Addio all’identità italiana [Motori] Terza Parte, la Lancia Delta [& Prisma]

Le auto che hanno segnato la storia dell’automobile italiana sono quasi sempre “cresciute” dopo la presentazione. Si sono evolute e migliorate  adattate e comunque hanno segnato quasi sempre un riferimento per innovazione o originalità. Aldilà del design che ha rappresentato con i vari Pininfarina, Giugiaro e tanti altri un orgoglio tutto nostro, spesso i Brand Italiani hanno proposto modelli che sono “rimasti vivi” nella mente e non solo perchè per ognuno di noi rappresentavano qualcosa, ma perché tecnicamente, meccanicamente sono stati un punto di svolta nelle varie categorie d’appartenenza. Abbiamo già parlato della Fiat 127 (senza andare troppo lontano), ma come questa utilitaria tanti altri modelli, nella storia hanno segnato una vera novità. La Delta, pur derivando da un altro modello del Gruppo Fiat – la Ritmo – reinterpretò e personalizzò fino a stravolgerne il DNA. Praticamente non c’erano punti di unione tra i due modelli se non la meccanica (che poi si evolse). Era l’inizio di quello che poi, è diventata la normalità per tutte le Case automobilistiche. Precursori in tutto, nel mondo dell’automotive, anche anticipatari per tecnologie e innovazioni e… poi … anche per declino e fine.

 

Tutto questo per raccontare della Lancia Delta e Prisma vetture uniche ed indimenticabili. La Lancia Delta, nata come auto di classe media  (attualmente sarebbe un segmento C)  ma di lusso, si è sviluppata in tantissime versioni e motorizzazioni  fino a diventare 4WD e poi “integrale” e portando a Casa ben 10 titoli Mondiali nel Campionato Rally Dal 1973 al 1992. Il marchio italiano detiene ancora oggi questo primato, oltre a una serie di titoli consecutivi acquisiti ininterrottamente dal 1987 al 1992. Un successo garantito da questa berlina compatta nata per essere elegante, divenuta un’icona della sportività. La sola Lancia Delta ha accumulato 46 vittorie nel WRC, un vero e proprio monumento del patrimonio sportivo.

Poi per stupire ancora e dimostrare la sua poliedricità, nel mezzo della sua carriera, ha messo la coda, trasformandosi in una berlina elegante ma sobria, di nome Prisma.

Belle, personalissime, con dotazioni che ne facevano la differenza, rispetto alla concorrenza. La qualità tecnica era all’avanguardia, lo stile e i materiali dei tessuti e rifiniture pur essendo particolari e ricercati, (non sempre all’altezza delle aspettative), ma tutti le amavano.

Non troppo grandi, ma facili da guidare e gustose nell’impostare ora tonanti, curve, frenate, davano sempre una grande sensazione di sicurezza. Erano anni in cui non esisteva ABS, controllo di trazione e neppure servosterzo. Le sospensioni erano a molle indipendenti al retrotreno, con barra stabilizzatrice, freni a Disco all’anteriore e a tamburo dietro, ma le Lancia erano veramente Auto italiane e si distinguevano per forme e dinamica, oltre allo stile.

Quando la Lancia Delta debuttò nel 1979, il successo fu immediato. Compatta ma raffinata, portava la firma del celebre designer Giorgetto Giugiaro e si impose rapidamente, conquistando il prestigioso titolo di Auto dell’Anno nel 1980. Per la casa automobilistica torinese fu un riconoscimento storico, il primo di questo genere. La Delta piacque anche fuori dai confini italiani, e a contribuire alla sua fama fu una campagna pubblicitaria iconica con protagonista l’attrice francese Catherine Deneuve, testimonial della versione LX.

Al suo lancio, la Delta era disponibile con motorizzazioni 1.3 e 1.5 e diverse configurazioni di interni. Ma il suo DNA non poteva restare immune alla passione per la sportività. Così, nel 1982 nacque prima la Delta GT, dotata di un 1.6 bialbero da 105 CV, capace di scattare da 0 a 100 km/h in 10,5 secondi e raggiungere una velocità massima di 180 km/h, poi il grande salto. Erano gli anni delle Peugeot  e Audi che vincevano tutto nei rally…..

