Coronavirus, come se l’è cavata l’Italia secondo Harvad

Coronavirus

Non è stata generosa la pagella data dall’Università di Harvard all’Italia, riportata da La Repubblica, riguardo la gestione dell’emergenza Coronavirus. Il prestigioso istituto con sede a Cambridge nei pressi di Boston, ritiene che nonostante le misure prese abbiano salvato un numero enorme di vite umane, comunque siano arrivate in ordine sparso, confusionario e che ne ha pregiudicato fortemente l’efficacia.

Certo è che non saremo gli ultimi della classe, considerando cosa sta avvenendo in Brasile, o meglio, non avvenendo.

Enorme potenziale, rendimento ridotto, una dicotomia che sembra endemica del nostro paese. In realtà gli studiosi di Harvard fanno una precisazione: l’Italia è stata enormemente sfortunata. E’ stato il primo paese occidentale ad essere stato investito in maniera consistente dall’epidemia da Coronavirus, anche se sappiamo che in ogni probabilità a portare il virus in Europa per primo è stato un tedesco di Monaco di Baviera.

Mentre gli altri paesi dell’Occidente hanno potuto osservare le evoluzione della pandemia nel mondo prima di prendere delle decisioni, in Italia si è dovuto inventare un modello di risposta da zero, affrontando un’eventualità mai vista prima, una crisi che, come detto saggiamente da Conte, è paragonabile solo alla Seconda Guerra Mondiale.

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Allo stesso tempo questo vorrà dire uscirne con ogni probabilità prima degli altri (anche se bisognerà aspettare la soluzione della questione Coronavirus in tutta Europa per poter tornare del tutto alla normalità, ad esempio per viaggiare). Inoltre la situazione demografica italiana, secondo paese più vecchio del mondo dopo il Giappone, non ha fatto altro che far schizzare in alto in tasso di mortalità ed il numero di ricoverati.

Com’è noto, infatti, il Coronavirus colpisce, in genere, più duramente gli anziani e le persone fragili (e secondo l’ISS almeno un italiano su due ha una patologia pregressa). Resta però il fatto, secondo Harvard, che sia stato rovinosamente sottovalutato il rischio di scoppio dell’epidemia. Innanzitutto considerando erroneamente le potenzialità di crescita del numero dei contagiati in maniera lineare e non esponenziale.

In secondo luogo, com’è stato sottolineato da Walter Ricciardi, membro italiano dell’Executive Board dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è mancata una severa rete di controlli nei confronti di chi tornava dalla Cina nel mese di Gennaio. Questo ha causato diversi “pazienti uno” in Italia, alimentando focolai diversi che hanno reso il contagio quasi incontrollabile.

Seconda critica rivolta all’Italia da Harvard sono le misure decise ad epidemia iniziata: la decisione di applicarle gradualmente è stata rovinosa. In particolare l’iniziale annuncio della chiusura della Lombardia, la regione purtroppo più colpita, ha causato un fuggi fuggi generale che ha contribuito a diffondere (come affermato anche dalla Regione Puglia) in tutta Italia il Coronavirus. Le misure graduali depauperano fortemente il potenziale delle successive, più severe.

Terza critica riguarda i dati, sappiamo tutti come il tema dei tamponi è piuttosto scottante e il nostro paese ha deciso di applicare una linea moderata sullo svolgimento degli stessi. Solo a chi ha sintomi gravi, anche se è noto che il Coronavirus, come detto anche dallo studio di Harvard, si presenta nella stragrande maggioranza dei casi in forma asintomatica a con sintomi lievi, perfettamente confondibile con una banale influenza stagionale.

Questo rende i dati rilevati del tutto fuorvianti, mostrano un tasso di letalità enorme (specialmente in Lombardia) e dati ballerini, che non sembrano portare ad una curva da cui si possa ricavare qualsivoglia lettura. Come detto anche Roberto Burioni, il bollettino delle 18.00 con il Capo della Protezione Civile Borrelli e un altro ospite, è del tutto inutile per capire l’andamento del contagio. Alcuni studi parlano di addirittura tre milioni di casi in Italia. Su circa centomila censiti.

Ultima bocciatura da parte di Harvard arriva riguardo le risorse. L’Italia avrebbe pensato di cavarsela in un paio di settimane, ignorando che le pandemie sono eventi epocali (Ilaria Capua ha affermato che la portata storica di questa pandemia è la stessa di quella di peste bovina, che secoli e secoli fa mutò contagiando l’uomo e diventando il virus del morbillo) e che richiedono scorte di risorse paragonabili a quelle di una guerra.

Una doccia fredda per un paese che fino a poco tempo era convinto che la propria risposta al Coronavirus potesse diventare un modello. In realtà può ancora esserlo, questa bocciatura non è tout court, bensì critica i ritardi e la confusione. Queste correzioni potrebbero essere applicate in un altro paese e salvare milioni di vite.

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