Google Drive nuova meta dei pirati informatici

La lotta alla pirateria informatica prosegue da molti anni e sono tanti i provvedimenti che a livello globale sono stati presi per ridurre quanto più possibile un fenomeno di cui fruiscono milioni di persone nel mondo, ma che continua inevitabilmente a danneggiare i proprietari di copyright, portando alla diffusione gratuita di contenuti protetti dal diritto d’autore come musica, film, serie, libri e così via, fenomeno che spesso e volentieri costringe le parti offese a intraprendere azioni legali per tutelarsi dall’azione dei pirati informatici.

Nonostante sia continua l’azione delle autorità che si occupano di identificare e chiudere piattaforme che contribuiscono alla diffusione di materiale “pirata”, continuano a spuntare sul web nuove realtà che tentano di aggirare la legge e i controlli per offrire l’accesso a contenuti protetti da copyright. L’ultima trovata, messa in luce di recente, sarebbe proprio sfruttare piattaforme cloud come Google Drive per diffondere illecitamente il materiale protetto. Un’alternativa, questa, che si starebbe diffondendo in maniera sempre più ampia, come dimostrano le migliaia di denunce che richiedono la rimozione di materiale illegale dalla piattaforma online del colosso di Mountain View.

Secondo le ultime rivelazioni provenienti dal web, Google Drive si starebbe trasformando in una risorsa utile per i pirati informatici, ipotesi dimostrata dalle quasi 5000 richieste presentate da importanti studi di Hollywood e detentori di copyright, per la rimozione di contenuti illegali, questo nonostante i sistemi di controllo adottati da Google che dovrebbero riconoscere i file protetti dal diritto d’autore rimuovendoli automaticamente. Per evitare i controlli, tuttavia, i pirati informatici adotterebbero una particolare strategia in grado di aggirare i controlli.

Su Drive verrebbero salvati esclusivamente i link a file caricati su YouTube ma non elencati, quindi non visibili a tutti. In seguito i link verrebbero condivisi attraverso piattaforme di messaggistica, forum o gruppi Facebook, permettendo agli utenti di accedere illegalmente ai contenuti protetti.

Se Google Drive sembra essere la piattaforma preferita per l’archiviazione di questi contenuti, in numero minore verrebbero sfruttate realtà come Dropbox e OneDrive. La preferenza sarebbe da attribuire al fatto che la piattaforma di Google offre 15GB di spazio di archiviazione gratuito e, con un singolo account, offre l’accesso anche a YouTube. Toccherà adesso a Google adottare ulteriori provvedimenti che riescano ad arginare il problema per impedire che la sua piattaforma cloud possa trasformarsi in un terreno fertile per i pirati informatici.

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