Liste d’attesa in sanità: affrontarle con dati, visione strategica e strumenti digitali

Da anni le liste d’attesa costituiscono uno degli ostacoli principali all’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale. Nonostante vari tentativi di riforma e nuove disposizioni legislative, il problema rimane irrisolto. Con l’introduzione della Legge 107 del 29 luglio 2024, si è fatto un ulteriore passo avanti attraverso la creazione del Responsabile Unico Regionale dell’Assistenza Sanitaria (RUAS), incaricato di coordinare gli interventi correttivi sul territorio. Tuttavia, le norme da sole non bastano: occorrono strumenti pratici e visione sistemica.

Le esigenze dei pazienti si scontrano spesso con la disponibilità limitata di risorse. Per affrontare questa complessità serve un cambio di paradigma, un approccio più consapevole e proattivo che metta al centro l’uso intelligente dei dati. Non si tratta soltanto di strumenti di controllo amministrativo, ma di leve strategiche fondamentali per ridurre i tempi di attesa e migliorare la qualità del servizio.

I dati sanitari, infatti, sono molto più di numeri: rappresentano un patrimonio prezioso che racconta la realtà delle strutture, delle risorse e delle esigenze della popolazione. Informazioni come prenotazioni, disponibilità di medici e apparecchiature, cartelle cliniche e dati anagrafici possono restituire un quadro dinamico dell’intero sistema. Tuttavia, per farlo, devono essere integrati in un ecosistema digitale efficiente, aggiornabile e interoperabile.

Tre elementi diventano allora centrali in questo processo di trasformazione. Il primo è la capacità di leggere la domanda in tempo reale e in modo preciso. Riconoscere i trend stagionali, le criticità territoriali e i colli di bottiglia permette di intervenire prima che si trasformino in emergenze. È una logica predittiva, che consente di pianificare meglio l’utilizzo delle risorse e distribuire i carichi di lavoro in modo più equilibrato.

Il secondo elemento chiave è la possibilità di simulare scenari futuri. Strumenti digitali evoluti consentono di valutare in anticipo l’effetto di scelte organizzative: cosa succederebbe se si aprisse un nuovo ambulatorio in una zona critica? Quale sarebbe l’impatto dell’introduzione di una nuova tecnologia diagnostica? Simulazioni di questo tipo aiutano i decisori a evitare errori costosi e a selezionare le opzioni più efficaci.

Infine, il terzo pilastro è il monitoraggio continuo. Un sistema sanitario in grado di osservare in tempo reale l’andamento delle prestazioni, i tempi d’attesa e i fenomeni di disdetta degli appuntamenti (no-show) può intervenire rapidamente per correggere le deviazioni. Cruscotti interattivi e alert automatici permettono una gestione più dinamica, con azioni mirate anche in momenti di pressione sul sistema.

Naturalmente, l’adozione di queste tecnologie non può prescindere da una governance coordinata. Il RUAS ha il compito di guidare questo processo, ma il cambiamento deve coinvolgere tutti: Regioni, ASL, ospedali, centri specialistici, Ministero della Salute e AGENAS. È necessario un modello collaborativo che promuova l’uso di standard comuni come il FHIR per garantire l’interoperabilità e superare la frammentazione attuale.

Solo un approccio strutturato, sostenuto da competenze e strumenti digitali avanzati, può affrontare in modo efficace la questione delle liste d’attesa. Le tecnologie esistono, le professionalità anche. È il momento di metterle realmente a servizio dei cittadini, per costruire un sistema sanitario più equo, veloce e vicino alle persone.

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