Inter-Psg, una finale che vale la Champions

7 a 6 è il risultato complessivo della doppia semifinale Champions tra Inter e Barcellona. Grazie al gol di Frattesi nei supplementari l’Inter supera il turno e accede alla finale di Champions. Ad attenderla il Psg, uscito vittorioso dalla doppia sfida contro l’Arsenal. In entrambe le semifinali protagonisti i portieri, con varie parate di Sommer e Donnarumma risultate poi decisive.

Inter-Barcellona

L’Inter scrive la storia ed approda in finale di Champions per la seconda volta negli ultimi 3 anni. Dopo il pirotecnico 3-3 dell’andata le due squadre si ripetono e danno vita ad un 4-3 che rimarrà per sempre nella storia del calcio.

L’incontro si apre con un’Inter determinata a sfruttare il “fattore casa”, aggredendo subito la partita e cercando di gestire al meglio tutti i palloni in uscita. Il piano riesce, complice soprattutto il modo “selvaggio” di difendere dei catalani. La linea difensiva quasi a centrocampo ha come vantaggi recupero alto, pressing asfissiante e capacità di creare a ridosso dell’area avversaria. Appena superata la linea però dietro sono guai. L’Inter all’andata ha studiato, capito e preso le misure, così a fine primo tempo si è sul 2 a 0 per i nerazzurri.

I due gol nascono da situazioni simili. Recupero alto, imbucata e si punta la rete. Sul primo gol bravo Di Marco nel recupero e nell’imbucata per Thuram che cede poi a Lautaro, sul secondo gol bravo di nuovo l’argentino a resistere alla carica di Cubarsì e a guadagnare il rigore che Calhanoglu trasforma con la sua solita freddezza. La partita sembra in discesa, ma il Barcellona non scende a patti con il modo di giocare, conosce i suoi punti di forza e li sfrutta tutti nella ripresa.

L’episodio che cambia l’inerzia avviene al minuto 54, con la bella rete di Eric Garcia al volo su assist di Gerard Martin che riapre la partita. Di li in poi l’Inter sparisce dal campo.

Il pareggio arriva invece solo 5 minuti dopo su colpo di testa di Olmo. Poco prima della fine della partita il Barcellona la chiude. Raphinha è troppo solo in area di rigore, il primo tiro viene respinto ma sulla ribattuta la palla finisce in rete.

La partita è oggettivamente finita, serve un miracolo, un episodio fuori dal comune per un doppio confronto fuori dal comune. L’uomo del destino è Acerbi, che a tempo scaduto gira in rete (da attaccante vero) un pallone rasoterra di Dumfries. 3 a 3 e palla al centro.

La Champions è la competizione dei dettagli si sa, ma spesso all’interno delle partite ci sono momenti che cambiano le stesse, con l’inerzia che si sposta completamente rispetto alla logica. Nei supplementari accade proprio questo, gol di Frattesi su sponda di Taremi e parata mostruosa di Sommer sul possibile 4 a 4 di Yamal. Era ad ogni modo tutto scritto dopo il gol di Acerbi. Finisce 4 a 3, Inter in finale.

Migliore in campo Sommer, autore di due parate memorabili. Ampiamente promossi Acerbi, Bastoni, Dumfires e Lautaro, quest’ultimo a “mezzo servizio” dopo l’infortunio di una settimana prima. Da rivedere Calhanoglu. Lui si considera tra i migliori al mondo ma la verità è che quando il livello si alza fa fatica. La migliore versione del turco è però da ritrovare. Il Psg non è dominante come il Barcellona, se si saprà accendere, e stavolta non ha scuse, allora l’Inter avrà maggiori possibilità di vittoria.

Lato Barcellona invece onore a Yamal. Un minorenne così forte non si vedeva dai tempi di Pelè. Già ad oggi sarebbe da pallone d’oro, e in prospettiva potrebbe vincerne un numero irreale. Se la crescita continuerà su questi livelli e se riuscirà ad aumentare il numero di gol, allora il paragone con i più grandi sarà possibile ben prima del previsto.

A conti fatti la stagione dell’Inter è da considerarsi a priori positiva. La rosa non è al livello delle big della Champions, giocare ogni 3 giorni con Arnautovic o Correa come sostituti offensivi sarebbe difficile per tutti. Il vero artefice della finale è però Inzaghi, le sue tattiche e la sua capacità di gestione del gruppo sono state finora decisive. Dovesse vincere la Champions per lui sarebbero 8 trofei in 4 anni. Non male per un allenatore che si propone ormai tra i più forti d’Europa.

Psg-Arsenal

L’altro posto in finale se lo prende il Psg. La gara d’andata lasciava aperto ancora qualche spiraglio, ma la verità è che la qualificazione non è stata mai in discussione a livello di punteggio. Il merito? Di Donnarumma. Il portiere italiano è stato il vero artefice della qualificazione dei parigini, e con almeno 4 parate di livello (Trossard e Martinelli all’andata, Odegaard e Saka al ritorno) ribadisce il suo status di campione e non più di giovane dalle belle speranze.

I primi 20 minuti sono in realtà di stampo Arsenal, con la squadra di Arteta che chiude i rivali nella propria metà campo sfiorando più volte il vantaggio. Vantaggio che arriva però con Fabian Ruiz, con il bel gol che mette così al sicuro la qualificazione dei parigini. Di li la partita offre poco, spinge l’Arsenal senza trovare grossi varchi e spreca il Psg in contropiede. Negli ultimi 20 minuti prima un rigore sbagliato da Vitinha poi il raddoppio di Hakimi. Serve a poco il gol del definitivo 2 a 1 di Saka.

Onore all’Arsenal, squadra compatta e di talento, che avrebbe meritato nel complesso qualcosa di più. Con un vero bomber e con qualche piccolo ritocco la squadra potrebbe mirare ad essere una delle migliori dei prossimi anni.

Sarà il Psg invece l’avversario dell’Inter in finale. I parigini sono una squadra temibile e di talento. Donnarumma è in stato di grazia, la difesa capitanata da Marquinhos non è quella del Barcellona e l’attacco ha soluzioni illimitate per qualsiasi evenienza. Se nella singola partita la squadra saprà sprigionare tutto il proprio talento allora per l’Inter saranno dolori. Al contrario vincendo molti duelli e disinnescando i singoli le possibilità potranno aumentare. Insomma servirà giocare di squadra, e in questo l’Inter è più forte del Psg.

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