Al Salone di Torino 1983, Lancia presentò il prototipo Delta Turbo 4×4, dotato di un motore da 130 CV con turbocompressore Garrett T2 e intercooler, un’idea che sarebbe maturata nella Delta HF Turbo, lanciata sempre nel 1983 ma senza trazione integrale. L’evoluzione della Delta si fece ancora più significativa dopo la fine delle leggendarie Gruppo B nel mondo dei rally, chiuse dopo tragici incidenti, compreso quello che coinvolse una Lancia Delta S4 al Tour de Corse 1986 dove persero la vita l’equipaggio composto da Henri Toivonen e il copilota Sergio Cresto. Le vetture dell’epoca erano veri e propri “mostri” che avevano poco e niente del modello di cui riprendevano il nome: La Delta S4 infatti aveva un motore  turbo da 250 CV nella versione stradale e fino a 550 CV in quella corse.

Fu in quell’anno che Lancia ridefinì il progetto della Delta a trazione integrale, introducendo un motore 2.0 da 154 CV con turbo Garrett T3 e sistema overboost. La Delta 4WD entrò così nel nuovo Gruppo A e dominò il Mondiale Rally 1987, inaugurando un’epoca straordinaria.

Il 1988 vide l’arrivo della prima Delta Integrale, con parafanghi allargati, telaio aggiornato e un motore da oltre 180 CV. Lancia non si fermò: nel 1989 debuttò la Integrale 16V con 200 CV, mentre nel 1991, forte di quattro mondiali rally consecutivi, la casa torinese presentò la Delta Evoluzione, soprannominata “Deltona”.

L’ultima evoluzione fu la Integrale Evo II del 1993, con 215 CV e cerchi da 16 pollici. Per celebrare la fine di un’era, la Carrozzeria Maggiora realizzò un esclusivo esemplare Evo 3, verniciato in viola, con 237 CV e cerchi da 17 pollici.

La Lancia Delta misurava 389 cm x 162 (177 la integrale) H: 135/138 Passo: 247 cm Peso: da 955 a 1340 secondo versioni

Misure di un’utilitaria nel XXI secolo ma che ha stregato migliaia di appassionati in tutto il Mondo e regalato emozioni come forse poche altre automobili in questa fetta di Mercato. Un’auto iconica che nelle varie versioni hanno saputo evolvere nello stile e nella tecnica e che è stata fonte di ispirazione per molti modelli che sono seguiti.

Le “Delta” successive non hanno saputo trasmettere ed incarnare il medesimo spirito e neppure qualità e fascino, per quanto il modello che seguì aveva connotazioni e richiami del modello precedente (costruita su pianale Fiat Tipo), non ha sfondato. Forse anche per mancanza della versione sportiva e a trazione integrale, il fascino di quello che fu, non ritornò più. L’ultima Delta poi, per quanto tecnicamente moderna, aveva una linea di rottura e non incarnava affatto l’idea che questo modello aveva da sempre trasmesso. Fu un modello anonimo, con qualità e rifiniture da vera Delta, ma non piacque poi molto. Erano anni difficili e il mercato stava iniziando a guardare ai SUV e Crossover.

 

Forse la futura Delta, di cui si parla insistentemente sarà qualcosa che punterà a richiami estetici del tempo che fu, acquisendo qualcosa dello stile odierno, ma in ogni caso non sarà più una vera Lancia. Potrebbe arrivare con propulsione elettrica oppure con motori dell’ex gruppo PSA. Insomma addio ai vecchi 4 cilindri bialbero turbo, adesso propinano anche su Brand come Alfa Romeo e Jeep  tre cilindri turbo con cinghie a bagno d’olio, ed unità hybrid per ridurre consumi ed inquinamento, un tempo c’erano motori di differente concezione, votati alle prestazioni, e comunque frutto di idee e manodopera Made in Italy.

I tempi cambiano e così le esigenze dei costruttori (o del Mercato). L’asse della produzione si è spostato dai paesi che producevano petrolio, a quelli che producono batterie. Tutto dietro la scusa dell’inquinamento. Intanto i clienti si trovano oggi a dover acquistare auto ipertecnologiche, silenziose e ovattate. Auto sicure che proteggono e danno confort come mai. E’ cambiato il Mondo, è cambiata la concezione dell’auto. Da passione e prestazioni. emozioni, si è passati ad un mero elettrodomestico (in tutti i sensi) che ci trasporta. Forse è giusto così, io però mi ricordo l’emozione di entrare nel concessionario e vedere le novità, sentire il profumo e toccare gli interni e il volante, aprire il cofano e vedere i motori, e sognare. E sognavo, mi ricordo bene, una Lancia Delta Integrale con colorazione bianco cangiante all’apice dei miei sogni…il tempo che fu.

 

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