La IA sbarca su Whatsapp grazie all’ultimo aggiornamento disponibile. Meta ha esteso il programma anche a Facebook e Instagram, allargando così il ventaglio di utilizzo delle IA nelle app più comuni in circolazione. Se da un lato i vantaggi di uno strumento così potente sono netti, dall’altro anche i possibili rischi lo sono. Siamo ancora relativamente liberi o serviamo solo ad allenare un algoritmo?
Come funziona
Da poco più di una settimana gli utenti italiani di Whatsapp si sono trovati di fronte ad una inaspettata novità. Ad attenderli, dopo aver installato l’ultimo aggiornamento disponibile, una funzionalità sotto certi punti di vista rivoluzionaria. Si parla della presenza dell’IA (Intelligenza Artificiale) nella famosa app di messaggistica americana.
In realtà l’esperimento è stato aperto a tutte le maggiori piattaforme social o di messaggistica, con anche Facebook, Instagram e Messenger coinvolte nel progetto. In Italia ad ogni modo è Whatsapp a regnare per quanto riguarda le chat personali. L’app risulta infatti utilizzata per l’83% circa degli Italiani secondo dati Censis del 2022. Ci si aspetta che la percentuale sia ulteriormente cresciuta nel corso degli ultimi 3 anni.
Per accedere alle funzionalità della IA si può cliccare sull’apposita icona con il simbolo di Meta AI, cercare la stessa nella barra di ricerca o “citarla” in una conversazione con la ormai famosa @.
Una volta chiamata in causa essa promette di soddisfare tutti i tipici compiti svolti da una intelligenza artificiale odierna. Fare una sintesi, dare suggerimenti, tradurre frasi ed organizzare eventi sono solo alcune delle possibili funzioni dello strumento. Non è invece possibile generare immagini o video, compito che invece Chat GPT ad esempio, nella sua versione integrale, non fatica a compiere seppur con qualche difetto.
Opportunità o pericolo?
Fin qui la cosa sembra anche essere un grosso vantaggio. Il ruolo della IA nelle nostre vite odierne comincia infatti ad assumere sempre più importanza. Sia ragazzi che professionisti usano infatti lo strumento per raggiungere i propri obiettivi. Si riesce in questo modo a risparmiare tempo o a fare meglio dei compiti rispetto a quanto si potrebbe fare da soli. Senza entrare qui nel merito pratico o morale dell’uso delle IA all’interno delle nostre vite, rispetto alla vicenda di Whatsapp il principale problema che bisogna affrontare è quello dei dati.
Gli utenti di tutto il mondo, compresi quelli italiani da un paio di settimane, si chiedono infatti se l’IA non abbia in qualche modo accesso alle chat personali.
L’azienda americana capitanata da Zuckerberg ha risposto con fermezza affermando come la cosa sia fuori discussione, invitando allo stesso tempo però gli utenti a non condividere dati sensibili in chat.
Potrebbe non bastare quindi il sicuro sistema di crittografia end to end applicato da Whatsapp. Se Meta AI fosse abilitata a leggere le chat la crittografia non sarebbe un problema. Rimangono quindi delle perplessità sul reale funzionamento dello strumento, con diverse critiche mosse da enti specializzati verso Meta AI.
Altra questione fondamentale risulta essere quella dell’allenamento del modello.
L’IA si basa infatti su un algoritmo che prevede una quantità massiccia di dati in input. Maggiori sono i dati in entrata e maggiormente accurati saranno gli output in uscita. Possedere dati per IA vuol dire quindi allenarsi a dare risposte sempre più accurate e soddisfacenti per l’utente.
Sotto questo punto di vista viene invece ammesso l’uso delle chat ai fini dell’allenamento del modello, ma solo delle chat che si hanno con il bot, in alcun modo quelle personali.
Per le IA vale quindi il discorso fatto per tutti gli strumenti ipertecnologici odierni. Estremamente utili, ma bisogna pensare fino a che punto sia giusto rinunciare ai propri dati (quindi alla propria privacy) per avere in cambio dei vantaggi digitali.
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