Il Giappone non è poi così lontano… da Campo de’ Fiori

Ramen tradizionale

“Un ristorante che ti faccia sentire a casa”, penso sia l’obiettivo della maggior parte dei ristoratori che pensano a location e menù riproducendo la sensazione confortevole del mangiar bene, essere accolti e coccolati amorevolmente come nella propria casa. Questo ha pensato la giovane imprenditrice Sabrina Bai che è riuscita a creare il suo “piccolo Giappone” nel cuore di Roma. A pochi passi da Piazza Navona e Campo di Fiori, precisamente in Via dei Baullari 147, ha aperto la sua porta SHIROYA.


Il nome prende origine dal cognome di Sabrina: infatti, Shiro e Bai utilizzano lo stesso ideogramma anche se con una pronuncia differente. Shiro significa Bianco e Ya significa “locale, casa”, per cui Shiroya è il Ristorante Bianco. Il logo del locale è un elegante airone con il becco proteso verso l’alto che, nella cultura nipponica, rappresenta longevità, buona fortuna e pace. Sabrina è nata in Italia, ma la cultura della sua famiglia è sempre presente e le origini si fanno sentire nella ricerca di una tradizione da far conoscere e condividere con chi ha avuto la fortuna di viaggiare lontano o chi sogna di andare . Sabrina ci racconta: “ Qui in Italia è tutto così differente per modi di vivere, di pensare e di cucinare. Chi sa da cosa sia composto un tonkatsu, un piatto semplice e gustoso o come deve essere preparato il brodo di maiale del ramen tradizionale? Quando è giusto aggiungere la soia nei condimenti? Che tipo di riso va usato in un sushi uscito dalle mani di un vero sushi chef giapponese? E quante varianti esistono del curry rice (piatto sempre presenti nelle tavole delle famiglie giapponesi e del quali esistono innumerevoli varianti: in pratica ogni famiglia ha la sua!)? Domande banali per chi vive in questi luoghi, come per gli italiani raccontare uno spaghetto al pomodoro, ma per tanti non proprio semplici. Così, per far sentire Roma più vicina a questa terra ho viaggiato e lavorato in Giappone con la mia famiglia e il risultato è la nascita di Shiroya! In cucina prepariamo ogni giorno i piatti della tradizione gastronomica giapponese seguendo solo ricette autentiche, guidati dai principi della cultura nipponica: il rispetto dei tempi, l’equilibrio e il rispetto dei sapori popolari.”

Sabrina Bai

Nel menù di Shiroya si possono trovare i donburi: ciotole piene di riso da ricoprire con il condimento preferito, che può essere crudo (lo shakedon con sashimi di salmone o lo shake oyakodon con sashimi e uova di salmone) o cotto (per esempio il katsuodon, riso con una fetta di maiale fritta panata e accompagnata da salsa, piatto reso celebre da Banana Yoshimoto nel suo romanzo “Kitchen”). I ravioli sono fatti a mano, con la pasta tirata finemente, quasi trasparente e farciti con vegetali di stagione o carne o pesce, il ramen è preparato con un brodo di maiale fatto secondo gli antichi insegnamenti. Questi piatti insieme al sushi creato dalle mani di un vero sushi chef giapponese, completano un viaggio nel paese del Sol Levante.
CHI E’ SABRINA BAI
Sabrina nasce a Brescia, ma poi con la famiglia si trasferisce a Roma. Dopo gli studi superiori presso il liceo britannico internazionale di Roma (che la rende perfettamente trilingue), decide di intraprendere la facoltà in lingua inglese Politcs; philosophy and Economics presso la LUISS. Non soddisfatta della sua scelta, comincia a lavorare, apre un ristorante in centro di Roma ma capisce che le sue conoscenze non sono complete. Sceglie così di frequentare il corso “Progettare e gestire un ristorante di successo” dove incontra la sua “fata madrina” Dario Laurenzi, uno dei docenti principali. L’incontro tra Sabrina Bai, giovane ventenne capace e determinata, con una forte e reale voglia di imparare e di mettersi alla prova e Dario Laurenzi dà inizio a una avventura. Infatti, Sabrina ha chiaro in mente quali siano i suoi obiettivi: vuole formarsi, acquisire una visione manageriale dell’attività ristorativa e lanciarsi in un progetto nuovo. In questo percorso, la figura di Dario Laurenzi gioca un ruolo fondamentale, affiancandola nello sviluppo della nuova attività: portare a Roma un ristorante di cucina nipponica popolare e tradizionale: appunto, Shiroya. Laurenzi Consulting ha sviluppato, quindi, l’attività di Brand Identity, con la realizzazione del logo, prendendo ispirazione dall’iconografia tradizionale giapponese (l’airone).


