Ustica, 45 anni dopo rimane il mistero

Ricorre oggi l’anniversario della Strage di Ustica. Sono 45 anni esatti da uno dei più controversi eventi che hanno caratterizzato la recente storia italiana. Tante ipotesi, tante indagini ed un unico obiettivo dichiarato. Il risultato? Solo la morte di 81 innocenti.

La Strage di Ustica

Il 27 giugno del 1980 alle ore 20.08 parte da Bologna il volo Itavia 870 diretto verso Palermo. L’arrivo è previsto per le 21.13, ma l’aereo non atterrerà mai.

Sono varie le ipotesi che si sono susseguite nel tempo, con alcune maggiormente accreditate ed altre invece poi scartate, per un caso che ha tenuto sulle spine per anni l’intera opinione pubblica italiana.

L’aereo non segnala nessun particolare problema durante il viaggio, ma poco dopo le 9 se ne perdono le tracce.

Una prima ipotesi è quella del cedimento strutturale, ipotesi confutata dal fatto che il velivolo era stato regolarmente controllato prima della partenza così come i periti trovano subito tracce di esplosivo.

Si passa quindi all’idea di una bomba posizionata e innescata dall’interno. Anche questa ipotesi però decade, in quanto non viene rilevato nessun ordigno azionato dall’interno.

Cominciano quindi le prime indagini ufficiali, le quali fanno emergere un fitto movimento di altri mezzi la stessa sera e sulla stessa tratta del DC9.

Emergono quindi subito grossi dubbi sull’accaduto, specialmente dopo il ritrovamento di altri resti poco chiari. Nel luglio dello stesso anno viene ritrovato un aereo in Sila, i resti facevano presagire ad un incidente avvenuto molto prima del ritrovamento ed un possibile collegamento con le sorti del DC9. Allo stesso modo ad agosto vengono ritrovati tra i resti del DC9 dei salvagenti e dei caschi americani, assieme ad un serbatoio sganciabile di un aereo militare. Interrogati sul fatto gli Usa non rispondono.

Solo con il tempo emergerà la verità, con Cossiga che farà parziale chiarezza sulla situazione. Egli affermerà come il volo si sia trovato accidentalmente su una traiettoria di fuoco predisposta per abbattere un aereo libico (con a bordo presumibilmente Gheddafi), con la responsabilità dell’abbattimento che spetta ad aerei francesi, americani o Nato.

Cosa rimane 45 anni dopo

Nonostante una parziale spiegazione dell’accaduto sono tante le cose che non tornano nel caso Ustica.

Sicuramente Gheddafi si era fatto dei nemici, difficile non immaginare qualcuno che lo volesse morto. In particolar modo Usa e Francia erano rimasti rispettivamente scottati dalla richiesta di aumento di prezzo sull’esportazione del petrolio così come per la questione del Ciad. Insomma era un nemico dichiarato.

Allo stesso tempo però rimangono molte lacune. Molti dubbi sulla prima ispezione del velivolo, con altri che sembravano aver già messo mano. Così come desta perplessità anche la vicenda di Borsellino riguardo Ustica. Allertato da una telefonata di un fantomatico dipendente del centro radar di Marsala a “Telefono giallo”, trasmissione di Augias, Borsellino decise di condurre delle ricerche approfondite. Dalla telefonata era emerso come si sapesse di altri aerei sulla stessa rotta, con vertici che imposero il silenzio. Borsellino trovò però un muro davanti a sé. Prima si negò la presenza dei tracciamento e poi gli si fornì un nastro radar con la simulazione di un videogioco. Poco dopo il caso fu trasferito a Roma lontano da Borsellino.

Sospette anche le morti di due piloti in Germania e di un Maresciallo. I primi morirono in una esibizione aerea in Germania, avrebbero dovuto testimoniare sul caso Ustica poco dopo. Il secondo invece, intercettato mentre affermava di essere informato sui fatti, fu trovato impiccato in maniera “innaturale”.

Ad ogni modo ciò che davvero rimane di Ustica sono gli 81 morti, tra cui 13 ragazzi, che hanno avuto solo la colpa di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato. Un momento in cui gli affari internazionali dovevano essere definitivamente regolati.

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