Rigopiano: gli attimi prima della valanga. Il primo allarme fu considerato una Bufala

Mentre i Soccorsi sono ancora alle prese con l’Hotel sommerso da neve e detriti, nella speranza di trovare altre persone sopravvissute alla slavina, cominciano a tornare i conti su quanto accaduto nell’Hotel Rigopiano prima del disastro.

Quintino Marcella chiamò il 113 nel tardo pomeriggio di mercoledì e la donna che rispose alla chiamata bollandola come bufala è ora stata identificata e si tratta di una dirigente della prefettura di Pescara. Ad informare Marcella fu il suo amico Giampiero Parete in richiesta di aiuto, dopo essere scampato alla slavina poiché si trovava nel parcheggio dell’hotel. La chiamata fu passata e in tutta risposta ebbe solo: “Ancora questa storia? Abbiamo sentito l’albergo, hanno smentito“. La persona ora dovrà assumersi le proprie responsabilità, anche se in base alla ricostruzione potrebbe essere accaduto veramente un equivoco di base.  “Oltre alla telefonata in questione, sulla quale per correttezza non faccio commenti a indagine in corso – assicura il prefetto Provolo -, quel pomeriggio altre segnalazioni sul crollo di un albergo a Rigopiano sono state rimbalzate alla nostra sala operativa dal 118 e da altri centralini del soccorso pubblico. L’intervento, insomma, si è attivato rapidamente“.

Sotto indagine i flussi telefonici dei clienti dell’Hotel: il primo è quello di Sebastiano Di Carlo, che scrisse alla sorella chiedendo aiuto. Il tutto potrà tornare utile per capire se veramente gli aiuti hanno tardato ad arrivare.

La prefettura ha contattato il direttore dell’albergo alle 17.40, dopo le prime telefonate allarmate di Giampiero Parete: “Tutto ok” ebbe come risposta da Di Tommaso che però non si trovava in albergo ma a Pescara, anche se non aveva però sentito di recente nessuno dal posto. Questa telefonata potrebbe aver generato il primo equivoco della possibile bufala. L’allarme di Quirino Marcella, allertato da Parete, sarebbero così finito insieme ad altri falsi allarmi arrivati al 118 nella giornata di mercoledì.

Mentre le telefonate venivano lanciate al 118 le vittime della slavine erano nel buio totale dell’Hotel sommerso. Per 58 ore sono rimaste immobili, senza poter mangiare né bere. Il solaio aveva ceduto imprigionando i clienti in quattro bolle circondate dalla stessa neve che prima li ha travolti ma che poi gli ha salvato la vita. Più di una volta i rumori di assestamento dell’hotel hanno fatto sperare nell’arrivo dei soccorsi, riducendo poi in silenzio ogni speranza. Speranza che però poi per alcuni di loro è divenuta realtà, tornando alla luce fuori di quella cella buia e fredda.

Ora sono lontani dal terrore di un luogo claustrofobia che li ha però salvati dalla tragedia: Francesca Bronzi uscita illesa speranzosa di rivedere a breve il suo fidanzato, Stefano Feniello, ancora tra le macerie. Giorgia Galassi e Vincenzo Forti, i due fidanzati tra euforia e angoscia per chi è rimasto lì sotto. Giampaolo Matrone, ha subìto un intervento al braccio, e i due bambini, Samuel ed Edoardo. Giampiero Parete, il cuoco di Montesilvano, sua moglie Adriana e i suoi due figli, Gianfilippo e Ludovica, la famiglia miracolata dalla sorte.

Ma dove si trovavano tutti mentre la slavina gli crollava addosso? A parte i due che si trovavano al di fuori dell’hotel, erano tutti  insieme nella grande hall dell’albergo, mercoledì pomeriggio alle 17.40, intorno al grande camino. Ludovica, Samuel ed Edoardo, i bambini, stavano invece nella sala biliardo a giocare. Erano li in attesa di poter partire, di andare via dopo la paura del terremoto avvertito indistintamente dalla mattina e per la neve che continuava copiosa. Poi l’ennesima scossa, che questa volta però non era da terremoto. Ad accompagnarla un boato mentre la montagna crollava, fino al devastante impatto con l’hotel.

Il buio cade su tutti, qualcuno riesce a trovare il proprio cellulare e a fare luce fino a quando la batteria regge. Così si accorgono delle travi che fortunatamente non sono crollate addosso e della neve che li circonda, dividendo i sopravvissuti in quattro distinte cellule. Una bambina era rimasta da sola in una di queste, fortunatamente riusciva però a sentire la voce della mamma a rassicurarla dall’altra parte del muro di neve. ovunque il buio a rendere più difficile il passare del tempo così come anche la sete che diventa man mano insopportabile. A salvarli la neve e il ghiaccio da poter bere. La frase più bella è stata quella detta da Giorgia quando ha sentito vicini i soccorsi: “sono Giorgia e sono viva”.

Da sabato le ricerche continuano e per salvaguardare i soccorritori da altre possibili valanghe è stato allestito un sistema ‘radar doppler’, un monitoraggio che  controlla i movimenti sulla montagna intorno all’hotel. Nell’eventualità di una massa di neve o roccia che dovesse muoversi, scatterebbero una sirena e un segnale luminoso e avrebbero un minuto di tempo per allontanarsi.

Siamo al quinto giorno di ricerche. Il bilancio ad oggi è di 11 sopravvissuti di cui 6 morti. I dispersi sono 23. I bambini salvati stanno bene ed oggi verranno dimessi dall’ospedale anche se il percorso sarà ancora lungo. Nessun riscontro medico a seguito dell’ipotermia ma andranno seguiti a livello psicologico per superare il trauma.

I Vigili del Fuoco intanto stanno procedendo l’esplorazione dei locali investiti dalla valanga per arrivare al cuore della struttura. Questa l’ipotesi dei soccorritori, che la valanga potrebbe non aver interessato l’intera struttura e che ci sia quindi un cuore ancora intonso dove potrebbero trovare ancora persone vive.

Il lavoro è ininterrotto – ha detto Luca Cari, portavoce dei Vigili del fuoco, a SkyTg24 – le nostre squadre si alternano. Proseguiamo nell’esplorazione dei locali dell’interno, seguendo la speranza di trovare ancora persone in vita, anche se non c’è nessuna certezza. Stiamo procedendo da locale a locale, stiamo aprendo varchi in muri anche da ottanta centimetri. Siamo riusciti a sfondare con un escavatore quel muro di neve che ci impediva di far giungere i mezzi pesanti fino alla struttura”. Per recuperare il corpo dell’ultima vittima individuata, ci sarà da fare “un lavoro molto lungo, richiederà sicuramente ancora delle ore“.

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