Happy Days e i suoi “primi” 45 anni. Un mito televisivo che dura nel tempo.

La foto pubblicata nel profilo Instagram di Ron Howard

La foto pubblicata nel profilo Instagram di Ron Howard

Ha fatto notizia, e forte leva nel cuore degli appassionati della serie, la foto pubblicata su Instagram da Ron Howard  qualche giorno fa dove si distinguono chiaramente alcuni dei visi più noti della serie, tutti riuniti per partecipare ad un evento in onore dello scomparso Gary Marshall, creatore di Happy Days.

Certo, il tempo è passato pure per loro ma i tratti sono riconoscibilissimi. Nella foto in alto, sulla sinistra si riconosce Ron Howard, regista di successo e interprete di Richard Cunningham, subito dietro Marion Ross (Marion Cunningham), a seguire Henry Winkler (il mitico Fonzie) e in basso a partire dalla sinistra rispettivamente Ralph e Potsie (Don Most e Anson Williams). Mancano nella foto, purtroppo, Erin Moran, la sorella di Richie, Joanie “sottiletta” Cunningham, scomparsa prematuramente nel 2017, e Tom Bosley (Howard Cunningham) che si è spento nel 2010 all’età di 83 anni.

Lo scatto ha ovviamente fatto il giro del web e ha fatto impazzire i fan di mezzo mondo che hanno inondato il post di Ron Howard con messaggi d’amore e di stima per quegli attori che un tempo sono stati i beniamini assoluti di milioni di spettatori.

Il cast di Happy Days in una foto promozionale

Il cast di Happy Days in una foto promozionale

Happy Days racconta la vita di una famiglia americana medio borghese, i Cunningham, che vivono a Milwaukee nel Wisconsin a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60. I suoi componenti si relazionano con tutta una serie di personaggi che gli ruotano attorno e che di fatto poi tessono quella rete di situazioni che stanno alla base dei racconti di tutti gli episodi della serie, ben 251. La famiglia, l’amore, l’amicizia, le riflessioni sulla vita sono tutti temi che vengono affrontati, anche se con leggerezza, in maniera selettiva e puntuale. Difficile non identificarsi con questi personaggi e seguirli in tutte le 11 stagioni dello show.

Ma qual è la chiave di un simile successo? Che influenze ha ricevuto questa fantastica serie dalla società del tempo e cosa ha restituito? E, ancora, perché Happy Days è considerato un ever green? Scopriamolo insieme…

LA CREAZIONE DI HAPPY DAYS

Quando Gary Marshall – regista di successo con i suoi Pretty Woman, Se scappi ti sposo, Capodanno a New Yorknel 1970, ebbe l’incarico da parte della ABC di ideare una nuova serie televisiva per il pubblico americano, non pensava di certo che Happy Days potesse ottenere un così grande successo.
E non credeva neppure che il personaggio di Fonzie, ideato da lui e così tanto osteggiato dai dirigenti della ABC, rappresentasse la chiave del successo di una serie che a ragione ha fatto la storia della televisione.

Gary Marshall, in piedi, durante l'ultima reunion di Happy Days

Gary Marshall, in piedi, durante l’ultima reunion di Happy Days

Realizzata per distogliere gli spettatori americani del tempo dai problemi della guerra con il Vietnam e dall’inflazione, fu una serie fortemente voluta dalla ABC che desiderava, per la verità, uno show ambientato negli anni ‘30, un periodo – secondo i dirigenti della ABC – ritenuto più interessante dei problematici anni ‘70. Gary Marshall non fu però dello stesso parere e decise invece di proporre un’ambientazione spostata in avanti di venti anni, quindi negli anni ‘50 americani. Se doveva infatti creare uno show televisivo che distogliesse l’attenzione degli spettatori, perché non fare una serie che affrontasse in maniera leggera i problemi adolescenziali in un periodo a lui più familiare e conosciuto come i fifties? Tra l’altro, la scelta dell’ambientazione negli anni ‘50 avrebbe offerto al pubblico televisivo un periodo parecchio nostalgico e apprezzato dagli americani, considerato da tutti come un momento d’oro della società statunitense in cui la positività, la voglia di futuro e di dinamismo facevano a gara per far dimenticare un evento traumatico come la Seconda Guerra Mondiale, da “sovrascrivere” a ogni costo e da scordare in fretta.
Così, dopo aver ricevuto parere positivo dai dirigenti del network televisivo, Marshall si mise a lavoro e realizzò un episodio pilota di mezz’ora dal titolo A new family in town che portava dentro di sé sprazzi di ciò che poi sarebbero stati alcuni degli elementi caratteristici di Happy Days.

