L’11 Aprile del 1961, ovvero 64 anni fa, partì uno storico processo che vide imputata una delle figure più controverse di tutta la storia. Adolf Eichmann, spietato gerarca tedesco, viene processato in Israele dopo il suo arresto in Sud America. Quello che ne consegue sarà una diretta televisiva che seguirà logiche di marketing ed ascolti, organizzando un processo dove si inseguiranno giustizia e telespettatori.
L’arresto
Finita la guerra Eichmann pensò subito a scappare in Argentina. In realtà non fu né il primo né l’ultimo dei tedeschi ad avere una idea simile. Era pratica diffusa infatti cercare rifugio in Sud America per scappare dalla “caccia al nazista” che tutto il mondo stava attuando. L’obiettivo della caccia era quello di risalire alle figure di più alto rango del regime, potendo così cercare di portare a processo i carnefici per infliggere loro una pena esemplare. Tra i vari esiti possibili non era da escludere la pena di morte.
Eichmann visse per circa 15 anni sotto falso nome, proprio come tanti suoi colleghi avevano fatto. La ricerca dei nazisti si faceva però sempre più feroce, con varie figure di spicco che pian piano venivano riportate in Europa in attesa di un processo.
Nel maggio del 1960, dopo lunghi studi e ricerche da parte dei servizi segreti israeliani, viene arrestato dagli agenti del Mossad. L’arresto assomiglia però molto di più ad un rapimento, con gli agenti sei servizi segreti che temono di farsi scappare l’occasione giusta per portalo a processo a causa di questioni burocratiche riguardo l’estradizione. Il tempo scarseggia, decidendo quindi per un volo verso Israele.
Sorgerà un caso politico per le modalità d’arresto del tedesco, ma la verità è che a nessuno interessava sprecarsi per una figura così ingombrante. Ben presto Argentina e Israele chiarirono dunque la questione lasciando immutate le condizioni maturate.
Le accuse e il processo
I capi d’accusa, per quanto fitti ed importanti, sono da dividere in almeno 4 diversi filoni. Crimini contro il popolo ebraico, contro l’umanità, di guerra e appartenenza alle SS e Gestapo. Nonostante le accuse precedentemente rivolte, a Eichmann verrà contestata in particolar modo una tragica questione, ovvero quella dei campi di sterminio. Viene attribuita a lui infatti la concettualizzazione dei campi, con Himmler e Heydrich che si occuparono poi della messa a punto dell’idea.
Durante il processo, che seguì le regole giuridiche già applicate per Norimberga, Eichmann si dichiarò più volte innocente. La sua difesa era quella di aver soltanto eseguito degli ordini militari senza scelta alcuna.
Il processo durò poco più di 8 mesi, con esito alquanto scontato di colpevolezza. Morì per impiccagione, risultando ancora ad oggi l’unico civile giustiziato nel territorio di Israele. Troppo gravi erano state giudicate le atrocità commesse.
Uno show di portata mondiale
Al di là delle questioni giuridiche del processo, esso è passato alla storia anche per altri fattori. In particolar modo per la prima volta si ebbe modo di assistere ad un vero e proprio show.
La copertura televisiva (esclusiva di una azienda americana) rivoluzionò sia il processo stesso sia la percezione che i vari Stati ebbero nell’assistere all’evento. Per la prima volta si assistette ad un processo di caratura mondiale con copertura integrale. Tutte le azioni intraprese da questo momento in poi sono mirate sicuramente ad ottenere giustizia, ma anche a creare un sistema che possa risultare vincente su un livello diverso: quello del marketing.
Per una copertura ottimale si scelse dapprima una location vincente, individuata nella “Casa del Popolo” di Gerusalemme. La struttura era in grado di contenere giuria, imputato, pubblico e troupe televisiva. Dopodiché si lavorò sull’imputato. L’importanza della sua figura, ed il rischio di attentati o linciaggio, fecero pendere per una sua presenza all’interno di una struttura antiproiettile. L’imputato ben in vista fu un risultato scenico e d’impatto rilevante per l’ottima riuscita della diretta televisiva.
Per esigenze comunicative vennero invece usate delle cuffie con traduzione, mentre per la prima volta si assistette in diretta mondiale a testimonianze, documenti, foto e video delle atrocità commesse a scapito del popolo ebreo. Quest’ultimo fattore fu molto importante per trasmettere l’importanza degli eventi accaduti affinché nessuno potesse avere dubbi o negare i fatti storici.
Hannah Arendt in una sua pubblicazione lo descrisse come “la banalità del male”. Eichmann infatti appariva alle telecamere come un vecchio esile e provato dagli eventi, ben lontano dalla figura autoritaria che ci si aspetterebbe da un personaggio del suo calibro. Eppure, come ricordato dalla storica, “qualsiasi persona ordinaria può diventare parte di un ingranaggio malvagio e totalitario”.
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