Bufera per la presenza di Renzi in Arabia Saudita

È polemica sulla conferenza tenuta da Matteo Renzi a Riad, alla presenza del principe dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, nella giornata dell’altro ieri. L’ex premier ha infatti preso parte al Future Investment Initiative, programma di conferenze avente luogo appunto nella capitale dell’Arabia, a tema potenzialità future e inespresse della “Terra delle due Moschee”.

Le voci di rimprovero provengono da quasi tutti i settori della politica e si concentrano soprattutto sul tempismo e sulla modalità con cui Renzi ha partecipato al ciclo di conferenze. È rimbalzato nei giorni scorsi online il video nel quale Renzi afferma come l’Arabia Saudita possa essere il luogo deputato ad un futuro “Nuovo Rinascimento”, peraltro sottolineando la propria precedente carica di sindaco di Firenze, culla del primo Rinascimento, come a rinforzare il fondamento delle proprie affermazioni.

Partiamo dalla prima ragione per cui il comportamento di Renzi potrebbe esser considerato riprovevole, o comunque non impeccabile: il tempismo.

A chiunque abbia vissuto in Italia negli ultimi tempi non vi è bisogno eccessivo di spiegazioni: una settimana fa, Renzi, in quanto leader d’Italia Viva, dopo settimane di malumori, ha deciso di ritirare le proprie ministre dal Governo e di revocare l’appoggio del proprio partito, di fatto privando l’ormai ex governo della propria maggioranza. Di lì al voto di fiducia, dal quale è risultata una maggioranza esigua, fino alle dimissioni di Conte che hanno aperto alla crisi di governo e al canonico giro di consultazioni.

Italia Viva rappresenta uno dei nodi cruciali di una nuova maggioranza, considerato il compito primario del Presidente della Repubblica di favorire il più possibile la continuità dell’esecutivo e visto che è proprio il partito recentemente dimissionario il candidato più papabile alla ricostituzione di una maggioranza. In effetti, il partito ha più volte smentito di escludere l’appoggio ad un nuovo governo Conte, pur avendo entrambe le parti in questione utilizzato parole l’una nei confronti dell’altra difficilmente compatibili con la volontà di collaborare.

Legato al tempismo, dunque, vi è il fatto che la presenza del premier, anche fisica, appariva importante non solamente durante il giorno previsto per le consultazioni del suo gruppo. Secondariamente, ma questo è un appunto meramente di sensibilità e il cui giudizio è assolutamente soggettivo, può apparire come poco delicata e inevitabilmente impopolare la scelta di partecipare, come soggetto privato, ad una conferenza “adulatoria” nei confronti di un emirato dalla discutibile legislazione sociale solo pochi giorni dopo aver operato una scelta decisiva per il paese di provenienza.

Secondariamente, vi sono i toni utilizzati: quella di Renzi è apparsa, come detto, una sorta di adulazione o sviolinata, con tanto di lodi tessute al principe ereditario, riguardo alle potenzialità centripete di uno dei paesi più pericolosi al mondo in termine di violazioni dei diritti umani, tra i primi al mondo per esecuzioni capitali.

Sicuramente a rendere la questione più dannosa, almeno in termini di popolarità, v’è il compenso reso pubblico di 80.000 euro ricevuto per la presenza. Ecco spiegato il contesto per cui le celebrazioni dell’ex premier appaiono poco adeguate e molto interessate. Se Renzi sia davvero convinto che l’Arabia possa diventare la sede del Nuovo Rinascimento può saperlo solo lui, ma questa rimane una vicenda che concorre a polarizzare l’opinione pubblica sul leader di Italia Viva.

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