Nuove leve della canzone italiana: intervista a Inaudito. “In mancanza del verde”, il nuovo singolo uscito a fine febbraio

Cosa ci riserva questa Pasqua 2021? Ebbene, tante interviste. La prima intervista di oggi riguarda un giovane cantautore romano, Francesco Scalabrella o anche semplicemente noto come Inaudito, che lo scorso febbraio ha pubblicato il suo nuovo singolo In mancanza del verde.

Parlaci del tuo nuovo singolo “In mancanza del verde”.

In mancanza del verde è il pezzo in cui si sente di più la mia passione per la musica folk. Il pezzo nasce dalla chitarra acustica e da un testo preesistente e che era in sostanza una raccolta di pensieri nati di notte girovagando in macchina. Poi ho capito che parlava di cosa vuol dire organizzare la propria mente e il proprio cuore intorno ad un’assenza, di qualsiasi tipo essa sia. Il ritornello è arrivato dopo e prende spunto da una volta in cui sono sceso da un aereo pochi secondi prima che decollasse.

Hai scelto come pseudonimo quello di “Inaudito”: come mai la scelta di questo nome d’arte?

Il nome significa “mai ascoltato prima”, e questo perché le mie canzoni sono rimaste inascoltate finora, anche se raccontano una storia che ha le sue radici nei primi anni del secondo millennio. Il nome nasce dal mio dire scherzando “è inaudito!” per manifestare meraviglia o sconcerto di fronte a fatti bizzarri, facendo il verso alle signore benpensanti dell’alta società di un tempo. Il suo personaggio è appunto un ragazzo che vive nel passato (attualmente nel 2003), in un mondo a cavallo fra l’era analogica e quella digitale, la lira e l’euro, il sociale e il social.

Hai pubblicato negli ultimi mesi anche altri due singoli: Tutto torna e Quando c’eri tu. Parlaci di questi due brani e cosa per te rappresentano.

Parlano entrambi di storie d’amore finite, però da due punti di vista diversi, Tutto torna è una storia di tanti anni prima, l’altra una appena finita. La prima è più malinconica come sound, l’altra più spensierata, in entrambi i casi mi piace parlare di disavventure con il sorriso. L’autoironia è un ingrediente che non manca mai.

Hai in programma un progetto che racchiude questi brani?

Sì, c’è un album che dovrebbe uscire entro l’estate. Ma prima ci sarà l’uscita di almeno un altro singolo!

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Probabilmente è nata prima di me, venendo da una famiglia di musicisti! Già da piccolissimo  trascorrevo molto tempo con mio nonno nel suo studio dove componeva e registrava, oppure con i cori che dirigeva; mia nonna mi metteva davanti al pianoforte a fare gli esercizi: mio padre cantava e suonava la chitarra per me sin dalla culla. Così sono finito a 10 anni a registrare le mie cover dei Beatles sullo stereo di casa, aggiungendoci poi altri strumenti e armonizzazioni vocali con un sistema complicatissimo e super lo-fi che consisteva nel riprodurre la prima traccia dallo stereo e aggiungere live sulla cassetta di un registratorino portatile la seconda traccia e così via, finché della prima non si sentiva più altro che il rumore di fondo. Insomma roba che solo chi aveva la passione per la musica negli anni 90 può capire.

Tu lavori a stretto contatto con i giovani e con i giovanissimi a livello musicale: che consigli daresti ai giovani per avvicinarsi al mondo della musica?

Fare tanto ascolto, studiare ma nel senso di “ricercare”: dedicarsi tanto allo strumento o alla voce, o alla scrittura,  per poter trovare poi un proprio linguaggio. Però sarei anche curioso di sentire i loro consigli per me!

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