Il Piano Marshall viene firmato nel 3 Aprile del 1948 dopo lunghe riflessioni. L’obiettivo era quello di ripristinare l’economia europea totalmente allo sbando dopo l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale. Un piano con enormi vantaggi per i paesi europei i quali però nel tempo scoprirono anche inaspettate zone d’ombra non considerate.
IL CONTESTO
Siamo nell’immediato dopo guerra, con l’Europa nel momento peggiore della sua storia tutta. La lotta al nazismo ha infatti lasciato strascichi pesanti sia per quanto riguarda le forze spese sui campi di battaglia sia per quanto riguarda i vari fronti interni, con vari paesi totalmente frantumati nel loro interno. Un esempio esplicativo di ciò è sicuramente quello dell’Italia, un paese schierato prima dal lato sbagliato della storia e poi usato come terreno di battaglia per cercare di aprire le difese del nemico. Nel 1943 infatti avvenne lo sbarco in Sicilia che permise alle forze statunitensi di risalire da sud a nord l’Italia intera guadagnando così terreno prezioso nei confronti dei tedeschi, azione che combinata allo sbarco in Normandia nel giugno dell’anno successivo risultò decisiva per la vittoria della guerra.
Tirando le somme della guerra diventa palese per tutti che l’Europa si trovava ad affrontare una sfida enorme in termini di ricostruzione e ristrutturazione dell’assetto economico/sociale, cosa resa ancora più difficile dalla stanca e frustrata popolazione.
IL PIANO
Il Piano Marshall viene stipulato nel 3 Aprile del 1948 ma comunicato al mondo intero quasi un anno prima in una conferenza tenuta presso l’università americana di Harvard. Il nome del piano deriva dal segretario di stato statunitense George Marshall, il quale da tempo auspicava una riforma di questo tipo affermando come senza aiuti considerevoli l’Europa potesse andare incontro a gravi periodi di crisi economica e sociale.
L’idea del Piano Marshall era quindi quella di far affluire una serie di ingenti capitali diluiti in 3 momenti diversi nel corso di 4 anni.
Tra i maggiori beneficiari del piano risultano esserci Regno Unito, Francia, Germania e Italia. Il Regno Unito infatti per lungo tempo era stato l’unico vero e proprio Stato a resistere all’avanzamento nazista, riuscendo a rientrare parzialmente in questo modo da numerose spese belliche sostenute nel corso della guerra. Diverso il discorso invece per Francia, Germania e Italia. Se la Germania pagava il fatto di essere lo Stato fulcro delle operazioni belliche, Francia e Italia pagavano invece sconfitte e alleanze sbagliate. Nel caso della Francia infatti la nazione fu smembrata a metà con una parte sotto il diretto controllo tedesco, mentre per l’Italia valgono i discorsi fatti in precedenza.
In totale il Piano Marshall versò nelle casse europee circa 14 milioni di dollari, con una operazione che non costò ingenti sacrifici agli Usa grazie ai precedenti accordi di Bretton Woods. In quella circostanza il dollaro divenne la moneta di riserva secondo il sistema del gold exchange standard, permettendo agli Usa di rientrare quindi grazie alla stampa dei dollari nei diversi paesi che venivano usati poi per pagare i passivi dei paesi stessi.
L’EUROPA POST MARSHALL
Inizialmente la manovra non fu giudicata troppo positivamente dagli economisti americani, che vedevano la crescita europea dettata più dalle scarse condizioni di partenza che da una effettiva crescita che poteva essere mantenuta nel corso del tempo.
Ad ogni modo i risultati raggiunsero invece gli obiettivi prefissati, con il Piano che riuscì a far ripartire una ferita Europa e che servì anche come propulsore per la diffusione della democrazia, con vari paesi che grazie ad un ritrovato benessere riuscirono a liberarsi dei regimi e a “rilassarsi” sul piano bellico.
Così descritto il Piano sembra essere tutto a vantaggio dell’Europa, ma cosa ci guadagnava esattamente l’Usa?
Sempre nel dopo guerra l’Europa si trovava divisa rispetto a due blocchi che rispecchiavano i volti dei veri vincitori della guerra: da una parte gli Usa con la loro società capitalista e dall’altra la Russia con il loro modello comunista. Ebbene il Piano aveva sicuramente l’obiettivo di aiutare le popolazioni che avevano maggiormente subito la guerra, ma allo stesso tempo i veri obiettivi erano tenere dalla propria parte (e quindi lontano dai Russi) quanti più paesi possibili grazie all’attuazione del Piano Marshall, così come rendere in qualche modo debitori del favore (e quindi dipendenti dagli Usa) gli stessi paesi beneficiari. Dal punto di vista del contrasto ai russi non è un caso infatti che inizialmente il Piano dovesse essere esteso anche ai paesi baltici, mossa poi non attuata in quanto tutti gli Stati erano sotto il controllo proprio della Russia.
Rispetto alla politica interna invece sono numerosi i casi che vedono da quel momento gli Stati Uniti occuparsi delle vicende interne dei vari paesi, con l’Italia in particolar modo coinvolta in numerosi casi certificati e non, dove la presenza americana fece la differenza.
Ad ogni modo, con tutti i suoi difetti e le sue dietrologie, esisteva un mondo che collaborava per cercare di evolversi e migliorare. Una modalità che, guardando alle vicende odierne dei dazi doganali, sembra esser andata persa in nome dei soldi.
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