Osservata per la prima volta una stella morente che inghiotte un pianeta simile a Giove

In uno studio pubblicato su Nature, un team di ricercatori guidato da Kishalay De del Mit, ricercatore del Kavli Institute for Astrophysics and Space Research, ha riportato di aver colto sul fatto per la prima volta in assoluto – a 12mila anni luce da noi, nella costellazione dell’Aquila – il momento esatto in cui una stella morente, espandendosi, ha inghiottito un pianeta simile a Giove.

La stella in questione ha aumentato la sua luminosità di circa cento volte in pochi giorni. A seguire, il lampo dell’esplosione è stato accompagnato da un segnale infrarosso più freddo e duraturo. Questi indizi hanno portato gli astronomi, dopo circa due anni di analisi e osservazioni con diversi strumenti, a svelare il mistero di questa insolita esplosione: un grande pianeta, simile a Giove, è stato inglobato prima nell’atmosfera della stella morente, e poi nel suo nucleo. Tutto ha inizio nel 2020, quando Kishalay De, primo autore della ricerca, stava analizzando alcuni dati della Zwicky Transient Facility in cerca di esplosioni in sistemi di stelle binarie. Durante la ricerca, De ha notato una stella aumentare la sua luminosità di un fattore 100 in pochi giorni. Così, incuriosito dal fatto, De ha cercato osservazioni della stessa stella effettuate dall’osservatorio Keck, nelle Hawaii, che grazie ai dati spettroscopici avrebbero potuto aiutare a capirne la composizione chimica. Ma i dati del Keck rivelavano qualcosa di insolito.

Generalmente, nelle esplosioni che avvengono nei sistemi di stelle binarie, gli elementi che si osservano sono idrogeno ed elio, gli elementi principali di cui sono fatte le stelle. Tuttavia, in questa stella venivano rilevate molecole la cui presenza è possibile solo a temperature relativamente basse. «Quando una stella si illumina, di solito diventa più calda. Quindi, basse temperature e stelle che si illuminano non vanno d’accordo», spiega De. Gli indizi sembravano portare all’ipotesi che il brillamento osservato non corrispondesse a eventi legati a un sistema di stelle binarie. Successive analisi delle osservazioni infrarosse effettuate con l’Osservatorio di Monte Palomar, in California, hanno rivelato che, successivamente alla breve e calda esplosione, la stella ha continuato a emettere energia più fredda. Questa radiazione proveniva dal gas separatosi dalla stella a seguito dell’esplosione, poi condensato in polvere che ha continuato a emettere radiazione infrarossa, appunto più fredda.  

A questo punto, tutti i pezzi del puzzle erano al loro posto: un pianeta simile a Giove è stato inglobato dall’atmosfera in espansione della stella morente, finendo poi nel suo nucleo. A causa dello scontro, gli strati più esterni della stella si sono separati, e successivamente si sono condensati in polvere, che ha continuato a emettere radiazione infrarossa. Una ricostruzione della quale si dice persuaso anche Lorenzo Spina, ricercatore all’Inaf di Padova esperto di inglobamenti planetari, che interpellato dal New York Times per un commento ha definito le conclusioni del team guidato da De “molto convincenti” e ha descritto la scoperta come “rivoluzionaria” (leggi anche Alla scoperta di Giove: Juice è stata lanciata).

https://www.geopop.it/la-prima-osservazione-di-un-pianeta-inghiottito-dalla-sua-stella-madre/

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