Gestanti: quasi nessuna sa se ha contratto la Rosolia. Grandi rischi per il feto

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Arrivare ai primi mesi di gestazione senza sapere se si ha contratto o meno la Rosolia è un grande rischio per il feto. Sono moltissime le donne che arrivano alla fatidica domanda del ginecologo “Signora lei ha avuto la Rosolia o è vaccinata?” senza avere risposta certa. Chi l’avesse già avuta da piccola non se lo ricorda e molti genitori non hanno la certezza sulle malattie esantematiche passate dai propri figli, vuoi il passare degli anni o anche la mancata attenzione di un tempo verso determinate malattie. Così 1 donna su 3 non sa minimamente se ha contratto questo virus e solo 4 donne su 10 sono vaccinate contro la rosolia. Dati allarmanti, soprattutto perché si scoprono già a pancione avviato.
Un quadro poco edificante, questo, rilasciato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) dopo un monitoraggio condotto nel periodo 2012-2015. Senza contare poi che oltre a non sapere se si ha avuto o meno la malattia, è scarsa la consapevolezza delle future mamme in età fertile del problema legato all’infezione durante la gravidanza.
Senza rendersene conto ci si trova davanti al rischio di contrarre una malattia molto pericolosa in gravidanza e se contratta in questa fase della propria vita, la rosolia può provocare danni seri al feto come ad esempio sordità, cecità, problemi cardiaci e al sistema nervoso centrale. Secondo i dati raccolti il 2% delle donne non è vaccinato, quindi molto più esposte alla rosolia, mentre il 37% non sa se è stato vaccinato.
La consapevolezza cambia radicalmente tra Nord e Sud con flessioni importanti in base alla regione di appartenenza della donna: le percentuali vanno dal 62% della Calabria al 28% del Veneto. Per quanto riguarda la copertura vaccinale, il 41% delle donne dichiara di essere stata vaccinata contro la rosolia ma anche per quest’indicatore i valori vanno dal 21% della Valle d’Aosta o il 27% della Calabria al 65% del Veneto.

Un altro dato interessante riguarda l’età delle donne vaccinate: aumenta infatti tra le più giovani ed è massima (57%) nella classe di età 18-24 (grazie all’offerta della vaccinazione nell’adolescenza prevista dal Piano di eliminazione della malattia), mentre nelle generazioni successive diminuisce gradualmente (44% tra le 25-34enni e 34% tra le 35-49enni). A vaccinarsi sono più di frequente le donne con alto livello di istruzione (43%), senza difficoltà economiche (45%) e con cittadinanza italiana (41%, contro il 24% fra le donne straniere).

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