L’episodio pilota non ebbe però fortuna, non piacque a nessuno alla ABC e il progettò si arenò improvvisamente. Il girato fu riciclato e divenne un episodio della serie Love American style col titolo Love and happy days.

Il pilot della nuova serie

Il pilot della nuova serie

Quando però nel 1971 prese piede il musical Grease, creato da Jim Jacobs e Warren Casey (che ispirerà l’omonimo film del ‘78) e, nel 1973, vide la luce al cinema American Graffiti, di George Lucas ottenendo un grande successo, la ABC si precipitò a rispolverare il vecchio progetto della serie televisiva degli anni ‘50 e chiese a Gary Marshall di rimettersi all’opera. I dirigenti della rete volevano però che lo show affrontasse l’argomento delle bande giovanili e che le fiammanti automobili americane degli anni ‘50 fossero sempre presenti. Fu creato così il personaggio di Fonzie, che doveva indossare un giubbotto di pelle, rispettando in questo modo le indicazioni della ABC sulle bande giovanili – Fonzie doveva in sostanza rappresentare un teppista del tempo – mentre nei vari episodi della serie sarebbero apparse a più riprese molte automobili di quegli anni.

Un'immagine del musical Grease (1971)

Un’immagine del musical Grease (1971)

Il poster di American Graffiti (1973)

Il poster di American Graffiti (1973)

È molto probabile che tali indicazioni fossero state date a Marshall sia sulla base del successo di American Graffiti, che aveva posto l’attenzione proprio sulle automobili di quel periodo (anche se la storia del film si svolge negli anni ‘60 e non nei fifties), che su quelle del musical Grease in cui gli appartenenti delle bandi giovanili, anche amanti di motociclette dell’epoca, venivano mostrati con addosso dei giubbotti di pelle, il cosiddetto “chiodo”, mettendo così in scena il fenomeno delle bande giovanili (l’indumento venne creato a New York dai fratelli Scott, intorno agli anni ‘30 ed ebbe la sua massima diffusione grazie all’uso che ne fecero i bikers della Harley Davidson). Da queste premesse, nacque Happy Days, la cui prima stagione composta da 16 episodi andò in onda nel 1974 riscuotendo un incredibile successo.

I PERSONAGGI

Probabilmente, la parte più complessa della creazione di Happy Days fu però la scelta degli attori. Non è mai semplice, per un produttore o autore televisivo, trovare un viso ai propri personaggi. La trasposizione di un protagonista, solo immaginato, in qualcosa di reale che viene quindi veicolato dall’attore non è mai compito facile. Inoltre, i vari attori devono assemblarsi con coerenza sia per quanto riguarda l’aspetto fisico ma anche, e soprattutto, per quello che concerne il sapersi ritrovare sulla scena proprio dal punto di vista della recitazione (tempi delle battute, movimenti e così via).

Marion Ross fu scelta per interpretare Marion Cunningham. Attrice di talento, partecipa a diversi film e telefilm molto conosciuti come Perry Mason, Missione Impossibile, Le strade di San Francisco. Aveva già fatto parte del pilot e quindi rimase la “donna” della famiglia Cunningham senza molti problemi.
Tom Bosley prese il ruolo di Howard Cunningham. Attore di esperienza, fu all’inizio scelto per sostituire Harol Gould, che aveva partecipato al pilot e che era già impegnato su un altro lavoro. La scelta di Tom fu però azzeccata perché seppe interpretare molto bene, anche grazie al suo umorismo innato, il buon padre di famiglia e seppe anche coordinare un gruppo di giovani attori come quelli che avrebbero popolato gli episodi di Happy Days.
Erin Moran fu la scelta voluta da Marshall per interpretare Joanie. Spiritosa e bambina molto vispa, fu perfetta per quella parte e crebbe, per davvero, a vista d’occhio all’interno della serie. Entrata bambina, ne esce, nell’ultimo episodio, come donna adulta.
Ron Howard fu scelto per la parte di Richie. In effetti, aveva già partecipato anche al pilot della serie ma la ABC non era convinta della sua interpretazione, considerata troppo “normale” rispetto a quello che avevano immaginato. A Marshall invece piaceva, sia perché ci aveva lavorato prima nel pilot sia per la sua interpretazione in American Graffiti. Richie doveva essere un personaggio equilibrato, tranquillo, che guardava alla vita con occhi smaliziati e Ron era perfetto per quella parte. Non poteva di certo essere qualcosa di diverso da quello che era perché doveva tenere a bada sulla scena i personaggi matti di Ralph e Potsie, che rappresentavano l’esuberanza e il demenziale della serie.
Per Potsie fu così confermato Anson Williams, visto già nel pilot. Nel corso del tempo avrebbe poi evidenziato le sue doti canore e sarebbe così divenuto il cantante della serie.
Per Ralph fu scelto invece Don Most. Il copione non prevedeva la figura di Ralph Malph e Don Most era stato scartato per la parte di Potzie a causa dei suoi capelli rossi. Cercavano infatti un attore bruno ma la simpatia dell’attore colpì molto Marshall che decise di creare un personaggio proprio per lui.

