Ritornare tutti a casa alla sera; ci sono troppi pazzi nelle strade. Omicidio Stradale in Valsusa

Ieri al volante un pazzo scriteriato, nervoso per un sorpasso malriuscito, per una ronzare delle moto nelle strade tortuose in montagna (davvero tante le moto incontrate quest’anno, ma che bella sensazione deve essere guidarle in tali condizioni), non ha digerito un torto subito. Maurizio De Giulio, di 50 ha ucciso così una ragazza, il passeggero di una moto, di una coppia in vacanza. Elisa Ferrero, 27 anni, di Moncalieri è morta, mentre il suo fidanzato, Matteo Penna, 29 anni ferito gravemente è stato trasportato con l’eliambulanza a Torino. Una discussione per una precedenza non rispettata, un gesto di stizza del motociclista e una rabbia che si è scatenata trasformando il Furgone in un’arma per colpire e “fargliela pagare”. L’uomo ha investito e ucciso.  Aveva bevuto più del doppio consentito. Stava anche lui in auto con la moglie con la figlia.

Con che faccia la guarderà ancora? E come lei guarderà il suo papà. Intanto un’altra famiglia piange per la propria figlia che non ci sarà più.

Sono tornato ieri dalle mie vacanze in Trentino Alto Adige. Ho attraversato con la mia famiglia mezza Italia. Di comportamenti a dir poco strani, di gente al volate ne ho visti davvero troppi. Di atteggiamenti distratti, pericolosi, aggressivi ve ne potrei raccontare tanti: dalla signora che “messaggiava” mentre guidava, ai vecchietti che percorrevano le superstrade a 40 Km/h inducendo al sorpasso, spostandosi poi di corsia per non essere superati. Ai sorpassi di veicoli che si sfidano (ieri una fiammante X-Trail ha superato una vecchia e fumosa familiare, per poi sbandargli vicino – intenzionalmente – fino a farla rientrare sulla destra. Saranno stati al massimo cinque centimetri tra le due vetture. Ne è seguito un inseguimento con clacson e fari. Io ho assistito alla scena e non ho potuto che rallentare temendo l’innesco di una carambola). Un Pullman è uscito dalla corsia di destra senza freccia mentre lo stavo sorpassando. Ho iniziato a suonare, temendo il peggio. Poi ammetto il mio sfogo  con i gesti di rito, ma mi sono davvero spaventato. E’ stato un viaggio allucinante. In autostrada, malgrado il tutor o il controlli elettronici si assistono a cambiamenti di corsia, tipo slalom sul filo dei 130Km/h. Non si ha la percezione del pericolo sia per se stessi, che per gli altri.  Gli incidenti stradali in Italia sono causa di morte, di traumi e conseguenze permanenti. Il dolore indotto diventa dolore perenne – se non c’è la morte – per chi lo subisce e per tutti quelli intorno alla vittima. Economicamente parlando è un costo per lo Stato, è un aggravio per la società. L’introduzione, con il nuovo codice stradale, dell’Omicidio Stradale non mi sembra abbia portato a nulla (se non ad un giusto inasprimento della pena).

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Al volante c’è gente troppo nervosa, repressa, insoddisfatta che cerca appiglio per le lite o per sfogare la propria rabbia, nei confronti di chi sta percorrendo semplicemente il medesimo percorso, o parte di esso.  Guidare vuol dire condurre un mezzo, per arrivare in un luogo partendo da un altro. L’auto è un semplice mezzo di trasporto. Non si sta gareggiando, non c’è una competizione. Non si vince nulla, si può solo perdere.

Al volante c’è gente impreparata, insicura e distratta. I giovanissimi pensano di giocare ad un videogame, molte donne utilizzano l’auto per truccarsi. Un po’ tutti giocano con le playlist… per un attimo. L’attimo fatidico. Poco tempo fa girava un video, che vi ripropongo che trattava proprio “l’attimo che a noi non capita”. Giocare con il cellulare ha causato e continuerà a causare (purtroppo) vittime di cui tanti bambini innocenti. I bambini sono la cosa più preziosa della nostra vita. Ogni volta che guido il mio primo pensiero è di portarli sani e salvi a casa. Ultimamente vedo troppe cose pazze nelle strade delle città, nelle provinciali o regionali e in Autostrada. Vedo che c’è un assoluto menefreghismo dell’altrui necessità. La doppia fila, l’apertura degli sportelli, la mancanza di rispetto delle strisce pedonali, il parcheggio ovunque (marciapiedi, angoli, di traverso, in mezzo alla strada). Gli scooter viaggiano quasi sempre contromano nelle strade a doppio senso. Evitare l’impatto è un gioco di abilità, è uno slalom, ma senza neve.

Al volante anche io faccio i miei errori. Ieri ad esempio, quando il pullman stava per uscire senza freccia e senza guardare l’ho dapprima superato e poi gliene ho dette di tutti i colori. Ho esagerato, ero spaventato, ma avrei dovuto evitare. Quel poveraccio stava lavorando magari da chissà quante ore. Si è distratto un attimo. Ho fatto un errore ancor più grave quando non mi sono fermato pur rendendomi conto di essere stanco. Il problema è che è difficile capirlo. C’è un intorpidimento che coglie impreparati. Cerco di aprire il vetro, muovermi o cantare, ma a volte il sonno si insinua e fa chiudere gli occhi. Mi è capitato già altre volte dopo pranzo oppure alla sera tardi. Ieri sera, ad esempio, grazie a mia figlia  forse non ho combinato qualcosa di brutto. Mi ha parlato per tutto il tragitto – dopo cena – . Avevo sonno, ero stanco, e mi sarei dovuto fermare e lavare il viso. Ho invece proseguito. Lei però mi ha tenuto sveglio col suo chiacchierare di bambina. Prima rispondevo impastato, poi mi ha ripreso perché le sembrava non seguissi i suoi discorsi (era vero….mi stavo addormentando), e mi sono concentrato e svegliato. E’ una grossa stupidagine. Bisogna assolutamente fermarsi, almeno ogni due ore. Una piccola pausa, bagno, lavare il viso e bere un caffè. In commercio ci sono delle gomme da masticare che svegliano un po’. Ieri il sorriso di mia figlia attraverso lo specchietto retrovisore ha evitato, forse, il peggio.

Io direi che sarebbe il caso di mettere in moto la testa prima di pensare di saper guidare. Pensare alle conseguenze di quello che si fa, e come diceva mia madre – quando a diciott’anni uscivo con la mia A112 – guarda sopratutto a quello che fanno gli altri, non a quello che fai tu. Non mi è andata sempre bene, però forse abbiamo limitato i danni. A che serve non essere superati, non  rispettare una precedenza, o passare con l’arancione? Meglio molto meglio arrivare tardi, ma ritornare tutti a casa alla sera.

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