Uber al centro delle polemiche. Ex dipendente getta ombre sul facile accesso ai dati degli utenti

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Uber è una di quelle aziende che, data la sua enorme popolarità a livello globale, non ha bisogno di presentazioni, in quanto è noto come questa società partita da San Francisco sia riuscita ad estendere il proprio successo a molti altri paesi offrendo una nuova soluzione nel campo della mobilità condivisa e mettendo a disposizione dei clienti un nuovo modo di spostarsi nella propria citta, prenotando una vettura con autista o condividendo una corsa, e le relative spese, con altre persone.

La storia di Uber, fino ad oggi, è stata quindi costellata di importanti traguardi e successi, ma allo stesso tempo non sono mancati i problemi tra cui rientrano anche accuse relative alla gestione dei dati personali dei suoi clienti nel mondo, ed è proprio per questo aspetto che l’azienda finisce nuovamente al centro delle polemiche, questa volta però, causate dalle forti dichiarazioni di un ex-dipendente che ha accusato Uber di gestire in maniera tutt’altro che attenta i dati personali dei suoi utenti, mettendo inevitabilmente a rischio la loro privacy.

Le questioni legate alla privacy e le polemiche che vi ruotano attorno non sono una novità per Uber, che l’anno scorso è stata accusata di aver introdotto una nuova serie di regole che violerebbero la privacy permettendo alla società di geolocalizzare i propri clienti anche quando non stanno utilizzando l’applicazione, ma in questo caso le accuse sono ancora più mirate, dettagliate e pesanti, in quanto arrivano da quello che fino al 2015 è stato un dipendente della società.

Samuel Ward Spangenberg, ex dipendente Uber che svolgeva il ruolo di investigatore forense, ha deciso di intentare una causa nei confronti dell’azienda statunitense dopo essere stato licenziato l’anno scorso, accusando Uber di non gestire in maniera adeguata i dati degli utenti mettendo costantemente in pericolo la loro privacy. Nonostante Uber abbia più volte dichiarato di aver regole stringenti sul tema della privacy, Spangenberg rivela che all’interno dell’azienda i dati degli utenti sarebbero accessibili da tutti i dipendenti in qualsiasi momento grazie al cosiddetto Heaven View, che traccia gli spostamenti dei clienti.

Le accuse dell’ex-dipendente Uber si fanno ancora più pesanti nel momento in cui rivela che proprio il facile accesso ai dati degli utenti che usano Uber per muoversi, avrebbe spinto alcuni dipendenti a sfruttare queste informazioni per conoscere gli spostamenti di personaggi in vista tra cui politici di spicco, celebrità e persino ex mogli o fidanzate. Secondo Spangenberg il suo licenziamento sarebbe arrivato proprio in seguito all’insistenza con cui avrebbe proposto ai vertici dell’azienda di adottare delle misure di sicurezza che rendessero i dati degli utenti accessibili solo ad una ristretta cerchia di dipendenti.

A questo punto, considerata la gravità delle accuse rivolte da questo ex-dipendente, tutto sta nel capire come si svilupperà la questione e in che modo Uber deciderà di muoversi. Per adesso, infatti, un portavoce dell’azienda ha dichiarato che la società continua a investire molte risorse sulla sicurezza, con centinaia di esperti che lavorano per migliorare la protezione dei dati e impedire l’accesso alle informazioni personali dei clienti.

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