I millennials più intelligenti sono meno tecnologici, ma aprono locali

Puntare tutto sul 13… rosso e… rien ne va plus!

Giro di roulette su un numero che per la scaramanzia porta decisamente fortuna in Italia e così sicuramente sarà per i 3 giovani soci Roberto Bonifazi, Francesco Brandini e Daniele Gizzi che stanno scommettendo tutto su BOTTEGA TREDICI il nuovo riferimento “delle cose buone” e prossima, fresca apertura nel centro di Roma e precisamente in via dei Falegnami 14.
Una vietta di quelle in cui si respira l’aria della Roma di un tempo, delle botteghe (e da qui appunto il nome) e dei grandi portoni di legno e ci fermiamo proprio davanti ad uno di questi, con i segni del tempo, con le cerniere di ferro , pronto a spalancare quello che sarà per i tre giovani moschettieri del buon gusto il percorso verso la loro nuova avventura.
Coraggiosi e caparbi, come non siamo abituati a trovare i “millennials” di oggi molto più dediti alla tecnologia e ai tempi slow, Roberto, Francesco e Daniele si rimboccano le maniche (con l’aiuto di amici e fidanzate!) e lavorano sodo, per tutto: dal farsi creare i menù interamente a mano da artisti dell’ Atelier Ultrablu, originali e unici, a sistemare la cucina con i migliori attrezzi, a trovare i fornitori giusti e in sintonia con la loro filosofia del buon mangiare.
Hanno lavorato per anni come dipendenti in diverse realtà sempre a Roma centro ed è proprio qui che vogliono ora accogliere i loro ospiti, in un’atmosfera calda, da trattoria con la sala dal pavimento lasciato con le mattonelle originarie, ma con un bel bancone per tante idee su cocktail da servire e i migliori vini proposti da Les Caves de Pyrene.
Per la proposta ittica prendono come riferimento Alessio Remia direttamente dal Mercato di Anzio e invece per la frutta e verdura si muovono in casa e arrivano all’ antico banco di verdura di Piazza delle Coppelle da Marco Giammatteo.


Tutto il menù naturalmente seguirà la stagionalità, quindi in continuo cambiamento, ma si inizia alla grande con antipasti importanti come il merluzzo su rapa rossa e arancia o la fassona con alici e capperi, per i più golosi invece uovo con pecorino e guanciale.
Anche sui primi piatti non si scherza e la proposta è variegata: dallo spaghettone con aglio e gambero rosso agli gnocchi all’amatriciana con pecorino (pasta Mancini).
Si prosegue fino al dolce e per i più viziati caffè e “ammazza caffè”.


Le premesse mi sembrano le migliori, per ridare vita a un locale che sorge dalle ceneri del più conosciuto Da Benito e a cui viene dato nuovo stile, nuova energia, mantenendo l’anima intatta della buona ristorazione, ma vista con occhi nuovi, di ragazzi che vogliono realizzare un sogno, il loro, non a Londra, non a New York, ma a Roma, dove ogni pezzo di strada ha una storia da raccontare, una immagine da catturare, magari proprio dietro ad un portone di bottega.

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