Tumore alla prostata: la recidiva dopo la radioterapia

Sono molteplici le patologie che possono coinvolgere la prostata, e una di queste è rappresentata dal tumore. Vari trattamenti possono essere adottati per un carcinoma prostatico: fra questi ci sono la radioterapia, l’ormonoterapia e la chemioterapia. Quasi sempre queste terapie assicurano un beneficio clinico apprezzabile; tuttavia a volte può succedere che il cancro si manifesti di nuovo. In tali circostanze si parla di recidive tumore alla prostata. Si tratta di una condizione che può essere evidenziata attraverso vari esami; tuttavia un campanello d’allarme che non può essere sottovalutato consiste nella presenza di PSA, antigene prostatico specifico, a specifici livelli nel sangue.

La diffusione del tumore alla prostata

Fra tutti i tumori che vengono riscontrati negli uomini, quello alla prostata è uno dei più frequenti, con 1 caso su 5. Va detto, comunque, che grazie alla terapia che viene adottata per tale forma tumorale la sopravvivenza è piuttosto elevata. Una volta che il cancro è stato diagnosticato, la ghiandola viene totalmente asportata, come pure i linfonodi attorno ad essa; in molti casi si ricorre alla radioterapia e alla terapia farmacologica ormonale. Da qualche anno a questa parte sono oggetto di indagini terapie nuove, a cominciare dalla crioterapia. Si studiano anche gli effetti dei farmaci antiangiogenici, in grado di arrestare l’afflusso al tumore del sangue, in modo che il tumore stesso muoia. Infine, sono in corso ricerche sui vaccini che incentivano la risposta del sistema immunitario e sulla HIFU, cioè gli ultrasuoni focalizzati sul tumore.

La recidiva

Si fa riferimento alla recidiva di un tumore alla prostata per indicare la presenza di PSA nel sangue: esso permette di capire che la neoplasia è comparsa di nuovo, ma non consente di scoprire dove essa sia dislocata. In particolare, la recidiva è tale nel momento in cui per i pazienti che si sono sottoposti a cicli di radioterapia i valori di PSA sono superiori a 2 ng / ml e per i pazienti che hanno subìto la rimozione chirurgica della prostata i valori di PSA sono superiori a 0.2 ng / ml.

Che cos’è il PSA

Il PSA non è altro che un enzima che viene prodotto quasi solo dalla ghiandola prostatica. Di conseguenza esso è presente in quantità fisiologiche nel sangue unicamente nel momento in cui la prostata è attiva. Quando invece la ghiandola viene rimossa, il PSA non può più essere prodotto, e lo stesso accade quando la prostata smette di funzionare in seguito a radioterapia. Nel caso in cui si abbia il sospetto di una recidiva, è necessario – in base alle indicazioni fornite dall’Associazione Italiana Oncologia Medica – effettuare il prelievo di sangue due volte e nel medesimo centro analisi; solo a quel punto la recidiva biochimica può essere diagnosticata. La percentuale di recidiva entro i primi 5 anni per i pazienti che sono stati trattati per via chirurgica va da un minimo del 15 a un massimo del 40%.

Recidiva del tumore alla prostata: come fare per identificarla

I soggetti che hanno una storia di carcinoma alla prostata dovrebbero eseguire dei follow-up a cadenza regolare. Va comunque precisato che al momento nella comunità scientifica non c’è un parere unanime a proposito della frequenza con la quale i controlli devono essere effettuati; tuttavia secondo le evidenze scientifiche più recenti sarebbe opportuno eseguire un controllo una volta ogni sei mesi. Per i primi due mesi, in particolare, ci si dovrebbe sottoporre a una visita urologica con esplorazione rettale, e per i primi cinque anni è consigliato il dosaggio ematico del PSA.

La diagnosi per immagini PET TAC

Quando si giunge a una diagnosi di recidiva biochimica, comunque, la malattia è ancora presente in maniera microscopica, e per questo motivo non può essere individuata da strumenti diagnostici tradizionali come la scintigrafia ossea o la TAC. Per questo si ricorre alla PET TAC, una soluzione di diagnostica per immagini che abbina i vantaggi offerti dalla tomografia a emissione di positroni (la PET, appunto) con quelli della TAC. Così, si ha l’opportunità di identificare la posizione delle recidive, anche se di dimensioni contenute. Una tecnica ancora più evoluta è quella della PET PSMA, che consente di scoprire se l’antigene prostatico specifico di membrana è presente sulle cellule tumorali.

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