Paradisi fiscali e gambling, il caso di Gibilterra

Conservare e ospitare ricchezze che vogliono essere sottoposte a una tassazione il più bassa possibile: è questa, in un certo senso, la funzione principale dei tanto rinomati e diffusi paradisi fiscali. Va detto che questi contribuiscono all’instabilità finanziaria internazionale e allo sviluppo delle diseguaglianze, ma non tutti i problemi nascono ovviamente da qui. Un grande strumento in questo campo diventano le società offshore, ossia delle società registrate in base alle leggi di uno stato estero, ma che conducono la propria attività al di fuori dello Stato o della giurisdizione in cui sono registrate.

Importante il rapporto tra paradisi fiscali e gambling. Ad esempio Malta è specializzata nelle società di gioco d’azzardo online. Questo avviene soprattutto e in particolare grazie a una pressione fiscale molto bassa. Inoltre la legislazione maltese è costantemente aggiornata e quindi questo riduce fortissimamente i rischi di contenzioso in campo civile. Infine questo Paese offre protezione politica alle svariate società. Ma se si parla di paradisi fiscali, non si può non pensare a Gibilterra. Secondo quanto emerge da un recente articolo, Gibilterra e il Regno Unito devono considerarsi come un unico Stato membro per la libera prestazione di servizi. Va detto che il sistema fiscale britannico impone una tassa agli operatori di gioco con sede a Gibilterra, i quali offrono servizi a distanza ai cittadini britannici. Quindi si tratta di un addio a una fiscalità privilegiata. Molti benefici sono oramai a titoli di coda. Tutto merito, o colpa, a seconda dei punti di vista e delle opinioni, di un intervento giudiziario.   

La sentenza riconosce  che Gibilterra e una colonia del Regno Unito, che non fa però parte della Gran Bretagna. A livello giuridico però è come se fosse un unico Stato. Quindi viene meno la norma che stabiliva che solo le entità situate nel Regno Unito pagavano la tassa sul gioco d’azzardo. Non vi è alcun dubbio che tutto ciò consentirà a Londra di avere un maggior gettito e di aumentare le proprie entrate. Le casse dello stato britannico vedranno così aumentare il loro fatturato derivante dalle attività di gioco di Gibilterra, le cui case da gioco controllano il 60% del mercato mondiale e aggiungere profitti lordi annui stimati a 30.000 milioni di euro in base alla società di consulenza H2 Capital. Cifre davvero niente male.

Quindi le case da gioco non considereranno più Gibliterra uno dei tanti paradisi fiscali? Può essere. E questo potrebbe avere delle conseguenze negative sull’economia della colonia della Gran Bretagna. La vantaggiosa tassazione è stata infatti, senza alcun dubbio, una vera e propria miniera d’oro per gli operatori del settore. Una delle cause del cambiamento della situazione può essere considerata la Brexit, ossia l’uscita dall’Unione Europea. Inquietudine e incertezza: è questo ora come ora lo stadio d’animo degli oltre 3 mila lavoratori delle 33 società da gioco presenti a Gibilterra. Ad avvantaggiarsi di tutto potrebbe essere Malta, vero e unico paradiso fiscale. La filiera del gambling potrebbe tutta concentrarsi e spostarsi là. Ma occhio alla crescita dell’isola di Man. E soprattutto è lecito chiedersi se Gibilterra si arrenderà così. Senza alcun colpo di coda.  

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