Per Fonzie si cercava infine un attore alto e biondo. Doveva essere un po’ più grande degli altri ragazzi ed essere stato in una banda giovanile. Doveva anche essere parecchio espressivo in modo da recitare la parte del duro senza spiccicare una parola. Quando però furono fatti i provini e si presentò un certo Henry Winkler, tutti ne rimasero affascinati. Marshall aveva trovato il suo Fonzie anche se era lontano dai canoni immaginati ma poco importava. Henry Winkler era Fonzie. Punto!
Il personaggio doveva all’inizio chiamarsi Carmine Ragusa ma poi divenne Arthur Fonzarelli, meglio conosciuto come The Fonz.

IL FONZARELLI CHE NON TI ASPETTI

Arthur Fonzarelli, in arte “Fonzie”, interpretato da Henry Winkler aveva il compito di portare all’interno della serie l’argomento delle bande giovanili, un fenomeno diffuso nelle periferie di parecchie città americane degli anni ‘50. Marshall non voleva però mettere in scena un delinquente a tutti gli effetti – anche perché la serie aveva un mood scanzonato e leggero – e desiderava solo che si rapportasse con gli altri protagonisti della serie senza parlare troppo.

Arthur Fonzarelli sulla sua moto, una Triumph TR5

Arthur Fonzarelli sulla sua moto, una Triumph TR5

Fonzie doveva quindi essere solo un personaggio defilato la cui idea di duro passava nel non proferire parola. Lo si può notare proprio dai primissimi episodi della serie dove non parla affatto e si limita solo ad annuire o a lanciare qualche occhiatina. Da un lato c’era però la ABC che lo voleva con la “parlantina” e, dall’altra, Marshall che non lo voleva per nulla al mondo. Inoltre, la mise di Fonzie non piaceva a quelli della ABC che, nonostante avessero voluto un rimando alle bande giovanili, consideravano il giubbotto di pelle, e lo stesso personaggio, un elemento troppo forte per la serie. Approfittando così del fatto che Marshall si era allontanato per seguire un altro lavoro alle Hawaii, fecero pressione su Brunner, sostituto provvisorio di Marshall, affinché Fonzie fosse cambiato. Quando ritornò Marshall e andò sul set, trovò Fonzie vestito con una giacchetta chiara e con scarpe davvero anonime, al punto che non si distingueva dagli altri personaggi della serie. Pare che Marshall, arrivato sul set, abbia esclamato qualcosa tipo: “…ma avete mai visto qualcuno andare in moto con la giacchetta?”.

Fonzie con giacca chiara

Fonzie con giacca chiara

Così Marshall e la ABC, dopo diversi tira e molla, si accordarono sul fatto che Fonzie avrebbe indossato il giubbotto di pelle solo a bordo della sua moto. Marshall però fece in modo che Fonzie, negli episodi, stesse sempre sulla moto e che quindi apparisse sempre con il suo “chiodo”. Un ottimo modo per aggirare le condizioni della ABC e fare di testa sua. La scelta si rivelò azzeccata, perché il fatto di stare sempre sulla moto e di avere il suo chiodo, diede al personaggio una parvenza maggiore al punto che il pubblico iniziò a notarlo e ad amarlo sempre di più. Quando lo show si trasferì poi dalle riprese all’esterno, in studio, e divenne una sorta di serie dal vivo (le riprese venivano fatte con un vero pubblico che applaudiva e rideva alle battute nello stesso momento in cui venivano fatte – nel doppiaggio italiano questo aspetto è andato purtroppo perduto) Henry Winkler iniziò a colorare il suo personaggio con degli atteggiamenti e modi di dire fuori dal copione, donando a Fonzie un’anima ben precisa e facendolo diventare il personaggio che tutti noi oggi conosciamo.
I suoi “Hey!” o “Wow!” sono ormai parte della storia della televisione.

