Violenza domestica: Italia condannata dalla Corte di Strasburgo

Ogni anno assistiamo ad un numero impressionante di casi di cronaca al centro di discussioni nel nostro paese, e non è certo la prima volta che si sente parlare di episodi di violenza all’interno delle famiglie che, nonostante numerose denunce fatte presso le autorità competenti, non vengono affrontate in maniera adeguata per impedire che reati ancora più gravi vengano perpetrati sfociando in fatti di ancora più atroce violenza ai datti di persone innocenti.

Nel corso degli anni l’Italia è finita più volte al centro delle attenzioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con sede a Strasburgo, che ha condannato il nostro paese in merito a diverse questioni. E’ di questi giorni, tuttavia, una nuova condanna rivolta al nostro paese che, per la prima volta, si riferisce ad un caso di violenza domestica avvenuto nel 2013, che si è concluso con la tragica morte di un ragazzo e il tentato omicidio di una donna.

L’episodio è avvenuto il 26 novembre 2013 a Remanzacco, nella provincia di Udine, quando un uomo ha ucciso il figlio 19enne e ha tentato di uccidere la moglie. L’episodio è ancora più grave considerando che la donna in più occasioni aveva denunciato il marito per violenza domestica, ma le autorità non hanno agito con adeguata rapidità, fino a quando l’ennesima violenza familiare è sfociata in un terribile omicidio.

In questi giorni la Corte di Strasburgo si è espressa sul caso, condannando l’Italia. Nella sentenza viene spiegato che le autorità italiane, non agendo rapidamente a seguito della denuncia fatta dalla donna, hanno privato la stessa di qualsiasi effetto creando così una situazione di impunità che ha permesso all’uomo di perpetrare la violenza domestica fino al drammatico epilogo. Nello specifico sono stati violati gli articoli 2, 3 e 14 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, che sanciscono rispettivamente il diritto alla vita, la proibizione della tortura e di qualsiasi trattamento inumano e degradante e il divieto di discriminazione. La sentenza, che in caso non venga presentato un ricorso, diventerà definitiva entro i prossimi 3 mesi, ha disposto un risarcimento di €30,000 per i danni morali subiti dalla donna più €10,000 per le spese legali.

E se questa condanna è la prima rivolta al nostro paese per un caso di violenza domestica, in molte altre occasioni la Corte di Strasburgo è intervenuta per condannare l’Italia. Qualche esempio piuttosto eclatante è stata la condanna in merito ai fatti della scuola Diaz durante il G8 di Genova, ma anche la condanna arrivata nel 2015 per il mancato riconoscimento delle unioni tra coppie omosessuali.

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