale. Denominata anche “brain drain”, la diaspora di giovani qualificati che lasciano il nostro paese per trovare un’occupazione migliore all’estero è in costante aumento.

Come rilevato dalla Corte dei Conti nel Referto sul sistema universitario 2021, in otto anni (dal 2013 ad oggi) si è verificato un incremento del 41,8% del trasferimento per lavoro. La ricerca sottolinea che nell’ultimo decennio è aumentata la quota di laureati tra i più giovani e nel 2019 il 34% delle ragazze e il 22% dei coetanei era in possesso di un diploma di laurea, ma rispetto agli altri Paesi Ocse siamo ancora molto indietro (la media Ocse è del 51% per le donne e del 39% per gli uomini).

Questo fenomeno affonda le sue radici in una moltitudine di fattori: dal peso delle tasse universitarie fino allo scarso riconoscimento delle competenze acquisite e alla mancanza di investimenti nella ricerca.
Secondo i dati Istat, nel 2017 finanziamenti in Italia per la Ricerca e Sviluppo (R&S) sono stati 23,8 miliardi. Gli altri paesi europei investono maggiormente rispetto al nostro Paese e dal 2015 sostengono Programmi quadro per la ricerca e l’innovazione (Horizon 2020) che si muovono principalmente lungo tre linee: migliorare la scarsa qualità del sistema di ricerca e innovazione pubblico, creare collegamenti tra scienza e impresa e favorire l’attività imprenditoriale in R&S tramite riforme strutturali e strumenti strategici efficaci.

Si stima che a causa della fuga di cervelli, lo stato italiano perda circa 25 miliardi di euro di mancato gettito fiscale. Oltre a un generale impoverimento del paese emergono anche gravi ripercussioni a livello sociale: il brain drain contribuisce a un significativo calo demografico, con un grave impatto in un paese come l’Italia che già registra un tasso di invecchiamento superiore a tutti gli altri paesi europei.

Fino a questo momento, i programmi a sostegno dei giovani promossi dal governo italiano non si sono rivelati efficaci nel combattere il fenomeno del brain drain. Tuttavia, nel nuovo PNRR presentato alla Commissione Europea nel mese di aprile sono state incluse numerosi progetti a sostegno dei giovani e una consistente quota di risorse per sostenere l’istruzione e la ricerca. Spetterà adesso al governo trasformare questi progetti in misure concrete per salvaguardare il nostro prezioso capitale umano.

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