COME HAPPY DAYS CAMBIA PELLE E IL SALTO DELLO SQUALO

La prima stagione fu girata in esterni e andò molto bene. Per competere però con la concorrenza si decise di immettere più comicità e le riprese si spostarono, come scritto poco sopra, in studio davanti ad vero pubblico. Marshall credeva che gli attori avrebbero dato ancora di più se si fossero esibiti in presenza di veri spettatori che ridevano nello stesso momento in cui veniva recitata una battuta o messa in scena una data situazione. Le puntate venivano sempre registrate ma adesso gli attori potevano contare su un feedback immediato dato proprio dalla presenza di un pubblico reale.
Una trasformazione parecchio importante.

Il set di Happy Days

Il set di Happy Days

Così come fu importante lo spostamento del focus narrativo dai Cunningham a Fonzie. Il plot principale doveva rimanere sulla famiglia Cunningham e così fu, per la verità, per tutta la serie. Si iniziò però a dare molto più spazio al personaggio di Fonzie perché i dirigenti della ABC si resero conto che il pubblico lo amava particolarmente. Per non rischiare di convertire la serie da Happy Days a Fonzie’s Days, si decise di far andare a vivere il personaggio a casa dei Cunningham, sopra, all’interno di una stanza sfitta. Le storie avrebbero così riguardato sempre i Cunningham, ma con il fatto che Fonzie gli abitava sopra sarebbero state incentrate maggiormente anche su di lui. Gli sceneggiatori avrebbe avuto in questo modo l’occasione di indagarlo meglio e farlo conoscere ancor di più al pubblico. Fu così che si scoprì la parte buona del personaggio realizzando, a livello di narrazione, un protagonista parecchio delineato e funzionale. In fondo Fonzie non era mai stato, nelle intenzioni di Marshall, un vero bullo, un duro o un personaggio cattivo senza morale. Fonzie doveva rappresentare invece quel ragazzo che aveva smarrito la propria strada (la banda giovanile) e che si era rimesso in carreggiata da solo con tutte le sue forze, acquisendo una sua moralità e un suo equilibrio. Insomma, un finto duro con il cuore d’oro. Difficile, per gli americani, non identificarsi con questo personaggio in grado di riscattarsi e adempiere così al sogno americano. Non dimentichiamoci, infatti, che Fonzie riuscirà ad insegnare anche a scuola – meccanica – e a diventare pure preside. Insomma, un cambio di registro notevole!

Il nuovo appartamento di Arthur Fonzarelli

Il nuovo appartamento di Arthur Fonzarelli

Un’altra trasformazione della serie avvenne quando Ron Howard, che interpreta Richie, decise di lasciare lo show per seguire i propri sogni e fare regia. Ci ritornerà di tanto in tanto ma la sua partenza destabilizzerà la narrazione che deve adesso adattarsi alla mancanza di Richie. Ci riuscirà con l’inserimento di nuovi personaggi e con il sempre presente Fonzie.
La serie si trasforma anche in un contenitore di talenti. Vi ricordare di Mork? Robin Williamsgrande attore di talento che interpreta l’alieno Mork e che poi avrà uno show tutto suo – viene conosciuto dal grande pubblico proprio in Happy Days. E che dire di Tom Hanks che appare nell’episodio cinque della decima stagione in versione karateka?
La serie arriverà a cambiare ancora ma stavolta in maniera negativa con la quinta stagione.
Nella puntata Fonzie un nuovo James Dean (3a parte), la storia si sposta momentaneamente a Los Angeles dove il personaggio di Fonzie viene invitato a fare un provino ad Hollywood perché per alcuni talent scout ha la stoffa dell’attore. Durante la permanenza a Los Angeles, Fonzie decide di saltare sopra ad uno squalo, che si trova in un recinto a largo, facendo sci nautico e dimostrando il suo coraggio ad un bullo del posto. Fonzie riuscirà nell’impresa ma l’episodio non verrà accolto favorevolmente dal pubblico.

