Messaggi di una figlia al papà che non c’è più. E un papà risponde…

Non voglio raccontare una storia strappalacrime, ma una bella storia di un amore che va oltre la vita. Una figlia ha scritto per anni messaggi al papà che però non c’era più. Raccontava, scrivendo al numero di telefono del cellulare del papà messaggi d’amore, di tristezza, di sconforto, ma anche di gioia. Per quattro anni, delusioni d’amore, successi nello studio in uno scrigno che credeva segreto e che pensava potesse – in qualche maniera – conservare  – in un’epoca telematica tutto l’amore da esprimere al proprio papà, o magari farglieli recapitare. Tutti vorremmo poter raccontare ad un genitore, ad un nonno che non c’è più, quello che ci accade giornalmente. Tutte le mattine arrivato in ufficio per prima cosa io telefonavo a mia madre per raccontargli serata e programmi della giornata. Un rituale che si è protratto per anni per raccontare gioie dolori, preoccupazioni, progetti e sogni. Qualcosa che è venuto a mancare in un’età in cui, ormai formato, in qualche maniera ho saputo andare avanti e continuare con un enorme vuoto, la mia esistenza. Questo vuoto in una ragazza giovane è stato molto grande. In qualche maniera l’ha riempito di parole da non lasciare al vento. Avrebbe voluto raggiungere colui con il quale si confidava e a cui raccontava tutto.

Quando il sig. Patterson era morto, la compagnia telefonica, una volta disdetto il contratto, aveva assegnato il suo numero di telefono ad un’altra persona. Questo Chastity Patterson non lo aveva evidentemente saputo.  Era però successo che la persona a cui avevano assegnato il numero aveva cominciato a ricevere questi messaggi da un’adolescente. Non aveva risposto mai. Un giorno però ha interrotto il silenzio. Un giorno speciale, quando Chastity ha raccontato che si era laureata e che aveva sconfitto anche la malattia che nel tempo le si era manifestata.

Il signor Brad ha risposto al messaggio con una tenerezza unica. Lui anche aveva un vuoto enorme. Un dolore che non può avere ordine di misura per un’intera vita. Aveva perso una figlia cinque anni prima. Quei messaggi che provenivano – per lui da un angelo – lo facevano sentire meno solo. Sapeva bene che non provenivano dalla figlia, ma a quella persona, quella ragazza aveva attribuito un valore speciale.

Quando le ha risposto le ha raccontato che lui era un padre di una ragazza deceduta in un incidente automobilistico cinque anni prima. Le ha detto che le sarebbe piaciuto che sua figlia fosse diventata come era diventata lei.

Due storie tristi hanno trovato in un sistema non voluto, non cercato un reciproco conforto. La ragazza usava i messaggi come un diario, un sistema per inviare all’infinito parole e sentimenti altrimenti inespressi. L’uomo riscopriva sensazioni e desideri che avrebbe voluto poter vivere in prima persona e che si manifestavano in qualche maniera in un’illusoria ma confortante figlia virtuale. Purtroppo, ma forse giustamente, questa terapia si è interrotta. E’ stato bellissimo poter continuare a sperare di mantenere un contatto con chi si ama e abbiamo perso lungo il nostro cammino. Chissà se mai avranno voglia di conoscersi.

 

 

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