Per gli allestimenti interni sono stati studiati e realizzati elementi tradizionali della “trattoria giapponese”, come le tavolette in legno, piccolo “mosaico” a parete che rappresenta il menu di Shiroya o il Noren, la tenda esterna come insegna di ristoranti e negozi (usata anche per adornare soglie e finestre delle abitazioni, dividere ambienti o comunque far parte dell’arredamento domestico).
Le realizzazioni grafiche sono state disegnate a mano, prendendo ispirazione dagli autentici ristoranti popolari giapponesi e ricordando i poetici disegni del maestro d’animazione Hayao Miyazaki che ha sempre dedicato un’attenzione particolare alla rappresentazione del cibo della tradizione
Attualmente, Laurenzi Consulting cura l’impostazione strategica e operativa relativa alla comunicazione digitale.

anguilla affumicata

IL MENU DI SHIROYA
Il menu di Shiroya comprende piatti caldi e freddi della cucina giapponese tradizionale. Tutti i piatti sono interamente preparati in casa, anche quelli che prevedono lunghi procedimenti. Tra gli antipasti troviamo il TAMAGOYAKI, l’omelette giapponese, e la CHASYU, l’arrosto di maiale che si prepara con la pancetta arrotolata su se stessa, che viene prima bollita, poi brasata e infine cotta con la salsa di soia. La TONKATSU e la CHICKEN KATSU sono alte cotolette di maiale e di pollo che vengono prima panate e fritte e successivamente messe in pentola con cipolline e salsa katsu. Una volta cotte, si versa sopra di esse dell’uovo che si cuoce con il calore della cotoletta. Ottimo e davvero poco diffuso in occidente, è il CHAWANMUSHI, un budino di uovo preparato con acqua, funghi e cotto molto lentamente al vapore all’interno della ceramica stessa in cui viene servito. Viene completato da una polpetta di pesce insieme a vongole e a uova di salmone: è un piatto molto diffuso in Asia e molto casalingo.

sashimi

Immancabili gli GYOZA, i tipici ravioli, anche questi assolutamente fatti a mano, con pollo o maiale o verdure miste. Il SUSHI, anche lui parte fondamentale dell’offerta gastronomica di Shiroya, viene preparato da un cuoco venuto appositamente dal Giappone e gelosissimo dei segreti della sua cucina e della cura delle materie prime: il suo sushi deve essere perfetto e fatto a mano, anche l’aceto del riso. Quindi ecco prendere forma NIGIRI, URAMAKI, HOSOMAKI E SASHIMI, quest’ultimo con salmone, tonno, sgombro, polipo, ventresca di tonno. Molto particolare il KAISEN CHIRASHI, dove ritroviamo la particolarità del sashimi sul riso. Non può mancare L’ANGUILLA, servita con del riso viene preparata con anguilla fresca sfilettata, stesa e bollita per togliere la viscidità; viene messa su spiedini e grigliata con una salsa preparata con soia e scarti dell’anguilla stessa. Questa procedura viene ripetuta per molte volte: “Questo piatto – racconta la proprietaria – è molto difficile da trovare fresco perché richiede una preparazione di molte ore e ha un costo alto, ma, credetemi, ha un sapore assolutamente particolare”. Tipici della cucina tradizionale anche i RAMEN e cioè il MISO RAMEN (vegetariano) e lo SHOYU RAMEN, fatto con brodo di carne cotto per 12 ore con tutte le carni e le verdure. Il KAISEN RAMEN, un ramen al sale con un brodo molto delicato con alghe, pesce, calamari, capasanta, calamari, polpette di pesce. E il CURRY UDON, un piatto anche questo molto tradizionale e giornaliero nelle case giapponesi, un piatto per il quale ognuno ha la sua ricetta personale.

chawanmushi

SHIROYA

– Cucina tradizionale giapponese autentica a Campo de’ Fiori
Tel. 0664760753 – Email. info@shiroya.com – www.shiroya.com
Sempre aperto dalle 11.30 alle 24.00 – dalle 15.00 alle 18.30 e il lunedì non è disponibile il sushi.

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