Il "Jumping the Shark" di Fonzie

Il “Jumping the Shark” di Fonzie

Si considerò invero la scena troppo eccessiva e ridondante per il personaggio. Gli spettatori non riuscirono per niente ad identificarsi con quella scelta. Fonzie aveva dimostrato di essere migliore del bullo perché aveva già vinto una gara di sci nautico proprio con lui. Il salto divenne quindi un eccesso non giustificato.
Sembra che tale disappunto, da parte degli spettatori, si tradusse in un calo di ascolti dello show. Gli sceneggiatori del tempo minimizzarono l’accaduto ma la reazione di disappunto del pubblico fu racconta dal critico Jon Hein che coniò la frase Jumping the Shark, saltare lo squalo, per indicare proprio il tentativo da parte di produttori e autori televisivi nel provare ad alzare lo share creando scene discutibili e per nulla efficaci. La frase entrò a far parte della terminologia dell’intrattenimento e viene tutt’ora utilizzata quando si vuole criticare una serie che pur di mantenersi a galla, è proprio il caso di dirlo, decide di attuare un suo Jumping the Shark.

NOSTALGIA CANAGLIA

Happy Days arrivò in Italia a cavallo tra il 1977 e il 1978 è fece il boom degli ascolti. Eravamo tutti colpiti da quella serie, da quel senso di spensieratezza che Richie, Fonzie e tutta l’allegra brigata ci trasmettevano. Volevamo una famiglia come quella, degli amici così e, per i maschietti ovviamente, il pollice alto di Fonzie e il suo schiocco di dita per farsi circondare da belle ragazze. Adesso un personaggio del genere non avrebbe successo, anzi sarebbe probabilmente accusato di maschilismo e di chissà cos’altro. I tempi di Happy Days erano però altri, gli anni ‘70, e si riferivano ad un periodo ancora più lontano dove l’emancipazione della donna era lungi dall’essere alle porte. Il tutto va quindi inquadrato tenendo conto dei contesti sociali e analizzato di conseguenza. Il mito degli Stati Uniti passava però anche da quel modo di essere dei ragazzi degli anni ‘50, criticabile forse ma sempre calato nella realtà del tempo. Come dimenticarsi di Arnold’s? Alzi la mano chi non ha mai pensato di affossare i denti in un morbido panino come quelli della serie o di guidare quelle gigantesche automobili o ascoltare la musica in quei jukebox. Un periodo edulcorato, ovviamente, e spinto dalla finzione televisiva la cui matrice è però comune a tutte le incarnazioni che hanno voluto rappresentare quegli anni, da Grease ad American Graffiti, da Porky’s a Ritorno al Futuro.

Happy Days non è però solo questo. I temi trattati, anche se affrontati con leggerezza, sono frutto di esperienze di vera vita vissuta che oggi possono a noi adulti farci sorridere ma che assumono nell’adolescenza tutto un altro significato con risvolti a volte, apparentemente, drammatici. Chi non si è mai preso una cotta? Chi non ha mai ricevuto il classico “due di picche”? Chi non ha mai sofferto per un amico/a che è stato/a ricoverato/a in ospedale a seguito di un brutto incidente? Chi non ha mai sentito sulla propria pelle il distacco dalla famiglia per andarsene a studiare o lavorare in un’altra città?
Gli episodi di Happy Days sono intrisi di sorrisi, di risate, di momenti felici ma pieni pieni di autenticità
che va ricercata nel profondo di ogni episodio.
Nella tredicesima puntata della terza stazione, Joanie si innamora di Potsie. Inizia di nascosto a scrivergli dei messaggi d’amore ma non vuole palesarsi perché ha paura che venga rifiutata, sia perché è la sorella di Richie, sia perché Potsie è più grande di lei. Un giorno prende coraggio e gli da un appuntamento da Arnold’s ma Potsie, appena si rende conto che la misteriosa spasimante è Joanie, comprende i suoi sentimenti ma le confessa che è ancora troppo piccola per lui. Joanie subisce un duro colpo ma deve in qualche modo farsene una ragione e andare avanti.

