Dei ragazzi delle medie in provincia di Aosta decidono di cambiare i voti sul registro elettronico. La bravata costa a loro caro ma è la modalità che lascia perplessi. Alzare i propri voti ed abbassare quelli dei compagni più bravi è soltanto un errore dei ragazzi o anche il sistema scolastico e società hanno delle colpe?
Cosa è successo
E’ di nemmeno un mese fa la notizia che vede dei ragazzi modificare i loro voti sul registro elettronico. E’ accaduto in provincia di Aosta, dove degli studenti di una terza media del posto hanno ben pensato di attuare il sogno di tanti ragazzi, ovvero ottenere voti facili con poco sforzo. Per farlo hanno approfittato della distrazione dei professori, riuscendo a fotografare le credenziali di accesso al registro elettronico. Ovviamente, dopo di ciò, è stato molto facile raggiungere l’obbiettivo prefissato. I ragazzi hanno capito solo dopo di aver combinato un pasticcio. Il sospetto dei professori è aumentato nel tempo e grazie alla Guardia di Finanza si è riusciti a risalire ai nomi di coloro che hanno attuato il gesto.
In realtà non era neanche forse così difficile rintracciarli, visto che avevano abbassato anche i voti di coloro che andavano meglio di loro a scuola, colpevoli di studiare troppo.
Se da un lato si ha a che fare con una classica “bravata”, da un altro lato ciò che è accaduto deve far pensare. Molti aspetti della questione non devono essere banalizzati, ma al contrario analizzati con attenzione in quanto specchio della società in cui viviamo.
Partiamo dalla premessa che il problema non è tanto l’azione in sé, affermazione piuttosto sfacciata ma che presuppone un guardarsi indietro critico. Quanti di noi hanno giocato con malizia sul voto preso? Quanti hanno cercato di ottenere qualche voto in più impietosendosi il professore o cambiando il meno in un più grazie solo ad una linea sul foglio? E qualcuno avrà anche aggiunto dei voti inventati, perché se ad oggi la cosa è forse più difficile (dipende da quanto i professori sanno in realtà usare lo strumento) prima era molto più semplice con il registro cartaceo.
Il problema non è che dei giovanissimi, perché di questo si parla, abbiano sbagliato attuando un principio basilare di protezione. Il problema è che il sistema ha fallito. Due volte.
Il sistema ha fallito due volte
Il sistema fallisce la prima volta perché non è riuscito a far capire a dei ragazzi che i voti sono soltanto delle indicazioni impersonali e temporali. Quel voto non rappresenta la persona (si può essere maldestri con i numeri ma sapere benissimo la storia o suonare da Dio uno strumento), così come allo stesso tempo non è detto che un 5 in matematica non possa diventare 10 (o viceversa). Insomma i voti sono delle indicazioni che accompagnano lo studente indicandogli quanto possiede una specifica materia in quel momento.
Se il ragazzo capisse questo, capirebbe anche che quell’indicazione impersonale e temporale serve a dargli dei riferimenti, serve a fargli capire dove eccelle e dove migliorare e serve a cercare di fargli proseguire al meglio il percorso che lo porterà ad essere un adulto in una società. Ora il ragazzo deve capirlo, ma qualcuno glielo deve spiegare. Se troppo spesso i giovani d’oggi reagiscono male ai voti e lo vedono come un confronto è perché la società ed il sistema scolastico ci hanno insegnato questo. Conta il voto non la persona. Chi ha 10 è automaticamente migliore di chi ha 8 e chi ha 6 non farà nulla nella vita. Nulla di più distante dalla realtà. Le occasioni esistono per tutti. Certo, è innegabile che chi eccelle in qualcosa abbia più probabilità di farcela in determinati contesti, ma non è a 12-13 anni che si gioca il differenziale, a quell’età conta più crescere brave persone con dei sani principi che geni scolastici. E qui veniamo al secondo punto.
L’abbassare i voti agli studenti più meritevoli è una “vigliaccata” di non poco conto. Tutti noi cerchiamo di apparire più intelligenti e più belli agli occhi degli altri, ma sminuire altre persone è un fenomeno che appartiene solo alla società di oggi.
I perché sono tanti e difficilmente trattabili in un articolo. Bisogna però non negare come i social abbiano una valenza troppo importante ai giorni d’oggi. E’ li che avvengono i discorsi pieni di insulti, dove esiste il diritto di parola incondizionato ma non il dovere al rispetto, dove non si esita a ridere di colui che è diverso o si distingue per qualsiasi fattore. Ebbene vivere all’interno di un contesto simile ed esporre i giovani a queste dinamiche porta ai risultati che vediamo, cioè a credere che azioni tipiche dei social valgano anche nella realtà. Nel caso specifico quindi poco carino abbassare la media degli altri compagni sia perché i risultati si ottengono con il proprio sudore e non con infliggendo danni gratuiti agli altri per rallentarli, sia perché se dei ragazzi vanno controcorrente e scelgono di studiare (menomale!) non devono sentirsi in difetto di una cosa di cui hanno pieno diritto.
I ragazzi hanno sbagliato e pagheranno, su questo non ci piove. Facendo delle attente riflessioni bisognerebbe però capire che tutti gli iceberg hanno sempre delle fondamenta sottostanti ed a noi invisibili. Forse bisognerebbe lavorare su quei micro-problemi, con annesse soluzioni più facili, piuttosto che sul macro-problema che presuppone soluzioni più difficili.
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