Parasite è ora su Sky

Da qualche settimana “Parasite”, il film rivelazione del 2019 diretto dal regista sudcoreano Bong Joon-ho, è disponibile sulla piattaforma Sky.

Questa pellicola viene annoverata quasi per consensus tra le migliori uscite degli ultimi 20 anni, il che viene certificato dai numerosi riconoscimenti conferitegli.

Parasite si è infatti aggiudicato la Palma d’Oro alla 72esima edizione del Festival di Cannes e ha vinto ben 4 premi Oscar (miglior film, miglior regista, miglior film internazionale e migliore sceneggiatura originale).

Tutto ciò appare di per sé sufficiente per delineare la grandezza del film, ma risulta ad ogni modo doveroso sottolineare come questa sia la prima volta nella storia che l’Oscar per il miglior film venga assegnato ad un lungometraggio in lingua non inglese.

Il motivo di tale enorme successo è senza ombra di dubbio riconducibile alla potenza comunicativa di questo capolavoro. Parasite affronta il tema della povertà e delle disparità sociali, soffermando particolare attenzione sulla disperazione che spinge i più umili a risollevare la testa e intraprendere una scalata sociale.

E come è quasi sempre naturale in questi casi, la disperazione conduce i protagonisti (un intero nucleo familiare) ad azioni crudeli e apparentemente insensate, le quali contribuiscono con piena efficacia a creare quell’atmosfera di pathos che tiene lo spettatore sul bordo della sedia per le due ore e oltre di durata del film.

Inoltre risulta anche molto riuscito l’intento di fotografare il distacco sociale ed economico tra le persone attraverso lo strano – eufemisticamente parlando- rapporto intercorrente tra la ricca famiglia dei Park e quella povera dei Kim.

A questo proposito, è soprattutto la relazione instauratasi tra i due padri a racchiudere perfettamente la condizione di inconciliabile distanza che divide i due mondi, la cui consapevolezza porterà ad uno dei tanti tragici atti conclusivi.

Un altro elemento di Parasite, altrettanto fondamentale, è di certo individuabile nella cosiddetta “guerra tra poveri”, il che alimenta ancor di più la sofferenza delle persone più umili poiché, oltre a non procurare alcun vantaggio pratico, ha come unico effetto quello di incattivire l’animo di coloro che vi sono coinvolti, andando dunque ad annullare ogni residuo di umanità (ci esprimiamo in termini così perentori perché è lo stesso film ad incentrarsi molto sul fatto che le condizioni disastrose in cui versano i più poveri rendono la loro vita paragonabile addirittura a quella degli scarafaggi).

Questa tematica viene magnificamente evidenziata da scene particolarmente toccanti, all’interno delle quali si fa riferimento all’odore emanato dai membri della famiglia Kim.

In conclusione pertanto Parasite viene fortemente consigliato da chi scrive, in quanto è una delle opere cinematografiche che meglio immortala l’ingiustizia sociale nelle sue pieghe più cupe e drammatiche.

Come molti autori del passato non hanno mancato di sottolineare, la povertà incattivisce e questa pellicola lo rivela limpidamente, aiutando tutti noi a comprendere cosa si possa nascondere dietro a gesti disumani, ossia la disumanità stessa. Ma forse, alzando un po’ lo sguardo, capiremo che la disumanità non riguarda semplicemente il singolo colpevole, ma essa abbraccia tutto il contesto sociale in cui l’individuo è immerso.

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