Solo il 16,5 delle donne sceglie le facoltà scientifiche

In tutto il mondo esiste ancora oggi un grande divario di genere nella scelta delle materie scientifiche. Attraverso una ricerca condotta dalle Nazioni Unite è emerso che pochissime donne sono impiegate nei settori Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). In particolare, in Italia, solo il 16,5% delle ragazze si laurea in materie scientifiche, rispetto al 37% dei maschi. Il 22% delle ragazze si diploma in istituti tecnici, contro il 42% dei ragazzi. Questo divario è presente già all’inizio del percorso scolastico e si conferma poi nel mondo lavorativo: nel campo scientifico solo un professore su 5 è una donna, e tra i rettori solo il 7%.

Si può quindi affermare che esista in questo campo un vero e proprio Gender Gap, che trova le sue radici in un sistema culturale cristallizzato e dominato da stereotipi ormai largamente interiorizzati. Il primo di questi luoghi comuni risiede nella convinzione che le donne non siano portate per le materie scientifiche e che debbano occuparsi dei lavori di casa e della cura dei propri figli. Un problema rilevante collegato a questa percezione di pone sul luogo di lavoro, dove le donne si trovano ancora in una situazione di svantaggio rispetto agli uomini essendo sottorappresentate: il 67% delle donne sono attualmente occupate, mentre l’occupazione degli uomini è del 79%. In altre parole, c’è un gap occupazionale di genere del 12%. Di conseguenza, le donne si ritrovano con un potere contrattuale inferiore rispetto a quello degli uomini.

Save The Children, sulla base di una ricerca sul tema ha dichiarato che tra gli studenti con alto rendimento nelle materie scientifiche, solo 1 ragazza su 8 si proietta in un futuro lavorativo nelle professioni scientifiche, a fronte di 1 su 4 tra i maschi: “Bambine e ragazze, in Italia così come nel resto del mondo, penalizzate da stereotipi, disuguaglianze di genere e mancanza di opportunità educative che affondano le proprie radici già nella prima infanzia.”

Secondo Sveva Avveduto, Presidente dell’Associazione Donne e Scienza e dirigente di ricerca del CNR  “In una tipica carriera accademica, le laureate sono presenti per il 59%, le dottorande e le dottoresse di ricerca al 48%, mentre solo il 46% sono ricercatrici, il 40% professoresse associate fino ad arrivare al 24% delle docenti ordinarie. La distribuzione delle donne nelle carriere accademiche in Science, Technology, Engineering and Mathematics appare ancor più problematica, in quanto sin dall’accesso ai corsi di studio le donne sono in minoranza rispetto agli uomini, 32% contro 68%; percentuale che si contrae al 35% tra le ricercatrici, al 28% delle associate fino al 14% delle ordinarie”.

L’aumento delle donne occupate negli STEM contribuirebbe senza dubbio a colmare un divario di genere, ma anche a migliorare il PIL e a creare nuovi posti di lavoro. Per questo sono nati moltissimi progetti per promuovere l’inclusione delle donne nel mondo scientifico. Uno di questi è rappresentato da 100esperte.it, un programma che valorizza e promuove attivamente le competenze femminili. Anche l’ex Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti ha creato un progetto in tal senso: “Donne per un nuovo Rinascimento” , che incentiva la presenza delle donne nel mondo lavorativo e nelle materie STEM in particolare.

 

 

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