Rapporti: la riscoperta dei 5 sensi

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Rapporti, tema sempre in primo piano nei discorsi, desideri, sogni delle persone di ogni fascia di età, astrazione sociale, religione o cultura. Rapporti umani, rapporti di amicizia, rapporti di lavoro, di buon vicinato, di cordiale convivenza, rapporti sessuali, rapporti disinteressati, rapporti di indifferenza, rapporti di insofferenza, di antipatia o di odio. Come interagiamo. E’ solo la nostra mente a definire propositi, proposte, risposte? Ci sono elementi che ci sfuggono eppure sono presenti e ci conducono verso deduzioni o anche che portano a conciliazioni,  o conclusioni siano esse positive che negative. Quali sono gli elementi che influenzano? Vedere qualcosa di bello o brutto, sentire una voce aggraziata o fastidiosa (aldilà del contenuto), un buon profumo o un cattivo odore? Senz’altro tutto ciò. Ci sono elementi  soggettivi che ci “aiutano” (a volte sbagliando) a scegliere anche se una persona ci piace o no.

A volte nel sapersi rapportare con gli altri e riuscire a mettere in atto un comportamento adeguato soprattutto di fronte a situazioni difficili e impegnative, è necessario recuperare l’uso consapevole dei nostri 5 sensi: vista, udito, tatto, gusto, olfatto i quali rappresentano una preziosa interfaccia tra ciò che sentiamo in noi e i segnali che registriamo attraverso il corpo in movimento nel mondo lì fuori.

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Spesso ne sottovalutiamo l’importanza o li diamo per scontati, ma i sensi ci mettono in contatto con ciò che è reale e ci circonda, si relaziona con noi, ci colpisce in maniera attiva o ne subiamo la realtà. Senza rendercene conto li utilizziamo e  sono indispensabili per relazionarci con gli altri.

Attraverso i sensi, possiamo vedere ciò e chi ci circonda, ascoltare i suoni, parole, musica. Toccare, percependo calore, morbidezza, ruvidità o sudore. Gustare una pietanza, un buon pasto, odorare un profumo. I sensi ci aiutano a ricostruire “un’identità”. La cosidetta definizione dell’unico   frammentato da tanti noi, da tante parti che compongono la persona, e il mondo che la definisce. Il modo in cui percepiamo le cose è soggettivo e relativo ed è importante riuscire a comprenderne il valore.

Ciò che apprendiamo è comunque relativo, dettato da un’interpretazione soggettiva non oggettiva e influenzata da fattori personali:

1. La percezione è soggettiva, sia la mia sia quella dell’altro. I modi di percepire di entrambi sono parziali, relativi e distorti dalle convenzioni e convinzioni sociali e culturali.

2. Osservare ciò che accade intorno a noi  per considerare i fatti e descriverli all’altro. Descrivere quello che si vede, sospendendo momentaneamente l’interpretazione e il giudizio sull’altro e sulle circostanze. Soffermarsi sui dettagli, sul contesto, dà  consapevolezza e può far emergere  ciò che ci colpisce in un preciso momento. Quello che ci interessa può essere un rumore, un odore, un tratto particolare del volto.

4. Focalizzare una parte del tutto, utilizzare la capacità selettiva, scegliere, individuare una tra le molte cose che attirano il nostro interesse.

5. Descrivere e comunicare ciò che si è capito, descrivendo semplicemente la situazione, l’emozione o quello che ci colpisce in un preciso momento.

Ognuno di noi ha un modo di utilizzare i propri sensi in forma unica e singolare.

La personalità è ricca e variegata: più recuperiamo parti di noi, anche attraverso il recupero dei 5 sensi, più abbiamo strumenti per interagire in modo creativo e trasformativo con l’ambiente.

Certo la percezione è importante, ma le azioni, oltre alle percezioni sono poi la verifica che va oltre le nostre primordiali  capacità di selezione. La mente poi dovrà intervenire e superare sensi alla fin fine “di base” su cui costruire i veri rapporti supportati dai fatti e non solo dalle sensazioni.

 

 

 

 

 

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