Spreco alimentare, una lotta all’impegno comune

Lo spreco alimentare è una questione economica, sociale, etica ed ambientale diventato uno tra le tante sfide del nostro tempo e uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Ma come combatterlo?

 

spreco alimentare

Con il termine spreco alimentare, food Waste ci si riferisce al malcostume di gettare via alimenti ancora commestibili. Un fenomeno che interessa tutte le fasi di questa catena, dalla produzione al consumo, dai campi alle nostre dispense domestiche, passando per i processi di trasformazione e di distribuzione.

Secondo la nuova indagine Waste Watcher, vale oltre 9 miliardi lo spreco di cibo in Italia, con un maggiore impatto sullo spreco di frutta che equivale a 1,2 chili a testa, seguita dal pane con 0,8 chili pro capite. In una visione planetaria che vede il 17% dei prodotti alimentare finire nella spazzatura.

Numeri che creano uno dei più grandi paradossi dei nostri tempi con l’altra parte della medaglia che conta nel mondo 924 milioni di persone costretti a vivere in una situazione insicurezza alimentare grave, circa l’11,7% della popolazione mondiale, con un aumento di 207 milioni negli ultimi 2 anni.

Ridurre lo spreco alimentare è l’obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 che prevede di dimezzare lo spreco alimentare pro-capite, oltre che ridurre le perdite di cibo durante la produzione e la fornitura.

In realtà nonostante questi dati allarmanti, ci troviamo in un periodo di miglioramento rispetto agli anni passati, che ci permetterebbe di essere sempre più vicini alla realizzazione dell’obbiettivo ONU. Difatti, le varie strategie adottate dagli italiani hanno permesso di far scendere del 12% lo spreco alimentare nell’ultimo anno.

Strategie di sensibilizzazione

Le iniziative di sensibilizzazione messe in atto a livello mondiale e cittadino hanno permesso di far comprendere come ognuno sia essenziale nel fare la sua parte.

Gli approcci sono diversi, come compilare liste precise della spesa, controllando gli alimenti già presenti in casa, scegliere alimenti locali e di stagione, utilizzare al meglio frigorifero e freezer, non abbandonarsi agli eccessi, conservare gli avanzi e tanto altro ancora.

Tanti di questi consigli è possibile trovarli online e nelle apposite app, utili, facili e sempre aggiornate, tra le quali:

  • TOO GOOD TO GO, dove a fine giornata i titolari di bar e ristoranti mettono a disposizione delle magic box con il contenuto segreto dei piatti che non sono stati acquistati durante il giorno.
  • SPRECOMETRO consente agli utenti di inserire i comportamenti alimentari, misurando lo spreco in termini di denaro, impronta carbonica e consumo di acqua.
  • MYFOODY segnala agli utenti le offerte e gli sconti dei supermercati che si applicano su determinati prodotti che stanno per scadere o che presentano dei difetti estetici.
  • SVUOTAFRIGO permette di ridurre gli sprechi alimentari suggerendo all’utente come utilizzare gli ingredienti che ha a disposizione in casa.

Le alternative, dunque, sono tante e permettono di ridurre l’impatto anche in termini ambientali, difatti le emissioni associate allo spreco alimentare rappresentano l’8-10% del totale dei gas serra.

In questa ottica di risparmio e di economia circolare, sono nate diverse startup, dando vita agli scarti riducendo il volume dei rifiuti, il ricorso alle materie prime vergini e con attenzione alle emissioni di Co2.

Tra queste troviamo:
  • Naste Beauty che crea cosmetici sfruttando le prioprietà dei semi e delle bucce delle mele rimanenti dalla produzione di succhi di frutta.
  • Biova Project che produce 2.500 litri di birra artigianale con 150kg di pane invenduto, risparmiando il 30% di malto d’orzo e 1,365kg di emissioni di Co2.
  • Orange Fiber ricava dallo scarto di lavorazione degli agrumi la cellulosa che diventa poi fibra per produrre tessuti.
  • Kymia produce cosmetici anti-age estraendo e potenziando un fitocomplesso contenuto nel mallo del pistacchio di Bronte.
  • Rens Original produce sneaker a partire da fondi di caffè e plastica riciclata, ogni paio di scarpe Rens è fatto con 150g di rifiuti di caffè e sei bottiglie di plastica.

Niente scuse quindi per apportare il nostro cambiamento a tavola e non solo.

Commenta