Dal 12 aprile al 15 settembre 2025, la Collezione Peggy Guggenheim ospita Maria Helena Vieira da Silva. Anatomia di uno spazio, un’ampia retrospettiva dedicata a una delle figure più affascinanti e originali del panorama artistico del Novecento. La mostra, curata da Flavia Frigeri – storica dell’arte e curatrice presso la National Portrait Gallery di Londra – sarà successivamente presentata al Museo Guggenheim di Bilbao, dal 17 ottobre 2025 al 22 febbraio 2026.
L’esposizione riunisce circa settanta opere fondamentali, provenienti da alcuni dei musei e collezioni più prestigiosi del mondo – tra cui il Centre Georges Pompidou, il Museum of Modern Art e la Tate Modern – offrendo un percorso visivo ricco e inedito attraverso l’evoluzione artistica di Vieira da Silva (Lisbona, 1908 – Parigi, 1992). Al centro del progetto vi è l’analisi del suo linguaggio pittorico, in equilibrio tra astrazione e figurazione, e la sua straordinaria capacità di rappresentare lo spazio in modo personale e innovativo.
Dagli anni Trenta fino alla fine degli Ottanta, la mostra esplora il profondo legame dell’artista con l’architettura e la costruzione visiva degli spazi: paesaggi urbani, reali o immaginati, si fondono in composizioni che superano i confini della prospettiva tradizionale. In questo percorso, emerge anche una nuova lettura del suo lavoro, indipendente dal movimento Informale a cui fu in passato accostata, e radicata invece nell’esperienza parigina e nell’esilio brasiliano vissuto con il marito, l’artista Arpad Szenes, durante la Seconda guerra mondiale.
Vieira da Silva fu tra le protagoniste della celebre mostra Exhibition by 31 Women, organizzata da Peggy Guggenheim nel 1943 a New York, e Hilla Rebay – prima direttrice del Museum of Non-Objective Painting – fu tra le prime a collezionarne le opere. Il legame con il mondo Guggenheim è quindi profondo e storico.
Le sue tele, popolate da ritmi labirintici, strutture geometriche e prospettive complesse, riflettono un universo in trasformazione. L’interesse per lo spazio è centrale in opere come La camera piastrellata (1935) e Figura di balletto (1948), dove la distinzione tra soggetto e sfondo si annulla. L’atelier – luogo fisico e mentale dell’artista – diventa spesso tema ricorrente, simbolo del suo processo creativo.
Il percorso espositivo si apre con una sezione dedicata alla relazione tra Vieira da Silva e Arpad Szenes, attraverso una selezione di ritratti incrociati che raccontano la loro connessione artistica e umana. Seguono le opere degli anni Trenta dedicate agli interni, vere e proprie “anatomie” dello spazio. Tra queste, spicca Composizione (1936), proveniente dal Guggenheim di New York.
Una parte della mostra si concentra poi sui dipinti ispirati alla danza e agli scacchi, come Danza (1938) e Scacchiera rossa (1946), metafore visive del movimento e del pensiero strategico. Intenso e toccante il nucleo di opere dedicate agli anni dell’esilio e della guerra, tra cui Il disastro (1942) e Gli annegati (1938), intrise di dolore e inquietudine.
Il ritorno a Parigi nel 1947 coincide con una svolta stilistica che porta Vieira da Silva a una maggiore astrazione. I paesaggi urbani, reali o mentali, diventano protagonisti in tele come Parigi, la notte (1951) e Festa veneziana (1949). Segue una riflessione sull’architettura pubblica – cantieri, stazioni, chiese – e sull’interazione tra interno ed esterno, come nei dipinti Interno nero (1950) o L’arena (1950).
Verso la fine del percorso, le opere degli anni Sessanta mostrano una tavolozza più scura e una sempre maggiore densità compositiva. La mostra si chiude con una selezione di Composizioni bianche, eseguite in diversi momenti della carriera, che mettono in luce il ruolo simbolico e luminoso del bianco nella sua ricerca.
Ad accompagnare la mostra, un catalogo illustrato pubblicato da Marsilio Arte, con testi di Flavia Frigeri, dell’artista Giulia Andreani, della scrittrice Lauren Elkin e della storica dell’arte Jennifer Sliwka. Il programma prevede inoltre numerose attività collaterali gratuite, rese possibili grazie al sostegno della Fondazione Araldi Guinetti di Vaduz, pensate per approfondire l’opera e il linguaggio visivo di Vieira da Silva, restituendone appieno la complessità e l’attualità.
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