“Survivors”, i Sopravvissuti la serie cult del 1975, visione apocalittica, ma scenari che oggi tornano alla mente

 

“Il mondo è stato colpito da un’epidemia dovuta ad un virus altamente letale sfuggito ad un laboratorio cinese, che ha risparmiato soltanto una persona su 5.000 dell’intera popolazione. La sigla di testa riassume in brevissime inquadrature l’antefatto: un organismo patogeno, studiato o creato in un laboratorio cinese, sfugge al controllo e si diffonde globalmente, come simboleggiato dai timbri aeroportuali di varie nazioni” 

 

Da quando è stato trasmesso in televisione nel 1975, ” Survivors“, I sopravvissuti ha avuto un tale successo da essere considerata in modo indiscutibile, (al tempo)  come una delle serie televisive più importanti del decennio. Nata da un’idea apocalittica, per una  visione originale di Terry Nation. La serie parte dalle paure innescate dalla  Guerra Fredda e la persistente  minaccia dell’olocausto nucleare, ma poi si trasforma in un terrore ancora più grande, nascosto, ma ugualmente terribile:  una devastante pestilenza che riduce la popolazione dell’Inghilterra a poche migliaia di sopravvissuti.

La prima delle tre stagioni della serie mostra la rapida catastrofe che, con la fuga del virus letale da un laboratorio asiatico, scatena nell’intero Pianeta,  un’epidemia che  in pochi giorni annienta  il 99,9% dell’umanità. Sono tre i protagonisti principali,  Abby,  Greg e la vivace, giovane londinese Jenny. Nella storia ambientata nel contesto storico contemporaneo i protagonisti per sfuggire al Virus, attraversando  un Paese distrutto  e desolato alla ricerca di Peter, il figlio di Abby, che notizie confuse vorrebbero ancora vivo.

I sopravvissuti, sono l’1% dell’intera popolazione scampata al Virus. La società cerca di rialzarsi malgrado le difficoltà. Si creano dei luoghi di convivenza, di crescita. Manca tutto e devono essere riscoperte le tecniche del passato per poter soddisfare le esigenze del momento. I gruppi diventano villaggi. I villaggi incontrano anche elementi, gruppi di sbandati. La società si va ricreando con tutte le sue positività e difficoltà. Un paesaggio surreale dove modernità si fonda con l’impossibilità di vivere nel mondo che fu.  Hanno dovuto conquistarsi giorno per giorno la sopravvivenza, fuggendo da città diventate trappole mortali. Da allora, le piccole comunità agricole che si sono formate hanno raggiunto una fragile economia di sussistenza, ma tutto sta per cambiare: come un miraggio riaffiora la speranza di tornare a controllare l’energia elettrica, le comunicazioni, i trasporti, tutta l’eredità del mondo recentemente scomparso. Eppure le difficoltà da superare sembrano insormontabili. Prevale la diffidenza, la rinascente criminalità, gli animali infetti e aggressivi rendono i viaggi pericolosi. Tornano le antiche epidemie. Si riscoprono i valori e le capacità del passato per crescere anche culturalmente. Anche l’intelligenza, le arti e l’intelletto vengono esaltati in questa storia, che lungo il suo corso, diventa sempre più una lotta tra il bene e il male.  I sopravvissuti tentano di ristabilire una fragile normalità, ma nuovi pericoli li attendono: la pestilenza potrebbe scatenarsi nuovamente, le comunità più vicine sono talvolta ostili e in preda a sinistre ideologie, e molti hanno ancora paura del futuro. Eppure, il nuovo mondo è anche pieno di enormi possibilità deve farcela.

La serie è costituita da 38 episodi da 50 minuti, divisi in tre stagioni. Il primo episodio della prima stagione fu trasmesso in Inghilterra nel 1975 sul canale BBC1, a seguire successivamente nel 1976 e 1977.
In Italia furono trasmesse con notevole successo le prime due sole stagioni, nell’estate del 1976 dalla TSI (il canale della Svizzera Italiana, allora captabile in tutta la Penisola) e nell’inverno 1979 dalla RAI. Nel 1976 Terry Nation ne ha tratto un romanzo omonimo.   Nel 2008 invece, la BBC ha realizzato un remakeSurvivors (che non ha ottenuto però il medesimo successo del predecessore).

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