Oltre 2.000 le multe emesse dal Nucleo di Beni e Servizi della Guardia di Finanza e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria. L’azione è volta a colpire sia gli utenti finali che coloro che offrono il servizio. Il sistema calcio ci perde, ma allora perché ci si rivolge alla pirateria e quali sono le conseguenze?
Il problema della pirateria
La pirateria calcistica è un fenomeno che consiste nell’utilizzo di vie diverse e non legali, rispetto a quelle stabilite dal mercato, per usufruire dei diritti audiovisivi. Insomma normalmente per vedere una partita i modi sono essenzialmente 2, ovvero andare allo stadio o vederla alla Tv. La pirateria offre lo stesso tipo di servizio ma a prezzi più bassi o addirittura gratuitamente.
Il vantaggio rispetto all’utente è presto detto, ma il discorso è diverso per editori televisivi, Lega e club. Tutti questi soggetti infatti ci perdono.
La fonte di guadagno principale dei club è proprio quella dei diritti televisivi. Avere dei numeri minori perché si fa ricorso alla pirateria vuol dire avere a disposizione meno soldi per il calciomercato o l’ordinaria gestione del club.
Anche la Lega non vede di buon occhio la pirateria, avere una larga platea che fa ricorso a canali secondari impedisce alla Lega di vendere al meglio i diritti tv, negoziando così un prezzo inferiore rispetto alle premesse.
Rispetto agli editori televisivi invece il ricorso alla pirateria è un problema in quanto diminuiscono gli abbonamenti, fonte di incasso principale degli editori stessi. Insomma il sistema ci perde, ma perché l’utente è attratto dalla prospettiva della pirateria?
La risposta è semplice ed intuitiva: il prezzo. Ma per capire cosa c’è dietro la costruzione del prezzo di un abbonamento bisogna capire il meccanismo della concorrenza. Negli ultimi anni infatti si è imposta una fortissima concorrenza nell’ambito dei diritti televisivi. Se all’inizio essi erano venduti in un unico pacchetto in esclusiva alla Rai, oggi ci si trova in uno scenario completamente differente, con aziende che sono concorrenti o che cooperano (Sky e Dazn ad esempio). Ecco quindi piattaforme streaming come Dazn o Amazon, editori tradizionali come Sky e televisioni lineari come Rai e Mediaset (affermazione non del tutto valida considerando le estensioni online di quest’ultime). Tutti detentori di diritti tv e tutti promotori di abbonamenti costosi che a volte non comprendono nemmeno tutte le partite di una competizione. Si pensi alla Champions, per vederla tutta servirebbero due abbonamenti. Insomma se da un lato la concorrenza nel settore ha ampliato le possibilità del mercato dei diritti tv, dall’altro ha reso però indubbiamente le cose difficili per le tasche degli utenti.
Multe e provvedimenti
Il Nucleo di Beni e Servizi della Guardia di Finanza e il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno emesso multe per oltre 2.000 utenti, colpevoli di aver utilizzato la pratica del “pezzotto” per vedere le partite. Questa azione permette di agire in una doppia via. Da un lato si agisce colpendo il consumatore finale, colpevole di utilizzare canali non legali e circuiti non consentiti (sia pezzotto ma anche piattaforme di streaming online, più difficili però da individuare). Dall’altro si cerca di colpire chi questi servizi li offre. Piattaforme, server, infrastrutture illecite che utilizzano i loro strumenti per attrarre utenti e per sottoscrivere loro abbonamenti illeciti il cui denaro sarà poi riciclato.
La multa, applicata in oltre 80 comuni italiani, prevede una sanzione amministrativa di 154 euro. La somma può però aumentare nel tempo, raggiungendo anche i 5.000 euro in caso di recidiva.
Nette le posizioni di Duilio (Sky) e Azzi (Dazn). Il primo afferma che “le sanzioni rappresentano l’inizio di un cambiamento culturale necessario”. Il secondo segue da un lato la linea di Azzi, affermando come “va rotta l’abitudine all’illegalità. Tutto ciò è dovuto a chi gioca pulito”, mentre dall’altro rimarca la pericolosità delle organizzazioni che propongono il pezzotto “dietro a un link illegale ci sono il furto di dati personali e di identità e sottrazione di strumenti di pagamento. Chi attua la pirateria si espone al rischio”.
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