Joanie e Potsie

Joanie e Potsie

Se volessimo trovare, in questo episodio, degli elementi di autenticità, come scritto poco sopra, potremmo sicuramente evidenziarne un paio. Il primo riguarda il fatto che bisogna sempre andare in fondo alle cose. Joanie è innamorata e decide di esporsi per sapere se questo suo sentimento è ricambiato. Poteva decidere di non dare alcun appuntamento a Potsie e rimanere per sempre nell’anonimato, ma cosa avrebbe ottenuto? Certo, avrebbe continuato ad accarezzare l’idea che Potsie potesse, teoricamente, ricambiare il suo sentimento ma dove l’avrebbe condotta un comportamento del genere?
Decide invece di andare in fondo a questo suo sentire e organizza un incontro. Il risultato finale è di certo deludente ma il passaggio fondamentale non è tanto il “no” di Potsie, ma l’aver deciso di fare qualcosa per risolvere questa sua situazione.
Nella vita bisogna quindi sempre adoperarsi, dove possibile, nel risolvere le questioni personali. Non affrontarle significa non scioglierne mai i nodi e quindi non andare avanti.
Il secondo elemento è l’accettazione. Non sempre otteniamo ciò che vogliamo e Joanie fa esperienza di questo. Deve quindi accettare la risposta di Potsie e andare avanti. Non è facile e non è semplice perché la cotta, nel suo caso, brucia e tanto ma l’andare avanti è l’unica medicina per dimenticare presto e per darsi nuove possibilità. Spesso i “no” fanno male ma ci aiutano ad evolvere e a fornirci l’esperienza necessaria ad affrontare le future situazioni.
Happy Days è anche questo!

TUTT’ALTRO MA SEMPRE HAPPY DAYS

Il serial ha avuto diversi spin-off e declinazioni varie. Da Happy Days sono nate infatti delle serie parallele costruite attorno ad alcuni personaggi visti negli episodi di HD. Troviamo così Mork & Mindy, con un esplosivo Robin Williams nei panni dell’alieno Mork, Laverne e Shirley e Jenny e Chachi, con due dei personaggi più conosciuti di Happy Days: Joanie e Chachi. La serie ha visto anche una trasposizione a cartoni animati ad opera di Hanna & Barbera intitolata The Fonz and The Happy Days per un totale di 24 episodi.

Il cartone ispirato a Happy Days

Il cartone ispirato a Happy Days

PER NON DIMENTICARE: ANTONIO COLONNELLO

Inutile girarci attorno. Henry Winkler ha dato l’anima a Fonzie ma è il nostro doppiatore italiano, Antonio Colonnello, ad avercelo fatto conoscere e amare. La sua voce, inconfondibile, calda e caratteristica ha dato a Fonzie un suo carattere, aggiungendolo a quello già fornito dalla recitazione di Henry Winkler. Colonnello, doppiatore di qualità ha prestato la sua voce a innumerevoli attori come Steven Seagal, Clint Eastwood, Roger Moore, Tommy Lee Jones. È stato anche la voce di J.R. del telefilm “Dallas” (Larry Hangman) ma è, probabilmente, con Arthur Fonzarelli che sarà sempre ricordato dal grande pubblico. Il doppiatore in un’intervista dirà che Henry Winker, recitava con un sonoro “ouuu” quando voleva esprimere un senso di soddisfazione ma Colonnello non lo trovava molto funzionale in italiano. Decise così di allungare l’espressione aggiungendo all’inizio una “u”, rendendo il suo caratteristico “wow!” un’espressione migliore e d’impatto.
Antonio
Colonnello è scomparso nel 2005.

ALCUNE CURIOSITA’ SU HAPPY DAYS

  • Furono usati in totale 5 giubbotti di pelle durante tutta la serie:
    1. uno fu rubato dal set della Paramount;
    2. uno andò distrutto durante un episodio;
    3. uno fu riadattato per essere indossato per la scena del salto dello squalo;
    4. uno si trova esposto al Museo di Storia Americana a Washington;
    5. uno lo possiede Henry Winkler.
  • Durante la messa in onda di Happy Days, Henry Winkler riceveva circa 55.000 lettere a settimana da fan scatenati (soprattutto da ammiratrici);
  • Il telefilm fu girato dal 1974 al 1984 interamente nello “Stage 19” della Paramount, uno dei tanti set del colosso cinematografico;
  • La moto di Fonzie non era una Harley Davidson ma una Triumph TR5;
  • La serie ha messo in onda il miglior repertorio musicale degli anni ‘50;
  • Ron Howard è diventato un regista di successo;
  • Henry Winkler ha vinto da poco il prestigioso Emmy Award per la serie della HBO Barry e scrive dei libri per bambini, dove il protagonista è Hank Zipzer.

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