I game show televisivi hanno rappresentato per decenni un pilastro dell’intrattenimento popolare, grazie ad una miscela irresistibile tra suspance e premi in palio, oltre all’idea che chiunque avrebbe potuto trionfare. Sin dagli anni ’50, questi programmi hanno saputo adattarsi ai gusti del pubblico e alle trasformazioni del mezzo televisivo, diventando spesso veri e propri fenomeni culturali.
Uno dei capostipiti del genere in Italia è stato Rischiatutto, andato in onda a partire dal 1970 su Rai 1, condotto da Mike Bongiorno. Ispirato al formato statunitense Jeopardy!, il programma metteva alla prova le conoscenze dei concorrenti su materie specifiche, diventando rapidamente un appuntamento fisso per milioni di telespettatori. L’austerità degli studi e la compostezza dei partecipanti riflettevano lo spirito dell’epoca, in cui il sapere era celebrato come valore sociale, riducendo al minimo il contorno dato dagli ospiti o gli effetti sonori.
Negli anni ’80 e ’90, il panorama dei quiz show si arricchì di format più dinamici e orientati allo spettacolo vero e proprio, anche se ancora lontani dai livelli odierni. Ok, il prezzo è giusto!fece la sua comparsa sulla televisione italiana nel 1983: anche in questo caso si tratta di un riadattamento, è infatti la versione nostrana del celebre The Price is Right americano. Condotto per molti anni da Iva Zanicchi, il programma coinvolgeva i concorrenti nel gioco delle stime sui prezzi di prodotti commerciali, con un tono allegro e partecipativo che conquistò il pubblico familiare. Il successo è stato talmente iconico e radicato nella cultura nostrana da dar vita ad altri programmi, molto più recenti, chiaramente ispirati ad essi. Un esempio su tutti è Ok, la casa è giusta che chiaramente richiama al programma in grado di vantare oltre 3000 puntate nei suoi anni di trasmissione.
Un altro grande classico è La ruota della fortuna, trasmesso dal 1985 e basato sul format americano Wheel of Fortune. Con la sua ruota colorata, il tabellone con le lettere da indovinare e la conduzione brillante (storicamente affidata a Mike Bongiorno e successivamente a Enrico Papi), il programma si guadagnò una popolarità trasversale, diventando uno dei quiz più longevi della televisione italiana.
L’evoluzione del genere raggiunse un nuovo apice con Chi vuol essere milionario?, trasmesso a partire dal 2000 su Canale 5 e condotto da Gerry Scotti. Ispirato al format britannico Who Wants to Be a Millionaire?, il programma introduceva una narrazione più intensa, con luci soffuse e pause drammatiche per rendere ancora più emozionante il gioco. Il premio finale di un milione di euro e la possibilità di scalare progressivamente il montepremi resero il gioco coinvolgente anche per chi lo seguiva da casa.
Oltre a questi titoli, altri format di successo hanno lasciato il segno, come L’Eredità, Avanti un altro! e Reazione a catena, capaci di fondere cultura generale e divertimento in un mix accessibile a tutte le età. Anche a livello internazionale, nomi come Family Feud, Deal or No Deal e The Weakest Link hanno raggiunto un vasto pubblico, influenzando le produzioni in tutto il mondo.
Negli ultimi anni, il concetto di game show ha iniziato a espandersi oltre il perimetro televisivo. Con la diffusione del gaming online, il termine game show è stato adottato anche nel mondo videoludico per indicare modalità di gioco competitive ispirate ai quiz televisivi: ad esempio sulle piattaforme digitali che offrono giochi di carte, bingo lotterie, giochi di roulette o slot ci sono anche sezioni dedicate ai game show in modalità live. La diffusione anche online di questo tipo di format e il loro successo duraturo risiede nella capacità di reinventarsi, mantenendo al centro l’elemento del gioco come forma universale di coinvolgimento. Che si tratti di indovinare una parola, stimare un prezzo o rispondere a domande da un milione di euro, l’emozione del quiz continua a intrattenere generazioni, attraversando epoche e media diversi senza perdere il proprio fascino.
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