Caos in Sri Lanka: ancora violente manifestazioni

In Sri Lanka, stato insulare a sud dell’India, regna il caos da qualche settimana visto lo stato drammatico in cui riversa l’economia del paese. Il governo guidato dal presidente Gotabaya Rajapaksa e dal fratello Mahinda Rajapaksa, primo ministro, si trova ad affrontare una situazione molto difficile data la richiesta di dimissioni invocata a gran voce dal popolo srilankese. Il picco di violenze per ora è stato toccato nella giornata di martedì quando nella città di Rambukkana, a circa 80 chilometri a nord-est della capitale Colombo, la polizia locale ha aperto il fuoco contro i manifestanti scesi in piazza uccidendo un uomo e ferendone altri 14.

La scorsa settimana tutti i ministri del precedente governo hanno rassegnato le dimissioni, mentre il Presidente Gotabaya Rajapaksa e il fratello del Premier Mahinda, hanno invitato tutti i partiti di opposizione a far parte di un nuovo governo formato da una coalizione molto ampia per salvare lo Sri Lanka dalla bancarotta e fermare la crisi non solo economica ma anche sociale. Questa offerta è stata però declinata dai partiti di opposizione mentre gli esponenti dell’attuale governo che gestiscono la maggior parte delle risorse del Paese continuano ad essere al loro posto. Il quotidiano Daily Mirror scrive che dopo l’adesione degli avvocati alle proteste si sono aggiunti anche i medici che hanno accerchiato pacificamente la sede del municipio di Colombo denunciando la mancanza di ogni medicinale e la situazione di collasso dell’intero sistema sanitario.

Uno stato di crisi come quello attuale nel paese non si vedeva da molto, per la precisione da prima dell’indipendenza dello Sri Lanka dal Regno Unito, raggiunta nel 1948. Fattori come la pandemia e la conseguente inflazione, unita allo scoppio della guerra in Ucraina e la derivata interruzione delle catene di approvvigionamento hanno contribuito a innalzare il debito pubblico del paese. Questo ha fatto si che sempre la scorsa settimana la banca centrale srilankese dichiarasse default e annunciasse la sospensione del pagamento di parte del proprio debito ai creditori internazionali. Negli occhi della popolazione le colpe di questa crisi sono da imputare al governo accusato tra le altre cosedi nepotismo. Il presidente e il primo ministro fanno parte di una delle dinastie politiche più potenti del paese, che conta sette fratelli che hanno tutti avuto importanti ruoli politici, e sono stati accusati in varie occasioni di corruzione. Il governo dal canto suo ha richiesto ad India e Cina di inviare aiuti umanitari per rimediare alla situazione ed ha imposto il coprifuoco e lo stato d’emergenza: misure che sono servite a poco dato che i manifestanti stanno continuando a protestare per le strade del paese.

 

 

 

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