Scontri e polemiche sul futuro del Newcastle

Il Newcastle United, fondato nel lontano 1892, è una delle squadre più prestigiose e affascinanti del calcio inglese. La squadra di Saint James’ Park infatti può vantare all’interno della bacheca 4 titoli nazionali, 6 FA Cup e addirittura due titoli internazionali, la Coppa delle Coppe e la Coppa Intertoto.

Parlando della storia del Newcastle, non possiamo ovviamente tacere quello che è stato con ogni probabilità il giocatore più rappresentativo del club, ossia Alan Shearer. Uno tra i goleador più forti dell’ultimo trentennio, Shearer è stato a lungo bandiera e punto di riferimento sia dei Magpies che della nazionale inglese.

Tuttavia ultimamente, nonostante il fulgore del suo passato, il Newcastle sta attraversando ultimamente dei momenti a dir poco complicati. In campo la squadra non riesce a trovare continuità e da tempo ormai non riesce a ottenere risultati degni di nota. Al contempo nemmeno la situazione societaria è tra le più serene e tranquille del palcoscenico calcistico.

L’attuale Presidente, Mike Ashley, è al timone del club da 13 anni, e l’amore tra lui e il pubblico bianconero non è mai scoccato. I tifosi infatti sfruttano ogni occasione disponibile per manifestare alla proprietà il proprio dissenso nei confronti della sua gestione e, come è naturale che sia, questa situazione non fa altro che destabilizzare l’ambiente e rendere la vita ancora più difficile ai calciatori.

Dunque non sorprende che il signor Ashley, percepito l’interesse nei confronti del Newcastle da parte di un altro investitore, non ci ha pensato due volte prima di iniziare le trattative. Il problema è che tale investitore è il principe saudita Mohammed bin Salman.

Mohammed ha messo sul piatto un’offerta di circa 300 milioni di sterline, costituenti una somma più che idonea a far ingolosire Mike Ashley. Però la vicenda non è così semplice.

Difatti, ogni negoziazione vertente sul trasferimento di un club da una proprietà ad un’altra deve essere precedentemente vagliata dalle autorità del calcio inglese, alle quali sono state sottoposte alcune perplessità sulla figura dell’acquirente.

Innanzitutto Amnesty International, l’ONG di origine proprio britannica, ha evidenziato come il governo saudita –di cui il principe Mohammed fa parte– è spesso autore di violazioni dei diritti umani e accettare che questo personaggio entri a far parte del movimento calcistico inglese sporcherebbe di molto l’immagine della Premier.

Ma le opposizioni più forti provengono da BeIn Sport, la piattaforma qatariota che vanta i diritti sulla trasmissione delle partite inglese al di fuori del perimetro nazionale del Regno Unito. I dirigenti di BeIn Sport hanno fatto presente alla Football Association che beoutQ, un canale riconducibile indirettamente a Mohammed, sarebbe uno dei principali responsabili di pirateria ai loro danni, trasmettendo illegalmente le partite del calcio inglese sui territori di competenza della società del Qatar.

Le autorità britanniche saranno certamente influenzate, almeno in parte, da queste proteste. Sappiamo infatti che lo strapotere economico della Premier League deriva in gran parte dagli incassi provenienti dai diritti televisivi, il che dovrebbe essere sufficiente a far intuire il grado di influenza che tali piattaforme possono esercitare sulle decisioni dei piani alti.

Vedremo in futuro come si evolverà la vicenda, consapevoli del fatto che l’enorme patrimonio a disposizione del principe Mohammed, qualora entrasse davvero nel mondo del calcio, sposterebbe notevolmente gli equilibri di valore a livello nazionale ed europeo, sulla scia della strada intrapresa da Psg e Manchester City su tutte.

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