Da pochi giorni è uscita sulla piattaforma Netflix la seconda stagione di “After life”, la serie televisiva ideata e prodotta dal comico e sceneggiatore britannico Ricky Gervais.
Dopo il successo riscosso dalle prime sei puntate distribuite nel marzo dell’anno scorso, ecco che anche la nuova stagione sta ricevendo i favori del pubblico e della critica.
Tutta la serie televisiva è costruita attorno al personaggio di Tony (interpretato proprio da Ricky Gervais), un uomo fortemente depresso a causa della morte prematura della moglie. Distrutto dal dolore, Tony perde voglia di vivere e fiducia nel prossimo, il che lo induce a rifugiarsi nell’alcol e a pensare più volte al suicidio.
La disperazione che invade il protagonista non è tuttavia la sola ad impadronirsi della scena: tutte le persone con cui egli condivide la vita sono infatti – chi in un modo, chi nell’altro- tristi e sconfitti dalla vita, avendo come elemento comune la sensazione di inadeguatezza e fallimento.
Però, nonostante la drammaticità che accompagna l’intero sviluppo della storia, gli spettatori possono comunque assistere a delle leggere e sottili (ma non per questo non importanti) evoluzioni di ciascun personaggio, così da ricevere il messaggio secondo cui, a prescindere da quanto complicata sia l’esistenza, è sempre possibile compiere piccoli gesti che, nella loro semplicità, possono aiutare a rendere la giornata migliore – o comunque più sensata- a se stessi e a chi ci circonda.
A questo proposito è molto interessante citare ancora una volta la figura di Tony il quale, partendo da una prospettiva nichilista (per metterla in termini filosofici), grazie all’amicizia di due donne riesce a muovere qualche passo in avanti nell’elaborazione del lutto della moglie e, aspetto forse ancor più fondamentale, impara a nutrire nuovamente empatia con le altre persone e a comprendere che, dietro ad ogni comportamento degli altri, si cela una sofferenza simile a quella che prova egli stesso.
Ciò che colpisce di più di “After life” è senza alcun dubbio la quantità di temi sui quali la serie si focalizza e l’ironia e la semplicità – senza però mai cadere nella banalità- con cui tali argomenti vengono affrontati.
Non dimentichiamo infatti che Ricky Gervais è conosciuto in tutto il mondo soprattutto per la sua comicità, essendo egli uno dei migliori “stand-up comedians” rimasti sul palcoscenico internazionale. In tutta la sua carriera è riuscito a costruire spettacoli divertentissimi su quelle che sono le tematiche più calde e delicate dei nostri giorni: religione, senso della vita, sessualità e appunto depressione (con non poco sarcasmo rivolto ai terapeuti e alle loro sedute).
Così potrebbe sembrare ragionevole dire che in questa serie tv è contenuta gran parte del suo repertorio e della sua esperienza professionale, permettendo ai suoi fans di sorridere e al contempo riflettere su una vicenda profonda e ricca di significato.
Risulta inoltre molto particolare e azzeccato il fatto di lasciare completamente la scena a personaggi umili e insoddisfatti, aiutandoci a intuire che ognuno di noi ha qualcosa da offrire e che, per imparare qualcosa e migliorare il nostro carattere, spesso non bisogna volgere lo sguardo troppo in alto, ma è sufficiente dedicare la dovuta attenzione a coloro che sono impantanati nel fango a fianco a noi. A coloro che sono impantanati nel fango come noi.
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