Finisce con lo scarto più ampio di sempre la finale tra Psg e Inter. I nerazzurri, mai in partita, vengono travolti dai gol di Hakimi, Kvarastkhelia, Mayulu e dalla doppietta di Doue, il giocatore più giovane a fare doppietta in finale. Prima Champions per il Psg, finale di stagione amaro invece per la squadra di Inzaghi che chiude l’anno a mani vuote.
Psg-Inter
Una partita senza storia, un risultato pesante che non lascia spazio a interpretazioni. Vince 5-0 il Psg la finale di Champions di Monaco di Baviera, surclassando su tutti i fronti una spenta Inter.
L’inizio è particolare, con il calcio d’inizio battuto dal Psg direttamente in fallo laterale. Si è subito pensato ad una pazzia totale, ma la verità è che il piano partita era quello di aggredire subito alto gli avversari ed impedire qualsiasi tipo di iniziativa tramite pressing asfissiante. La tattica del calcio d’inizio non trova fortuna, ma il piano partita funziona eccome.
Dall’altra parte invece non funziona nulla sin dai primi minuti. L’approccio è molle e non a caso dopo 20 minuti l’Inter è già sotto 2 a 0.
Il primo gol è una azione da play station, dove il Psg trova la l’imbucata vincente grazie ad una invenzione di Vitinha che mette Doue davanti al portiere. Il francese potrebbe tirare ma sceglie di passarla ad Hakimi che appoggia facilmente in rete. Il secondo gol è invece un contropiede a seguito di un pallone conteso in area del Psg. Ribaltamento di campo, Dembelè cambia per Doue che controlla e tira di potenza bucando Sommer grazie anche ad una deviazione di Di Marco.
Il primo tempo finirà con lo stesso leitmotiv con il quale era cominciato, ed anche il secondo comincerà alla stessa maniera. Cambiano gli interpreti per l’Inter ma non cambiano i risultati, mentre si intromette poi anche un po’ di sfortuna con gli infortuni del neo entrato Bisseck e di Calhanoglu.
L’Inter prova a sbilanciarsi in cerca del gol che riaprirebbe la partita ma non crea nulla, al contempo concede invece quello che non può concedere, ovvero gli spazi. I successivi due gol del Psg nascono infatti dalla stessa dinamica, con imbucate che spaccano una troppo aperta difesa nerazzurra e con Doue prima e Kvaratskhelia poi che battono Sommer sul primo palo. Il quinto gol, con l’Inter ormai arresa, arriva invece con un gran gol del giovane Mayulu.
A conti fatti Psg perfetto. Vitinha e Neves sono ovunque, chiude tutto Marquinhos in difesa mentre davanti Dembelè, Doue e Kvarastkhelia sono troppo belli da vedere.
Menzione speciale per Luis Enrique. L’allenatore spagnolo legge alla perfezione la partita, ma al di là di questo costruisce una squadra che abbina tanta fantasia e qualità a ordine tattico e sacrificio. Secondo Triplete in carriera per lui (anche se i trofei vinti quest’anno sono ben 4).
Prima Champions in bacheca per i parigini, con la partita che poteva finire tranquillamente finire 7/8 a 0. Chissà se Mbappè non si stia mangiando le mani per un trasferimento fatto forse nel momento sbagliato.
La valutazione della stagione dell’Inter
Commentare una stagione finita con un netto 5 a 0 in finale di Champions non è compito semplicissimo, lo scarto infatti è il più grande di tutte le finali, un risultato epico in negativo e quasi non appartenente a questa epoca calcistica.
L’Inter non è mai scesa in campo, la sconfitta è meritata e il Psg è stato troppo superiore per poter pensare di vincerla grazie ad un episodio fortunato. La sensazione è che l’Inter sia arrivata scarica fisicamente (questa in realtà sembra più una certezza) così come abbia pesato in maniera netta il fatto di concepire la finale come unico appiglio per evitare una stagione disastrosa dal punto di vista dei risultati.
Si pensava di fare il triplete come nel 2010, si finisce come il Leverkusen nel 2002.
All’interno della partita sono mancati però anche i big. Di Marco, fuori forma da tempo, incide negativamente sui primi 2 gol, Barella è inconsistente, la difesa gira a vuoto, Lautaro-Thuram non si vedono mai e Calhanoglu viene inghiottito da Neves e Vitinha che gli danno una dura lezione di come si gioca a calcio.
Inutile chiedere poi aiuto dalla panchina, presentare in una finale di Champions cambi come Zalewski, Bisseck, Darmian, Augusto e Asllani deve far riflettere. Perde male anche Inzaghi, incapace di cambiare il piano gara e imbrigliato nella gestione di palla-spazio perfetta del Psg.
Ad ogni modo non è tutto da buttare. Per perdere una finale ci devi arrivare, e l’Inter ha saputo andare oltre tutto pagando poi nel finale della stagione tutti i limiti di rosa e qualità che ad alti livelli sono poi essenziali. La stagione rimane positiva nonostante gli zero titoli, ma il risultato lascerà degli strascichi importanti. La speranza per l’Inter è che questi svaniscano presto. La speranza per l’Italia, che avrà molti interisti impegnati in Nazionale nelle prossime partite per il Mondiale, è la stessa.
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