Green claim e tutela del consumatore

Green claim: come accertarsi della reale sostenibilità delle aziende? Piccoli accorgimenti e delle maggiori consapevolezze possono fare la differenza. Scopriamoli insieme!

green claim e tutela del consumatore

Sono sempre di più le persone che decidono di fare acquisti consapevoli, che rispettino l’ambiente e che ne preservino le risorse. Di conseguenza diventa fondamentale che il consumatore per primo sia attento e informato, perché è proprio lui che attraverso la sua domanda di beni e i suoi acquisti può influenzare il mercato e rendersi responsabile di un cambiamento concreto.

Dal 27 marzo 2014, è entrato in vigore un nuovo articolo del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, precisamente il numero 12, (“Tutela ambientale”) che frena il greenwashing e controlla i “green claim”, ovvero i messaggi pubblicitari che contengono rivendicazioni ambientali.

Questa nuova norma impone standard precisi di correttezza, in modo tale che gli slogan ecologici non diventino frasi di uso comune, ovvero prive di un significato concreto, ai fini della caratterizzazione e della differenziazione dei prodotti.

Per calcolare l’impatto ambientale di un prodotto è necessario prendere in considerazione il suo ciclo di vita per intero: dal reperimento delle materie prime, al trasporto, al packaging, fino allo smaltimento.

Linee guida per il consumatore

In breve, possiamo stilare delle linee guida utili al consumatore, il quale tramite questi aiuti sarà in grado di indirizzare con più consapevolezza i suoi acquisti tramite il prezioso utilizzo della rete. Navigando su Internet è possibile consultare numerosi siti che sono nati appositamente con lo scopo di aiutare i consumatori a individuare quelle aziende che sono veramente green e quelle che invece effettuano operazioni di greenwashing.

  • Il Greenwashing Index, permette di pubblicare una valutazione di un prodotto o azienda e pubblicarla in modo tale da condividere informazioni a riguardo per promuovere la condivisione di informazioni.
  • Greenpeace ha creato un sito dove si può trovare un breve elenco di quelle che sono le operazioni più frequenti di greenwashing.
  • TerraChoice ha realizzato il sito “peccati del greenwashing” che fa un elenco dei sette peccati capitali che commette chi cerca di rendere più verde un prodotto.
  • GoodGuide, formulato dal Mit, con la classificazione di numerosi prodotti secondo parametri di impatto sociale e ambientale e salutare.
  • Green Wikia che si basa sullo scambio di informazioni green tra tutti gli utenti.

Questi accorgimenti sono fondamentali affinché il consumatore non perda la fiducia nell’azienda; una volta che i consumatori scoprono di essere stati ingannati è molto difficile ricostruire l’immagine e la reputazione della società, con la conseguenza che il danno può essere anche superiore al beneficio che l’azienda sperava di ottenere.

A tal proposito, la Commissione europea ha pubblicato in data 22 marzo, una direttiva sui green claim che prevede nuove norme, la verifica delle dichiarazioni da parte di enti indipendenti attraverso metodi scientifici, la creazione di un flusso di verifica uguale per tutti da parte degli Stati membri e sanzioni economiche ed esclusione da appalti pubblici per chi non rispetta questi requisiti.

Il processo di approvazione della norma da parte del Parlamento europeo e successivamente del Consiglio europeo, prevede ancora tempi lunghi, di circa di 18 mesi. La speranza delle aziende più virtuose e dei consumatori è quella che nel corso del processo di approvazione vengano prese in considerazione le richieste di prove di acquisto di crediti di carbonio per compensare le loro emissioni, e la veridicità delle loro affermazioni e inoltre il divieto di affermazioni vaghe e confuse per i consumatori come “eco-friendly”.

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